“Adotta una mucca”, in Valsugana le malghe puntano al turismo

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

Ilaria Sordo, ideatrice del progetto: “Dalle 39 adozioni della prima estate siamo passati a oltre 2mila. Il nostro scopo non è vendere il formaggio, ma far conoscere sempre più il nostro territorio”

Prendersi cura a distanza di una mucca delle malghe della Valsugana, e trovare così un’occasione per visitare questa splendida area del Trentino Sud-orientale, al confine con le province di Belluno e di Vicenza, è ciò che si può fare grazie al progetto Adotta una mucca dell’Azienda per il Turismo Valsugana-Lagorai. Ad averlo inventato è la dipendente dell’APT Ilaria Sordo, che in questa intervista spiega la nascita del progetto e come si sta sviluppando.

Di cosa parliamo?

Ilaria, quando ha avuto l’idea di “Adotta una mucca”?

È nato tutto quasi per gioco, nel 2004, quando ho discusso la mia tesi di laurea. Il punto di partenza di quel lavoro era l’importanza della lingua inglese per la promozione di un nuovo progetto turistico a livello mondiale: chi l’ha letta però ha subito messo in secondo piano la questione della lingua, apprezzando invece molto di più l’idea dell’adozione delle mucche nelle malghe. L’APT, per cui già lavoravo, ha deciso di investire su questo progetto e così abbiamo continuato a implementarlo e migliorarlo fino a oggi.

Perché ha concentrato la sua attenzione sulle malghe?

Le malghe sono aziende zootecniche d’alta quota, e sono aperte soltanto d’estate, quando ha senso portare le vacche in alpeggio per le temperature più fresche e per la grande disponibilità di pascoli. Ogni malga lavora il latte sul posto, in un proprio caseificio. Il principio da cui sono partita è stata la volontà di portare aiuto a queste strutture, che devono affrontare costi spesso proibitivi per la propria attività, ma che sono presidi della cultura e della tradizione locali, che sarebbe un grande peccato perdere. Ho provato a capire come fosse possibile coinvolgerle in progetti turistici, dal momento che spesso sono anche difficili da raggiungere. E devo dire che sta funzionando, perché dalle 39 mucche che sono state adottate nel primo anno siamo orma passati alle oltre 2mila nel 2022.

Come funziona “Adotta una mucca”?

Dal portale Adotta una mucca si può scegliere da casa la mucca che più piace e adottarla con dei semplici click, ed eventualmente inserire una dedica se si tratta di un regalo. A ufficializzare l’adozione è un’e-mail che riporterà la carta d’identità della mucca adottata, con tanto di impronta della zampa al posto della firma, e fotografia. L’adozione costa 65 euro l’anno, ma dà diritto a chi andrà nella malga interessata di ricevere 50 euro di prodotti, tra formaggi freschi e stagionati. I rimanenti 15 euro li utilizziamo in parte per coprire le nostre spese di gestione, come ad esempio quelle per la stampa del catalogo cartaceo e l’aggiornamento del sito, e un’altra parte per progetti di solidarietà a sostegno di realtà locali, con in primo piano la sostenibilità ambientale e sociale.

Che risposte state ottenendo? 

Direi ottime, se consideriamo i numeri. L’adozione è un’idea molto apprezzata anche come regalo: per fare un esempio, soltanto nel periodo natalizio, ogni anno, registriamo più di mille adozioni. È inoltre un’iniziativa che piace molto ai bambini: abbiamo iniziato con questo target, ma ormai anche gli adulti si sono avvicinati. Ora ci piacerebbe entrare in contatto anche con le aziende, magari proponendo l’idea come dono aziendale a quelle più sensibili nei confronti del territorio.

Come altro riuscite ad attrarre persone verso le malghe?

Intanto abbiamo deciso di non spedire niente: il nostro scopo, infatti, non è quello di aiutare le malghe a vendere il formaggio, ma di attirare un numero crescente di persone verso il nostro territorio. Oltre a questo progetto organizziamo una serie di attività che vedono al centro le malghe: tutti i martedì e giovedì dell’estate, ad esempio, c’è il progetto “Malghese per un giorno”, per il quale una parte del latte viene lavorato alle 9, e non all’alba, per rendere l’esperienza più accessibile ai bambini. Poi c’è l’alba in malga, un momento in cui sono gli iscritti ad adattarsi agli orari della malga: si va sul pascolo, si raccolgono le mucche e le si accompagnano alla mungitura. Poi c’è la lavorazione del latte, e tutto si conclude con una ricca colazione.

Avete qualche altra idea per l’estate in arrivo?

Vorremmo provare a proporre l’apericheese. In questo caso al centro ci sarebbe la mungitura del pomeriggio, con le attività che si concluderebbero puntando su una delle tradizioni locali, il filò. Si tratta del momento in cui le famiglie, di sera, dai nonni ai nipoti, si ritrovavano nelle stalle, che erano il luogo più caldo della casa grazie alla presenza degli animali, per stare insieme. Modernizzando il concetto, l’apericheese potrebbe essere un’idea da testare.

Quante sono le malghe coinvolte nel vostro progetto?

Quest’anno sono 14: non puntiamo tanto sul numero, ma cerchiamo di mantenere alto lo standard, verificando sempre tutti i requisiti e inserendo nel progetto quelle più attente alla qualità della loro offerta. Il riscontro che ottengono le strutture è particolarmente buono: grazie a iniziative come queste si creano legami tra le famiglie e le malghe. Molti clienti, infatti rinnovano le adozioni anno dopo anno, e questo contribuisce ad ampliare il giro di clientela. Alcune strutture negli ultimi anni sono state anche costrette a bloccare le adozioni, a un certo punto dell’anno, nel dubbio di non riuscire a produrre abbastanza formaggio da soddisfare il gran numero di famiglie adottanti. Inoltre, il fatto che una gran parte delle adozioni avvenga a Natale consente ai malghesi di organizzarsi per tempo riuscendo a contare su un sostegno sicuro in vista dell’estate.

Come è nata la collaborazione con i Greeners di Sorgenia?

Il punto di partenza è che abbiamo obiettivi comuni, quelli della sostenibilità. Sorgenia ci ha contattato perché siamo la prima destinazione turistica italiana ad aver ottenuto la certificazione per il turismo sostenibile secondo i critieri del Gstc (Global Sustainable Tourism Council), l’organizzazione senza scopo di lucro che stabilisce e guida gli standard di base per lo sviluppo sostenibile nel settore dei viaggi e del turismo a livello globale. Ogni anno, quando la certificazione ci viene rinnovata, cerchiamo di porci obiettivi nuovi e cerchiamo di alzare l’asticella. Grazie anche all’attenzione per la sostenibilità, in tutti i suoi aspetti, i malghesi diventano i nostri ambasciatori del territorio, perché sono loro i protagonisti della gestione delle nostre montagne. Un esempio di sostenibilità sul territorio, per concludere, è l’impianto di biogas nel Comune di Castel Ivano, dove vengono conferiti e lavorati i liquami delle stalle: una parte serve a produrre gas, e il residuo – tolto l’odore – diventa fertilizzante, in processo di circolarità che consente di produrre energia pulita senza danni per l’ambiente e rifiuti da smaltire.