Fattorie verticali: produrre cibo di qualità, riducendo l’impatto ambientale
Scritto da
Ettore Benigni
Giornalista
La società di San Francisco progetta tecnologie in grado di moltiplicare per 160 la produzione per ettaro rispetto ai metodi tradizionali. Una risposta green per risolvere l’emergenza della disponibilità di terreni e per risparmiare fino al 95% di acqua
Produrre sempre più cibo, risparmiando quanto più possibile sul consumo di acqua e di suolo. È la sfida che hanno davanti i ricercatori che si sono posti l’obiettivo di portare l’innovazione nel mondo dell’agricoltura. Una delle risposte più efficaci è nell’agricoltura 4.0, quindi nella spinta alla digitalizzazione di uno dei comparti che oggi è ancora tra i più legati alle tradizioni. Ma agricoltura di precisione, droni e trattori connessi, che pure possono portare una massiccia dose di efficienza nel settore, potrebbero non bastare per risolvere il problema della carenza di suolo che affligge l’umanità in modo sempre più pesante, e che in prospettiva potrebbe innescare una vera e propria crisi, soprattutto a fronte di una popolazione globale che continua a crescere.
Su questo terreno hanno così iniziato a misurarsi, a colpi di idee innovative, una serie di startup specializzate, che promettono risultati rivoluzionari.
Di cosa parliamo?
- La “rivoluzione” di Plenty
- Il ruolo dei robot e dell’intelligenza artificiale
- Il founder nate Storey: “Produrre cibo fresco in maggiore quantità è sempre più necessario”
- La struttura della fattoria verticale
- Le ragioni del successo
- Il risparmio di acqua e l’attenzione alla sostenibilità
- I progetti di espansione
La “rivoluzione” di Plenty
È il caso di Plenty, società fondata a San Francisco da Nate Storey e specializzata in fattorie verticali: grazie alla robotica e a una serie di idee innovative, le soluzioni di questa startup promettono di moltiplicare per 161 la produzione agricola di ogni ettaro di terreno rispetto a quanto avviene con l’agricoltura tradizionale, arrivando a utilizzare il 95% di acqua in meno rispetto a quanto accade oggi nelle normali piantagioni.
Il ruolo dei robot e dell’intelligenza artificiale
A oggi il progetto messo a punto da Plenty è in grado di promettere risultati altisonanti: grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale e al monitoraggio in tempo reale della fattoria verticale, sorvegliata e accudita da agricoltori-robot e da tecnici umani, la startup è in grado di sviluppare piantagioni per tutto l’arco dell’anno, utilizzando il 99% in meno di terreno e il 95% in meno di acqua rispetto ai metodi tradizionali, migliorando continuamente e progressivamente la qualità delle piante e la loro crescita.
Il founder nate Storey: “Produrre cibo fresco in maggiore quantità è sempre più necessario”
Il fondatore di Plenty, Nate Storey, ha recentemente affidato a un’intervista a Forbes la sua vision: “Al mondo – afferma – ci sono soltanto cinque aree in cui frutta fresca e verdura possono crescere in modo realmente economico, e oggi tutta quella terra è sfruttata in modo intensivo. Il vertical farming (letteralmente “coltivare in verticale”) è nato perché abbiamo la necessità di accrescere la nostra capacità, sul piano globale, di produrre cibo fresco. Immaginate una fattoria da 600 ettari, e pensate che potrebbe entrare tutta dentro al vostro supermercato di fiducia: vorrebbe dire aumentare la capacità di più di 350 volte: questa si chiama efficienza”. “Migliorare la qualità, eliminando ogni stress per le piante – prosegue – è molto difficile, perché tutti possono coltivare piante ottenendo bassi livelli di raccolto, dal momento che le piante di per sé sono resistenti. Ma la sfida è provare a farle crescere a ritmi ottimali e mai raggiunti finora e ad alti livelli di qualità”.
La struttura della fattoria verticale
All’interno di una fattoria verticale nulla è lasciato al caso. Le coltivazioni sono indoor, in strutture in cui il clima è attentamente controllato e predisposto per creare le condizioni ideali di crescita per le coltivazioni, che sono disposte in file verticali una accanto all’altra, dal basso verso l’alto e dall’alto verso il basso, appese al soffitto. A cambiare la loro posizione regolarmente a seconda delle necessità è un team di robot, mentre l’acqua viene dosata utilizzando algoritmi di intelligenza artificiale che tengono in considerazione le condizioni di luce, di umidità e di temperatura. Ad assicurare l’illuminazione ci sono sistemi di lampade a Led in grado di riprodurre la luce solare, in un ambiente controllato e adattato allo scopo di ottenere il miglior raccolto possibile nei tempi ottimali per riuscirci. E i risultati parlano chiaro: con questo sistema si riesce a raccogliere per ogni acro (circa 0,4 ettari) coltivato una quantità di cibo 400 volte maggiore rispetto alla media sempre senza uso di pesticidi o OGM (organismi geneticamente modificati).
Le ragioni del successo
A spiegare quali sono le ragioni di risultati tanto superiori a quelli dell’agricoltura tradizionale ci pensa il sito Internet di Plenty, che pone l’accento sull’importanza della tecnologia, grazie alla quale l’agricoltura diventa “libera dai limiti normalmente imposti dalle condizioni atmosferiche, dalle stagioni, dal tempo, dalle distanze, dai parassiti, dai disastri naturali e dal clima”, riuscendo a produrre piante Ogm free in grande scala e di ottima qualità.
Il risparmio di acqua e l’attenzione alla sostenibilità
Un altro dei punti a favore del vertical farming è il fatto che questo sistema riesca a contenere in modo sensibile il consumo di acqua, oltre che quello di suolo. Questo grazie al fatto che l’acqua utilizzata nelle coltivazioni è tutta riciclata, mentre quella che evapora nell’aria viene in un secondo momento condensata per essere riutilizzata. Uno dei fiori all’occhiello di Plenty è inoltre il fatto che la fattoria verticale “numero uno” della startup, quella di San Francisco, utilizza esclusivamente per il proprio funzionamento energie rinnovabili.
I progetti di espansione
L’idea di Nate Storey ha saputo in poco tempo conquistare l’attenzione dei mercati e il sostegno dei fondi d’investimento, che hanno mostrato interesse per il progetto imprenditoriale. Così Plenty ha ottenuto a metà ottobre un ulteriore finanziamento da 140 milioni di dollari in cui è spiccata la partecipazione di Vision Fund 1, fondo d’investimento che fa capo a un gigante del calibro di Softbank. Quest’ultima iniezione di capitali ha portato Plenty ad aver ottenuto in tutto fondi per 541 milioni di dollari, grazie all’interesse mostrato tra gli altri anche da Eric Schmidt, ex presidente di Google, e dal fondatore e numero uno di Amazon Jeff Bezos.
Foto di copertina e foto all’interno dell’azienda Plenty sono gentilmente concesse da Plenty, foto credits: Spencer Lowell