di Davide Cristaldi
Privati e aziende potranno finanziare l’installazione delle coperture. Uno dei fondatori Giovanni Cartapani: “Nelle aree che copriamo si riescono a salvare fino a 3,5 metri di spessore di ghiaccio all’anno”
Da meno di un anno, in Italia, una startup ha inventato un modo per reagire al problema del progressivo scioglimento dei ghiacciai e sta lavorando per implementarlo. Si chiama Glac-Up, ed è stata fondata a Milano in seno all’Università Bocconi da tre ragazzi e una ragazza, tutti classe 1998. L’idea è di usare teli geotessili per coprire i ghiacciai alpini – ma in prospettiva anche del resto d’Europa – e riflettere i raggi del sole nella stagione estiva. Privati e aziende potranno “adottare” porzioni di ghiacciaio in modo da finanziare l’acquisto, la stesura e la rimozione di questi teli ad ogni stagione estiva. Il modello ricorda quello di Treedom, l’azienda – anch’essa italiana – che permette di regalare alberi a contadini di paesi poveri, con beneficio per l’ambiente e per la comunità contadina locale. In questo caso non si regalano alberi, ma porzioni di un ghiacciaio, a beneficio della comunità montana locale, che oltre a vedere conservato un suo patrimonio naturale riceverà vantaggi economici dall’attività di stesura e rimozione dei teli.
“Glac-up non ha una squadra per le proprie operazioni – ci spiega Giovanni Cartapani, uno dei quattro fondatori di Glac-Up – ma stringe accordi di collaborazione con le realtà già presenti sul territorio”.
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Ma qual è in concreto l’idea alla base di Glac-Up?
I sostenitori comprano uno o più “pacchetti” legati a un ghiacciaio, pari a due metri quadrati di superficie, e ricevono in cambio un certificato corrispondente. Grazie a questo contributo la startup acquisterà i teli geotessili, e per maggio è previsto l’inizio della stesura in collaborazione con gli enti locali di competenza. I teli saranno poi rimossi a settembre, quando sarà anche calcolato quanto spessore di ghiaccio avranno “salvato”. Gli utenti avranno a disposizione una dashboard personalizzata attraverso la quale potranno vedere quanti metri di spessore di ghiaccio e quanta superficie di ghiacciaio avranno contribuito a salvare.
“Dove copri riesci a salvare fino a 3,5 m di spessore di ghiaccio all’anno – prosegue Cartapani – e non si perde superficie del ghiacciaio. La sfida è arrivare a coprirlo tutto, o quasi, impedendo la riduzione di superficie. Siamo ancora agli inizi, ci lavoriamo da quasi un anno ma abbiamo costituito la società benefit ad agosto. Ora siamo attivi sul primo ghiacciaio, il Ghiacciaio del Presena, dove collaboriamo con il consorzio locale Pontedilegno-Tonale, che ha cominciato a usare questa tecnica nel 2008. A breve – conclude – apriremo sul sito la possibilità di comprare il primo pacchetto”.
La tecnologia dei teli geotessili: ognuno può contribuire
I teli geotessili usati da Glac-Up sono dei grandi teloni bianchi di polipropilene, che proprio grazie al colore e al materiale riflettono la gran parte dei raggi del sole. Vengono stesi sul ghiaccio, cuciti e fissati con dei pesi sul perimetro del ghiacciaio. Per semplificare, consentono di sfruttare lo stesso principio dei teli argentati che in estate si applicano sul parabrezza per proteggere il cruscotto e il volante delle automobili.
“L’innovazione apportata da Glac-Up non è la tecnologia, che già esisteva e in alcuni casi viene già applicata per coprire alcuni ghiacciai in Svizzera oltre che il Presena – spiega Cartapani – ma l’approccio: dal momento che ci siamo accorti, anche grazie ai dati di un piccolo studio da noi condotto, che esiste interesse verso il problema/tema dello scioglimento dei ghiacciai, abbiamo voluto ideare un sistema per permettere a chiunque di contribuire alla loro tutela, rendendo economicamente sostenibile una tecnica che altrimenti, se affidata ai singoli, sarebbe stata troppo costosa”.

Riscaldamento globale: 90% dei ghiacciai alpini si scioglierà entro fine secolo
Nel 2017 per la prima volta il Rifugio Franchetti sul Gran Sasso rimase senza acqua: il tubo che la prelevava dal ghiacciaio Calderone (uno dei più meridionali d’Europa, e l’unico della catena appenninica) era secco. E infatti quell’anno per la prima volta arrivarono sui media le notizie che annunciavano il prosciugamento del Calderone. In realtà dopo due settimane l’acqua tornò al rifugio – dove viene filtrata e usata per cucinare, lavare i piatti, far funzionare lo scarico del bagno, lavare i vestiti – perché sotto la superficie rocciosa il ghiacciaio esisteva – ed esiste – ancora. Ma da allora ogni estate la neve che si accumula d’inverno in superficie si scioglie completamente, e con lei il ghiaccio, ed è possibile camminare fino al centro della conca, dove si sente il rumore dell’acqua che scorre sotto la roccia.
Quello che è successo al Calderone del Gran Sasso non è un caso isolato, ma un effetto del riscaldamento globale che si registra su scala globale: solo tra il 2000 e il 2019 è andato perso il 4% del volume mondiale dei ghiacciai. Questo significa che sono definitivamente scomparsi molti dei ghiacciai più piccoli e più bassi.
In Italia i dati sono anche peggiori: se non bastassero le osservazioni di chi frequenta le Alpi abitualmente, delle guide alpine, del Cai, dei gestori di rifugi, i quali riportano che su tutti i ghiacciai italiani (tutti sulle Alpi da quando il Calderone è stato classificato glacionevato) la differenza è percepibile ogni anno a vista. Anche gli studi dell’Università Statale di Milano ci raccontano che il 5% della superficie dei ghiacciai italiani si è perso in appena 5 anni (dal 2007 al 2012). Una previsione della University of British Columbia usata in un report dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) avverte che se le temperature globali continuassero a salire con il ritmo attuale (rispetto all’era preindustriale nel mondo la temperatura annuale nel decennio 2011-2020 è stata più alta in media di +1.1°C) entro la fine di questo secolo sparirebbe fino all’89% del volume dei ghiacciai alpini.
“Adotta un ghiacciaio” fa parte dei premi del catalogo dedicato ai Greeners, il programma fedeltà pensato per premiare i clienti Sorgenia. I clienti della community possono sfruttare i Green Coins guadagnati per preservare 1mq di ghiacciaio grazie all’installazione degli speciali teli geotessili che ogni anno riescono a salvare uno strato profondo fino a 3,5 metri.
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