Perché parliamo di questa specie?
Se vi foste mai chiesti perché i pinoli siano diventati il frutto secco più costoso del supermercato (nel 2024, i prezzi si attestano tra i 40 e i 60 € al kg), beh, sappiate che esiste una responsabile, e che risponde al nome di cimice dei pini, o cimice delle pigne occidentale. Originaria del Nord America, ed arrivata recentemente in Europa grazie ai sempre più intensi commerci transatlantici, questa cimice oblunga da due decenni a questa parte sta decimando incontrastata la produzione di pinolo mediterraneo (semi di Pinus domestica), direzionando i produttori verso l’importazione più a buon mercato di pinoli di specie asiatiche (vedasi per esempio quelli di Pinus koraiensis).
INDICE DEI CONTENUTI
Identikit
Nomi comuni: cimice dei pini, cimicione delle conifere, cimice delle pigne occidentale
Nome scientifico: Leptoglossus occidentalis
Caratteristiche fisiche: insetto volatore di medie dimensioni, capace di raggiungere anche i 2 cm di lunghezza senza contare antenne e zampe posteriori. I femori di quest’ultime sono caratteristicamente allargati, a simulare piccole foglie o resti vegetali in genere, ma ogni dettaglio esterno di questo animale è fatto per massimizzare le possibilità di camuffamento sul tronco della sue specie nutrici, le conifere. Una sorpresa si cela tuttavia al di sotto delle ali ferruginee: qui si nasconde infatti una schiena a strisce gialle e nere, capace, in volo, di confondere il predatore col meccanismo passivo cosiddetto ‘mimetismo flash’.
Caratteristiche comportamentali: quando spaventata o messa alle strette, questa particolare cimice può emettere un gas nauseabondo al pari delle cugine domestiche più note. A differenza di queste, ad ogni modo, può anche difendersi attivamente pungendo col proprio rostro, ossia l’apparato succhiatore normalmente impiegato per alimentarsi. La dieta si basa preferibilmente sulla linfa delle giovani pigne in formazione sugli alberi, ragion per cui queste alla fine non riescono a portare a termine la maturazione dei pinoli.
Habitat d'elezione
La cimice dei pini era originaria del Nord-America occidentale, per la precisione del territorio ad ovest delle Montagne Rocciose, ma la sua espansione è stata fortemente stimolata dall’uomo negli ultimi cento anni: prima nel resto del continente americano, e poi più recentemente anche in Europa, dove da 20 anni prosegue inesorabile la sua marcia di devastazione delle pigne dei pini domestici.
Rapporto con l'uomo e stato di conservazione
La cimice dei pini è stata individuata per la prima volta in Europa nel 1999, in Nord Italia, probabilmente importata involontariamente con carichi di legno americano; da qui la sua espansione è proseguita poi implacabile sia verso la Spagna che verso i Balcani, dove non trova predatori e condizioni ambientali tali da poterne contenere i numeri. Un classico caso di silenziosa ma nefasta specie aliena invasiva, capace da sola di portare al collasso una nicchia del settore alimentare tradizionale mediterraneo, quella legata alla produzione del pinolo di pino domestico.
Cosa possiamo fare noi?
Il contenimento totale della specie è ormai impossibile, dati la veloce diffusione a macchia di leopardo oggi in essere sul continente, e i metodi di controllo biologico e non oggi conosciuti, perché ancora scarsamente efficaci o perché troppo tossici per il resto della biodiversità. In caso di ritrovamento di esemplari svernanti nelle proprie abitazioni, si può comunque procedere direttamente alla loro eliminazione, tamponando almeno localmente i numeri della generazione successiva, quella che nascerebbe la primavera successiva.
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