Biodiversità, l’Italia è prima in Europa

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

I dati per primo rapporto annuale del National Biodiversity Future Center: il nostro Paese è quello con più abbondanza di specie di interesse conservazionistico su scala continentale, ma il 68% degli ecosistemi è in pericolo

L’Italia è il paese europeo con maggior abbondanza di specie, di habitat e con il maggior tasso di specie endemiche.

Ospita più del 50% delle specie vegetali e il 30% delle specie animali di interesse conservazionistico a livello europeo, contando su 85 tipologie di ecosistemi terrestri. Il 68% di questi, però, è in pericolo, mentre è a rischio di estinzione il 30% delle specie che vivono nel nostro Paese.

Sono questi i dati principali che emergono dal primo Rapporto Annuale sullo stato della Biodiversità in Italia, realizzato dal National Biodiversity Future Center a un anno esatto dalla sua costituzione e presentato al Forum Nazionale sulla biodiversità che si è tenuto a Palermo il 20, 21 e 22 maggio.

Secondo l’analisi di NBFC la conservazione della biodiversità vegetale e animale è una delle sfide più importanti su cui dovranno misurarsi l’Italia e più in generale il Mediterraneo, per avere la meglio su minacce come l’alterazione, il degrado e la frammentazione degli habitat, il sovrasfruttamento delle risorse naturali, l’inquinamento e la diffusione delle specie invasive anche in contesti protetti. Le aree protette, secondo la fotografia scattata da NBFC, coprono oggi il 17% della superficie terrestre nazionale e l’11% di quella marina.

Il report di NBFC è il frutto del lavoro di 2mila ricercatori, per la metà donne, che hanno passato al setaccio il Paese, dalle montagne al mare, per monitorare lo stato di salute di aree protette e parchi in Italia, valutando come rafforzare le foreste, riqualificare le zone umide e le coste, preservare e implementare la biodiversità nei centri urbani.

Di cosa parliamo?

Il National Biodiversity Future Center

Il National Biodiversity Future Center è uno dei cinque centri del Ministero dell’Università e della Ricerca destinati alla ricerca di frontiera, oltre che primo Centro nazionale di ricerca e innovazione dedicato alla biodiversità. La sua istituzione risale al 2023 grazie al finanziamento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Promosso dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, il centro coinvolge 48 partner, tra università, centri di ricerca, fondazioni e imprese, potrà contare su un finanziamento di 320 milioni di euro per tre anni.

La collaborazione tra scienza e tecnologia

La biodiversità, il mare ed i territori costieri, definiscono il comune destino di tutti coloro che vivono intorno al Mediterraneo. La diplomazia scientifica è fondamentale per promuovere progetti di collaborazione tra scienza e tecnologia – spiega Luigi Fiorentino, presidente del National Biodiversity Future Center -Dalla biodiversità potremo ottenere materiali sostenibili, nuovi alimenti, farmaci e migliorare la nostra agricoltura: una sfida che i tanti giovani presenti al Forum sono pronti a raccogliere, sfruttando le nuove tecnologie ispirate alla natura”.

“La biodiversità è la soluzione”

“Il messaggio dei tre giorni del Forum è chiaro: la biodiversità è la soluzione – sottolinea Massimo Labra, direttore scientifico di NBFC – Troppe volte l’abbiamo vissuta come un problema perché si parla solo di perdita di specie e di erosione degli habitat. Nel centro nazionale vogliamo dirlo forte: per l’Italia la biodiversità è la più importante risorsa per moltissimi settori: turismo, benessere, alimentare. Nella biodiversità si nascondono i nuovi farmaci, le piante per un’agricoltura più resiliente, le tecnologie per produrre materiali non inquinanti. La biodiversità è alla base del benessere psicofisico delle persone e la strategia per abbattere polveri sottili e ripulire l’ambiente”.

L’Italia è il Paese più biodiverso del Mediterraneo ed abbiamo il dovere di generare valore da questo dono della natura. C’è poi un tema culturale: la bell’Italia, le nostre opere d’arte… La nostra fantasia si ispira spesso alla natura e alla biodiversità. Il centro connette persone, popoli e saperi in un periodo dove i contrasti mondiali non propongono soluzioni efficaci e, a volte, è proprio la crisi delle risorse una delle cause di tali contrasti.

La biodiversità in Europa e nel mondo

Degli otto milioni di specie viventi presenti sulla Terra, secondo i dati del report, un milione è a rischio estinzione. Quanto all’Europa, più dell’80% degli habitat è in cattivo stato di conservazione, con il rischio di compromettere i servizi le funzioni ecosistemici, come la capacità di assorbimento del carbonio o la resistenza ai disturbi climatici e antropici. Su questo contesto interviene la Strategia sulla Biodiversità dell’UE per il 2030, che prevede il restauro di almeno il 30% delle aree terrestri e marine, con misure di protezione dell’ambiente, ma anche azioni di mitigazione delle cause di degrado della biodiversità come l’abbattimento dell’uso di pesticidi.

Il futuro e il ruolo di Nbfc

“Nel contesto attuale di cambiamento climatico, perdita di habitat, estinzione locale e globale delle specie, è fondamentale riconoscere il ruolo cruciale che la biodiversità svolge nel mantenimento del funzionamento del Pianeta”, spiega il National Biodiversity Future Center, proponendosi come struttura di coordinamento in grado di raccogliere e valorizzare gli sforzi della ricerca, oltre che rendere accessibili le conoscenze e le tecnologie agli enti che agiscono sul territorio.

“Gli investimenti nel settore della biodiversità, sostenuti dal Pnrr – si legge in una nota del NBFC – mirano a produrre un ritorno tangibile, sia in termini di biodiversità, sia economico. Questo si traduce in benefici duraturi per l’ambiente e per la società, creando un modello di sviluppo che valorizza la nostra natura, cercando in questa nuovi modelli per produrre senza inquinare, imparando dalla biodiversità a rigenerare le risorse naturali per una crescita sostenibile. Investire in biodiversità deve generare ricchezza in misura trasversale e in ogni comparto economico, incidendo su condizioni di povertà ambientale o energetica”.