Ambiente

COP30 a Belém: la sfida del decennio per riportare il clima nella giusta direzione

Scritto da 2 Novembre 2025 • 1 min di lettura
Ettore Benigni

Giornalista specializzato in economia circolare

La Conferenza delle Parti che si terrà in Brasile dal 3 al 21 novembre 2025 segna un momento cruciale: dieci anni dopo l’Accordo di Parigi, il mondo arriva in Amazzonia per misurare la distanza tra promesse e realtà

Dal 3 al 21 novembre 2025, la città amazzonica di Belém ospiterà la trentesima Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP30). È la prima volta che un vertice ONU di tale portata approda nel cuore dell’Amazzonia, polmone verde del pianeta e simbolo di un equilibrio fragile tra sviluppo e conservazione.

L’agenda ufficiale della conferenza prevede due momenti principali: un periodo pre-session dal 3 al 9 novembre, dedicato a incontri preparatori e summit di coordinamento, e la fase negoziale dal 10 al 21 novembre, durante la quale si svolgeranno le sessioni plenarie, i dialoghi ministeriali e gli eventi ad alto livello.

Durante la prima settimana, l’attenzione sarà concentrata su temi trasversali come adattamento, città, infrastrutture, economia circolare, scienza e intelligenza artificiale, mentre la seconda vedrà protagonisti foreste, oceani, biodiversità, agricoltura e giustizia climatica di genere. In chiusura, il 21 novembre, il Global Climate Action High-Level Event segnerà il momento politico culminante della COP30, con la pubblicazione dei documenti finali e l’approvazione delle decisioni negoziali.

INDICE DEI CONTENUTI

La COP dell’attuazione e della verità

Il Presidente designato André Corrêa do Lago, ambasciatore e diplomatico di lungo corso, ha chiarito la visione della presidenza brasiliana durante una conferenza ospitata dalla World Meteorological Organization (WMO) a Ginevra.

È un’agenda per la vita delle persone, per la creazione di lavoro e dignità. E per questo abbiamo bisogno di istituzioni come la WMO, dove tutto è iniziato”, ha dichiarato Corrêa do Lago.

Il Brasile intende fare della COP30 “la COP dell’attuazione”, ovvero il momento in cui le promesse dell’Accordo di Parigi diventano piani concreti di riduzione delle emissioni e adattamento. Il decennio 2025–2035 sarà cruciale: il limite di 1,5°C rispetto all’era preindustriale è stato già superato per la prima volta nel 2024, e gli ultimi dieci anni sono stati i più caldi mai registrati.

Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva vuole che questa sia “la COP della verità”, in cui “le persone siano informate su come il cambiamento climatico inciderà sui loro Paesi, sulla democrazia, sulle elezioni e sull’accesso alla tecnologia e ai finanziamenti”.

Scienza, urgenza e cooperazione

Durante l’incontro di Ginevra, la segretaria generale della WMO, Celeste Saulo, ha ricordato che “la scienza è la nostra bussola” e che “il costo dell’azione può sembrare alto, ma il costo dell’inazione è molto più alto”.

Saulo ha indicato tre priorità per orientare la transizione: rafforzare le osservazioni sistematiche e la ricerca scientifica, garantire l’adattamento e gli allarmi precoci per tutti, e aumentare la quantità e la trasparenza dei finanziamenti climatici.

La presidenza brasiliana ha fatto propria questa visione, definendo la COP30 un “Global Mutirão for Sustainability”, cioè un grande sforzo collettivo dove governi, imprese, comunità indigene e società civile collaborano per risultati condivisi. Trenta inviati speciali sono stati incaricati di creare un ponte diretto tra la presidenza e i vari settori produttivi, a partire dal potente comparto agroalimentare del Brasile.

La lettera del Presidente: una chiamata alla responsabilità comune

Nella sesta lettera alla comunità internazionale, datata 19 agosto 2025, Corrêa do Lago ha tracciato il percorso verso Belém dopo le consultazioni di giugno a Bonn. Il documento rappresenta una riflessione profonda sulla fase che la diplomazia climatica mondiale sta attraversando e sugli obiettivi che il Brasile intende promuovere.

Il presidente designato richiama la lunga storia del processo multilaterale sul clima, ricordando che “trentatré anni dopo il Summit della Terra di Rio, la comunità internazionale torna in Brasile con il peso di una grande responsabilità”.

La COP30 non sarà solo una tappa simbolica, ma il momento di celebrare i dieci anni dell’Accordo di Parigi e di dimostrarne la resilienza. Tuttavia, la velocità del riscaldamento globale è oggi superiore alle previsioni del 2015 e le tensioni geopolitiche minacciano la cooperazione internazionale.

Guidati dall’equità e dalla scienza scrive Corrêa do Lago dobbiamo ora unirci per scatenare una nuova ondata di azione climatica ambiziosa. Non abbiamo scelta se non quella di ottenere progressi esponenziali”.

Il cuore dei negoziati: NDC, finanza e fiducia

Uno dei nodi centrali della conferenza sarà la revisione dei Nuovi Contributi Determinati a livello Nazionale (NDCs), i piani che ciascun Paese presenta per ridurre le proprie emissioni e adattarsi agli impatti climatici. Secondo la lettera, a cento giorni dall’apertura della COP, quattro quinti dei Paesi non avevano ancora presentato i nuovi NDC al 2035.

Corrêa do Lago sottolinea che gli NDC “non rappresentano semplici obiettivi climatici, ma la visione del nostro futuro condiviso”. Le nuove strategie dovranno riflettere cooperazione, equità e solidarietà, traducendo gli impegni in risultati verificabili.

Il presidente designato ha anche annunciato la “Baku to Belém Roadmap to 1.3T”, un piano congiunto con la precedente presidenza azera per aumentare i finanziamenti climatici a 1.300 miliardi di dollari per i Paesi in via di sviluppo. Tuttavia, il tema della finanza rimane spinoso: molti governi denunciano ancora difficoltà di accesso e ritardi nell’erogazione dei fondi promessi.

Il Brasile, in questo quadro, intende favorire un approccio basato sulla fiducia reciproca, attraverso un processo “inclusivo, trasparente e prevedibile”, che possa evitare i blocchi negoziali e rilanciare il multilateralismo come architrave del sistema climatico internazionale.

Un’agenda per le persone

Nel suo messaggio, Corrêa do Lago ribadisce che la COP30 non riguarda la presidenza o le singole delegazioni, ma le generazioni presenti e future. Il processo multilaterale, scrive, “è fatto di persone. Sono le persone ad essere in gioco”.

L’obiettivo del Brasile è riconnettere il regime climatico alla vita reale, collegando la diplomazia alle esigenze delle comunità, dei lavoratori e delle imprese. In questa prospettiva, la COP di Belém cercherà di rafforzare il legame tra clima, biodiversità e sviluppo sostenibile, ponendo particolare attenzione alla transizione giusta, alla lotta contro la deforestazione e alla promozione dell’energia rinnovabile.

Saranno inoltre al centro del dibattito i piani di adattamento nazionale (NAPs), i rapporti di trasparenza biennali (BTRs) e il meccanismo di perdita e danno, strumenti fondamentali per misurare e sostenere l’impatto dell’azione climatica nei Paesi più vulnerabili.

Le consultazioni verso Belém

Per garantire un processo efficace, la presidenza brasiliana ha avviato le COP30 Presidency Consultations, incontri preparatori pensati per facilitare l’accordo su temi politicamente sensibili prima dell’apertura ufficiale dei negoziati.

Le prime consultazioni online si sono tenute in settembre, seguite da due sessioni in presenza: una a New York il 25 settembre, a margine dell’Assemblea generale dell’ONU, e una a Brasilia il 15 ottobre, subito dopo il Pre-COP Ministeriale ad alto livello.

Durante la COP stessa, dal 10 novembre, le consultazioni continueranno parallelamente alle sessioni plenarie, con l’obiettivo di arrivare a un documento finale che copra cinque “blocchi costitutivi”: mitigazione, adattamento, mezzi di attuazione, transizione giusta e Global Stocktake (GST).

Il significato politico di COP30

Dieci anni dopo Parigi, Belém rappresenta il punto di svolta per una nuova fase del processo climatico. Se la COP21 aveva definito la cornice dell’ambizione, la COP30 punta a trasformare l’ambizione in realtà.

Il contesto geopolitico è più complesso, ma la visione del Brasile – come ponte tra Nord e Sud del mondo, tra economia e natura – offre l’opportunità di riscoprire lo spirito cooperativo delle origini. Come ha scritto Corrêa do Lago, “Non spetta alla presidenza fare la storia. Spetta a tutti noi rispondere al contesto storico che stiamo vivendo.

Belém, con la sua foresta e i suoi popoli, potrebbe dunque diventare il luogo in cui il mondo sceglie l’unità invece della divisione, l’azione invece del rinvio, l’azione invece dell’inerzia.