L’acqua, un bene primario che ancora oggi non è a disposizione di tutti
Scritto da
Gaia Dominici
Storyteller, vive nella savana in Kenya insieme a suo marito e a sua figlia raccontando la loro vita Maasai, portando il suo punto di vista su scelte di vita sostenibili
In zone aride e isolate l’acqua è un bene preziosissimo e di conseguenza anche il suo utilizzo e consumo sono molto limitati
La comunità Maasai in cui viviamo io e Ntoyiai, mio marito, è molto arida. Nonostante la vicinanza al monte Kilimanjaro, la presenza di pioggia e acqua nel terreno è molto scarsa. Il reperimento dell’acqua che generalmente spetta alle donne – i pilastri su cui si basa tutto il lavoro e la cura domestica nella cultura Maasai – diventa un’impresa lunga, faticosa e spesso con risultati mediocri. Le donne Maasai devono recarsi al fiume che dista diversi chilometri dai loro boma. Portano con loro delle grandi taniche gialle da rispettivamente venti o dieci litri. Percorrono la strada a piedi e una volta giunte a destinazione comincia il lavoro più duro: scavare a mani nude nel terreno per trovare l’acqua che scorre sottostante. Questa procedura può richiedere anche ore e l’acqua che fuoriesce è fangosa e potenzialmente contaminata. Al fiume, infatti, non si recano solamente donne e bambini che fanno approvvigionamento di acqua o lavano il bucato, ma anche mucche, capre e pecore ad abbeverarsi. Gli animali inevitabilmente lasciano i loro escrementi vicino o dentro l’acqua e questo contamina tutto, anche il terreno circostante.
Di cosa parliamo?
Ogni singola goccia d’acqua raccolta è frutto di un lavoro immenso
In zone aride e isolate come quella in cui viviamo noi, l’acqua diventa un bene preziosissimo e di conseguenza anche il suo utilizzo e il suo consumo sono molto limitati. Per chi è abituato ad aprire un rubinetto e far scorrere l’acqua o riempire la lavatrice di vestiti e premere il pulsante del programma scelto, è difficile calcolare realmente la quantità di acqua che quotidianamente viene utilizzata. Semplici azioni come lavarsi i denti o farsi la doccia possono consumare un elevatissimo numero di litri d’acqua in pochi minuti. Noi nella savana non possiamo permettercelo, qui non ci sono rubinetti da aprire o pulsanti da premere e ogni singola goccia d’acqua raccolta è un lavoro immenso. In questo contesto chiaramente le priorità cambiano e quello che in una determinata parte del mondo è di fondamentale importanza, in un altro luogo può tranquillamente passare in secondo piano lasciando spazio ad altro.
Come mi procuro l'acqua nella savana
A settembre dell’anno scorso io e Ntoyiai siamo riusciti a scavare un pozzo sul terreno che ci appartiene e che oggi ci rifornisce di acqua ogni qualvolta ne abbiamo bisogno ma fino a quel momento anche per noi l’approvvigionamento dell’acqua era alquanto complicato e limitato. Ntoyiai doveva recarsi quasi ogni giorno in motorino con le taniche da venti litri l’una ad un pozzo comune che dista circa 4-5 chilometri da casa nostra e per il quale pagavamo una tassa di circa 1,80 euro al mese. Molto spesso pero la pompa dell’acqua non funzionava oppure a causa della pioggia non si poteva fisicamente raggiungere il pozzo o magari quel giorno avevano già raggiunto il numero Massimo di persone che potevano usufruire del servizio. Ecco che cosi ci ritrovavamo senza acqua se non quella del fiume.
Come ho imparato a limitare il consumo dell’acqua e ad apprezzarne la sua importanza
Negli anni quindi ho imparato ad escogitare modi e sistemi per limitare il mio consumo di acqua cercando di risparmiare letteralmente ogni goccia possibile. Per lavarmi cerco farmi bastare poca acqua, quella sufficiente per il mio corpo; per lavare i capelli metto l’acqua in una bacinella e bagno i capelli al suo interno, prima di applicare lo shampoo (se possibile quello solido che reperisco a Nairobi), e con quella stessa acqua li risciacquo. Cosi facendo ho essenzialmente tagliato un passaggio con il quale utilizzerei il doppio della quantità d’acqua che utilizzo in questo modo. Per lavarmi i denti preferisco utilizzare l’acqua della bottiglia ed essendo anche quella un bene preziosissimo ho trovato un modo per utilizzarne la quantità realmente necessaria, abbattendone il consumo e lo spreco. Infatti basta riempire un bicchiere di medie dimensioni di acqua e utilizzare solamente quella… Vi assicuro che è più che sufficiente!
Vivendo qui nella savana ho capito quante cose davo per scontate, quante azioni effettuavo meccanicamente senza mai soffermarmi sulle conseguenze che avevano. Su di me, sugli altri, sul nostro Pianeta. Ecco perché sono profondamente convinta che sia essenziale aprire gli occhi sul mondo e imparare che la propria realtà non è l’unica esistente. Bisogna viaggiare, allontanarsi dalla propria comfort zone ma soprattutto aprirsi alla diversità e complessità del mondo.
L'importanza di essere una comunità
Oggi, io, Ntoyiai e tutte le donne della nostra famiglia, abbiamo accesso al nostro pozzo senza più dover andare al fiume a scavare per ore, sotto il sole o la pioggia, per raccogliere quella poca e fangosa acqua che il terreno offriva. Domani speriamo di poter mettere a disposizione il pozzo a tutte le persone che vivono nella nostra piccola comunità, contribuendo così ad un piccolo miglioramento nella vita di tutti. Non ci sono segreti o formule magiche per contribuire ad una maggiore e più equa distribuzione delle risorse della Terra. Semplicemente basterebbe capire che ogni più piccola nostra azione ha un impatto ed un eco molto più ampio di quello che pensiamo e che se ci considerassimo maggiormente una comunità probabilmente capiremmo quanto l’azione di un singolo pesa sull’intera umanità. Ancora molte donne e molti bambini scaveranno nel terreno per raccogliere l’acqua ma questo non significa che non si possa mettere in atto un minuscolo personale cambiamento nella nostra vita quotidiana. Perché quel minuscolo personale cambiamento, unito ad altrettanti minuscoli personali cambiamenti, porterà ad una vera rivoluzione.