A partire dalle scuole primarie molte bambine sono portate a perdere fiducia in se stesse e a ritenere di non avere la stessa capacità dei coetanei maschi. È il primo passo del divario di genere che allontana le ragazze dalle materie scientifiche e tecnologiche
Quello che nelle lingue anglosassoni viene definito gender dream gap è la differenza nei sogni per il futuro tra i bambini e le bambine. Un divario che è evidente dal fatto che un certo tipo di prospettive, come quelle orientate verso le materie a carattere scientifico, possano sembrare precluse alle ragazze e sembrano invece più semplici per i ragazzi. È un condizionamento che contribuisce ad approfondire le differenze di genere penalizzando le donne, che dovranno superare un ostacolo in più fin dall’infanzia per poter ottenere un’effettiva parità con gli uomini da adulte.
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Dream Gap Project
Per dare un quadro di quanto il tema sia sentito può bastare il fatto che Mattel abbia lanciato nel 2018 una campagna utilizzando uno dei suoi personaggi principali e più noti al mondo tra i giochi considerati femminili, Barbie. È il Dream Gap Project: “Alcuni studi hanno dimostrato che, a partire dall’età di cinque anni, molte bambine cominciano a perdere fiducia in loro stesse e ritengono di non essere intelligenti e capaci tanto quanto i loro coetanei maschi. Smettono di credere di poter essere tutto ciò che desiderano a causa del genere a cui appartengono”, si legge sul sito dedicato dalla multinazionale all’iniziativa globale pensata per offrire alle bambine le risorse e il supporto di cui hanno bisogno per continuare a credere in loro stesse.
Un divario che inizia dalla scuola primaria
Il divario tra le prospettive tra uomini e donne, in sintesi, inizierebbe con il ciclo di studi della scuola primaria, per proseguire fino all’adolescenza e oltre. Il problema riguarda da vicino anche l’Italia, almeno secondo quanto riportato dai dati pubblicati dall’Unesco, che evidenziano come a 15 anni di età il divario di genere rispetto alla matematica è nel nostro paese di 15 punti a sfavore delle donne, contro una media nei Paesi Ocse di 5 punti e alcune realtà soprattutto nel Nord Europa dove il gap risulta completamente azzerato. Il report pubblicato da Unesco alla fine di aprile, il “Global education monitoring report 2022: divario di genere, approfondire il dibattito su quelli ancora rimasti indietro”, scatta una fotografia prendendo in particolare in considerazione il mondo dell’istruzione. Il dato più interessante è che se questo divario si è in media quasi azzerato a livello globale, permangono però delle situazioni particolarmente gravi in alcune aree del mondo, soprattutto quelle più povere, dove vengono registrati fenomeni come spose bambine, gravidanze precoci, conflitti e sacche di povertà a rendere più grave la situazione. “Le donne in tutto il mondo pagano il prezzo di un’assistenza pubblica insufficiente”, spiega l’agenzia delle Nazioni Unite.
Sempre meno donne nelle Stem
A rafforzare il concetto i dati messi a disposizione sempre dall’Unesco, agenzia delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, evidenziano che su scala globale soltanto il 28% dei ricercatori è composto da donne, e che solamente una percentuale vicina al 30% delle studentesse sceglie per il proprio percorso scolastico di approfondire le materie Stem (science, technology, engineering and mathematics), mentre a iscriversi a corsi di specializzazione nell’Ict sono soltanto il 3% delle studentesse, che sale al 5% per le scienze naturali, matematica e statistica, e all’8% per l’ingegneria e le costruzioni.
Accesso allo sviluppo delle competenze digitali
In occasione della giornata internazionale per le ragazze nell’Ict, che si celebra ogni anno nell’ultima settimana di aprile, l’Onu ha voluto sottolineare che è necessario assicurare alle ragazze e alle donne parità di accesso alle opportunità di educazione digitale, soprattutto nei paesi meno sviluppati, evidenziando come su scala globale soltanto il 57% delle donne abbia accesso all’utilizzo di Internet, contro il 62% degli uomini. “Se le donne non hanno la possibilità di accedere alla rete e non si sentono sicure online – spiega il documento dell’Itu, unione internazionale dell’Onu dedicata alla telecomunicazioni, diffuso in occasione della giornata internazionale – non avranno nemmeno la possibilità di sviluppare le competenze digitali necessarie per muoversi nello spazio digitale, circostanza che fa diminuire le loro possibilità di fare carriera nel mondo della scienza, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica e nei settori connessi”. A frenare le ambizioni e i progetti delle donne nel campo delle tecnologie ci sono quindi una serie di ostacoli, evidenziati da uno studio realizzato dall’agenzia dell’Onu per l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne insieme proprio a Itu, secondo il quale le donne hanno accesso le tecnologie più tardi degli uomini, e spesso sono più esposte a violenze e molestie online, che influenzano negativamente il loro rapporto con le nuove tecnologie anche per il futuro. Motivo per cui il segretario generale delle nazioni Unite ha annunciato un “digital compact” globale per migliorare la cooperazione digitale: si tratta della “Generation Equality Action Coalition for Technology and Innovation for Gender Equality” che ha tra i propri obiettivi anche la prevenzione e l’eliminazione della violenza di genere online.
La giornata delle donne nell’Ict – sottolinea Houlin Zhao, segretario generale dell’Itu – è una call to action per dare ispirazione alla prossima generazione di giovani donne a dedicarsi alle Stem. È un appello a tutti i governi, alle aziende, alle università di fare tutto ciò che è possibile per supportarle, per dare loro la chance di far avverare i loro sogni”.
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