La società moderna è da sempre alle prese con la gestione dei propri rifiuti e questo rappresenta una delle sfide principali non solo per il nostro paese, ma per tutte le economie mondiali. La popolazione aumenta, così come lo sviluppo economico e la conseguenza è l’incremento significativo nella produzione di rifiuti, creando un impatto notevole sull’ambiente e sulla salute pubblica.
Ma vediamo insieme qualche dato proveniente dall’ultimo rapporto disponibile per quanto riguarda la produzione di rifiuti urbani in Italia e cioè il Rapporto ISPRA.
Prima di iniziare a snocciolare dati è bene far presente che la normativa divide i rifiuti in due macrotipologie: urbani e speciali. Quelli urbani sono quelli che derivano da attività domestiche, mentre quelli speciali arrivano da attività produttive/commerciali.
La produzione nazionale di rifiuti urbani si è attestata nel 2021 a 29,6 milioni di tonnellate. Questo aumento del 2,3% è in linea con la ripresa dell’economia italiana, che ha registrato un incremento nell’anno di riferimento.
Giusto per fare un confronto il totale dei rifiuti (urbani e speciali) nel 2021 è stato di circa 194,6 milioni di tonnellate con 78,7 milioni di tonnellate che arrivano dal settore delle costruzioni. Per darvi un’idea queste macerie se messe tutte assieme creerebbero un cubo con un lato di 1,2 km!
Torniamo a noi. La crescita della produzione di rifuti urbani è stata distribuita su tutto il territorio ma specificatamente è stata più importante al Sud con un +2,9%. Parlando di quantità assolute invece il Nord Italia ha prodotto 14,2 milioni di tonnellate, il Centro 6,3 milioni di tonnellate e il Sud 9,1 milioni di tonnellate.
Ma che fine fanno tutti questi rifiuti?
Sostanzialmente le strade che possono prendere i rifiuti in Italia sono principalmente tre (più una che vedremo):
- La raccolta differenziata: i rifiuti vengono separati in base al loro materiale di composizione, in modo da poter essere riciclati o recuperati.
- Termovalorizzati: i rifiuti vengono bruciati per produrre energia.
- La discarica: i rifiuti vengono depositati in aree appositamente attrezzate.
Un’altra alternativa è il conferimento ad aziende che riutilizzano il “rifiuto” all’interno del processo produttivo come ad esempio scarti in plastica derivante da lavorazioni, ma in questo caso è improprio parlare di rifiuti in senso stretto.
In Italia, nel 2022, la raccolta differenziata dei rifiuti urbani ha raggiunto una quota del 64%, in aumento rispetto al 63,3% del 2021.
La frazione organica è la più raccolta, con una quota del 39% del totale. La frazione organica è composta principalmente da rifiuti biodegradabili, come scarti di cucina e mense, rifiuti verdi e rifiuti da compostaggio domestico.
Carta e cartone rappresentano il 19,1% del totale, seguito dal vetro con il 11,9% e dalla plastica con l’8,8%. La plastica è la frazione che ha registrato la crescita più significativa, con un aumento del 6,4% rispetto al 2021.
I rifiuti avviati ad impianti che effettuano il recupero di materia costituiscono il 50% del totale dei rifiuti prodotti e raccolti in maniera differenziata. Il riciclaggio dei rifiuti urbani, calcolato secondo le nuove metodologie stabilite dalla normativa europea, si attesta al 48,1%.
Purtroppo una parte significativa dei rifiuti, pari al 19% del totale, viene ancora conferita alle discariche, anche se il dato è in leggera diminuzione rispetto agli anni passati.
E la termovalorizzazione?
5,4 milioni di tonnellate (il 18,3% del totale) vengono avviate verso la termovalorizzazione. Cosa significa? In Italia abbiamo circa 37 impianti operativi dove i rifiuti vengono trattati e inceneriti ad alta temperatura. Questo calore viene utilizzato per produrre elettricità e scaldare l’acqua destinata alle utenze domestiche.
In conclusione questi dati dimostrano che il nostro Paese è sulla buona strada per una gestione più attenta dei rifiuti, in cui i materiali vengono riutilizzati e riciclati invece di essere smaltiti in discarica. La produzione di materiale riciclato è aumentata del 13,3% tra il 2014 e il 2020, vedremo se riusciremo a raggiungere l’obiettivo del 60% nei prossimi anni!
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