L’associazione italiana che gestisce il 1522 e che da anni garantisce supporto a donne vittime di violenza grazie ai numerosi centri antiviolenza
La violenza contro le donne è un problema che in Italia, come nel mondo, ha ancora proporzioni troppo grandi. I dati sui femminicidi e le molestie faticano a scendere: una donna su tre ha subito almeno una volta violenza nella sua vita.
Per questo l’associazione italiana Differenza Donna da anni garantisce un aiuto concreto alle molte donne che subiscono violenza in tutte le sue forme. Un’associazione che ha l’obiettivo di far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza di genere. Offre centri antiviolenza, case rifugio, assistenza legale e sono presenti anche in tante altre parti del mondo.
Inoltre, dal 2020 Differenza Donna gestisce il 1522, il Numero nazionale di pubblica utilità attivato dal Dipartimento per le Pari Opportunità per contrastare il fenomeno della violenza contro le donne.
Ne abbiamo parlato con Elisa Ercoli, Presidente dell’associazione.
INDICE DEI CONTENUTI
Come nasce Differenza Donna?
Siamo una grande organizzazione di donne contro la violenza alle donne. Nasciamo il 6 marzo del 1989, sulla scia della cultura del movimento delle donne degli anni 70. Questo grande gruppo si è unito per ottenere inizialmente una legge regionale per l’apertura dei centri antiviolenza. Avevamo capito che negli anni precedenti alla nostra nascita in Italia c’era tantissima violenza maschile contro le donne, ma non vi era nessuno strumento per aiutare le donne ad uscire definitivamente da quella violenza. Avevamo capito già tantissime cose che oggi poi sono state confermate da numerose norme, come ad esempio la convenzione di Istanbul.
Ciò che ci ha portato a chiedere ad alta voce la legge regionale è che la violenza maschile contro le donne è la diretta conseguenza di una disparità di potere tra uomini e donne: un fenomeno sistemico, trasversale a tutte le culture e anche a tutte le età.
Quando avete aperto il primo centro antiviolenza? E che ruolo svolgono?
Abbiamo ottenuto il primo centro antiviolenza ancor prima di ottenere la legge regionale, era il 1992. Da quel momento abbiamo aperto centri antiviolenza in tutto il mondo, in tutta Italia e in molti paesi come Palestina, Siria, Marocco, Egitto, Nicaragua, Kazakistan e Russia. La violenza contro le donne è uguale in tutto il mondo e su questo c’è una frase bellissima di Shirin Ebadi che recita:
“Le donne sono un unico popolo che è nel mondo”
I centri antiviolenza non sono solo il luogo dove noi accogliamo donne in uscita dalla violenza, sono soprattutto il luogo dove facciamo innovazione culturale. Ogni volta che noi accompagniamo una singola donna in uscita dalla violenza, vogliamo contaminare i luoghi dove andiamo: tribunali, servizi sociali, ospedali, scuole.
Il nostro obiettivo come centri antiviolenza è di fare prevenzione, protezione e persecuzione verso gli autori di violenza, così come dice la convenzione di Istanbul.
Quanto è importante la prevenzione in Italia?
La prevenzione è importante particolarmente in Italia perché è l’ultimo paese in Europa per occupazione femminile dopo la Grecia, ultimo paese in Europa per distribuzione dei lavori di cura e con un alto numero di femminicidio. Facciamo fatica come italiane e italiani a riconoscerci in questo quadro, e invece questi sono i numeri!
È molto più rassicurante quando diciamo che una donna su tre subisce violenza, piuttosto che se diciamo che un uomo su tre agisce la violenza.
L’Italia, come ci dicono i dati Istat, è il Paese in cui sia le cittadine che i cittadini sono portatrici e portatori di stereotipi e pregiudizi patriarcali, che vengono passati di generazione in generazione. In questo modo le cose non cambiano e non siamo capaci a riconoscere quali sono i primi sintomi della violenza. Lo sappiamo bene perché come Differenza Donna andiamo nelle scuole e parliamo con le ragazze e con i ragazzi di tutte le età. Le ragazze ci raccontano che sin dai primi rapporti intimi – che iniziano ad avere a 14 anni – è rivolto verso di loro un sentimento di gelosia, che significa anche controllo, e quindi spesso limitazione della loro libertà personale.
Solo facendo tanta prevenzione noi potremmo davvero cambiare i numeri della violenza, numeri agghiaccianti.
Sul tema della protezione?
Noi diciamo sempre che per contrastare la violenza maschile contro le donne serve lavorare contro stereotipi e pregiudizi, affrontare davvero il sistema di protezione e quindi salvare le donne e i bambini. Per fare questo, Differenza Donna si è dotata di tantissimi strumenti: per la prevenzione realizziamo convegni, seminari, formazione, affinché tutte e tutti possano partecipare. Per la protezione invece abbiamo bisogno di più case rifugio, più centri antiviolenza e più case di semiautonomia. Pensate che l’Italia ha soltanto una risposta dell’1% dei posti letto di cui avremmo bisogno rispondendo allo standard dell’Unione Europea di posti letto in casa rifugio. Questo significa che quando nuove donne che rischiano la vita hanno urgente bisogno di entrare in case rifugio, spesso i posti non ci sono.

Che messaggio vuole mandare in occasione del 25 novembre?
Abbiamo bisogno di dare a questo tema – della violenza sulle donne – una priorità assoluta nell’agenda politica. Per noi il messaggio più importante è che dobbiamo essere in tante in questa grande battaglia e che gli uomini devono stare al fianco delle donne, per avere relazioni di maggior rispetto, maggior benessere e felicità, senza dover rispondere a dei ruoli obbligati che non sono più confacenti al nostro periodo storico.
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