Ambiente, da Edimburgo la plastica intelligente che si autodistrugge in mare
Scritto da
Ettore Benigni
Giornalista
Il nuovo materiale nasce dalla ricerca della startup Eva Biosystems, fondata nel 2021 dal dottorando Alexander Speakman
Una plastica intelligente in grado di autodistruggersi quando entra in contatto con l’acqua del mare, senza rilasciare microplastiche: è questa l’invenzione nata dalla ricerca di Alexander Speakman, dottorando presso l’università di Edimburgo, in Scozia, che nel 2021 ha fondato la startup Eva Biosystems. L’obiettivo, si legge sul sito della startup, è di utilizzare “la biologia sintetica per sviluppare nuove bioplastiche”, per “combattere l’inquinamento da plastica mantenendo tutti i vantaggi che rendono la plastica così preziosa”.
Di cosa parliamo?
I premi
Dopo essersi aggiudicata nel 2022 gli Edge Awards, Eva Biosystems ha vinto nel 2023 gli “Inspire, Launch, Grow Awards” e più recentemente il primo premio, nella categoria Net Zero, ai Converge Awards. Si tratta di un riconoscimento annuale giunto alla quindicesima edizione che premia il meglio dell’imprenditorialità e dell’innovazione, “per sostenere la creazione di nuove imprese che portino sul mercato idee innovative sviluppate dalla comunità di ricerca scozzese“. La motivazione del premio assegnato a Eva Biosystems è “il suo potenziale impatto sull’industria alimentare e delle bevande in un contesto di crescente controllo delle pratiche di sostenibilità“.
Ottenuti questi riconoscimenti, spiega il founder sul sito della startup, l’obiettivo adesso è quello di coinvolgere nuovi investitori per sostenere le attività di ricerca e sviluppo e iniziare il percorso per riuscire a portare sul mercato i primi prodotti.
La plastica diventa smart
L’idea alla base di Eva Biosystem è di sviluppare plastiche per imballaggi che siano degradabili a seconda del contesto in cui si trovano, grazie al fatto che integrano costrutti biologici sintetici. Si tratta, in sostanza, di batteri che sono in grado di rilevare l’acqua di mare e di attivare gli enzimi che scompongono la plastica.
“Sto sviluppando elementi biologici sintetici da inserire nelle plastiche petrolchimiche convenzionali – spiegava Speakman intervistato a margine della premiazione agli “Inspire, Launch, Grow Awards” – La biologia ingegneristica consente di progettare e assemblare in circuiti genetici una gamma praticamente illimitata di biosensori e rispostebiologiche. Vedo un enorme potenziale nella combinazione di questo approccio con la produzione di plastica convenzionale per realizzare materiali che possono essere programmati per rispondere a particolari ambienti. Il mio obiettivo – sottolinea – è quello di sviluppare plastiche modificate per imballaggi in grado di percepire l’ambiente circostante e di degradarsi quando non sono più necessarie, ad esempio nell’acqua di mare o in una discarica”.
La minaccia del cambiamento climatico
Come sottolineato da Speakman, il cambiamento climatico rappresenta una delle più gravi minacce per l’umanità, con impatti significativi sulla salute. L’inquinamento da plastica è un aspetto cruciale di questa crisi. Sebbene esistano alternative biodegradabili, i costi e le difficoltà di produzione ne limitano l’adozione su larga scala. Lo scienziato propone un approccio più pragmatico, volto a mantenere i vantaggi delle plastiche tradizionali, ma con un occhio di riguardo per l’ambiente, cercando soluzioni che permettano ai prodotti in plastica di trasformarsi in rifiuti in modo più sostenibile.