Il nuovo documento presentato dal Brasile alla COP30 accende i fari su una stagione in cui sistemi sanitari e politiche climatiche diventano inseparabili, chiamando governi, comunità scientifiche e società civile a un’azione coordinata
Trasformare la salute e i sistemi sanitari di tutto il mondo in uno degli avamposti per la realizzazione di un piano globale di adattamento ai cambiamenti climatici. È questo l’obiettivo del Belém Health Action Plan, presentato dal Brasile durante la COP30, trentesima Conferenza annuale delle Nazioni Unite sul clima. Il piano è aperto alle adesioni di Stati, organizzazioni internazionali e attori non statali, guardando alla costituzione di una coalizione globale per la salute.
Il documento mette nero su bianco ciò che epidemiologi, medici e climatologi ripetono da tempo, ovvero che “il clima è già cambiato e i suoi impatti stanno mettendo sotto pressione i sistemi sanitari di tutto il mondo”. Ondate di calore, alluvioni, siccità e un aumento delle malattie clima-sensibili stanno ampliando disuguaglianze preesistenti e colpendo con forza le popolazioni più vulnerabili. Perché, come ricorda Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale per la Sanità, “la crisi climatica è anche una crisi sanitaria”.
INDICE DEI CONTENUTI
Un sistema sanitario in grado di adattarsi
Il Belém Health Action Plan individua come obiettivo il rafforzamento della capacità dei sistemi sanitari di adattarsi agli impatti climatici entro il 2028, prevedendo che tutti i Paesi aderenti presentino i progressi che saranno riusciti a compiere entro la COP33.
Due i principi trasversali che guidano il piano: equità sanitaria e “climate justice” da una parte, e governance partecipativa dall’altra. Punti entrambi indispensabili per non lasciare indietro le comunità più fragili, quelle che oggi pagano il prezzo più alto degli impatti dei cambiamenti climatici.
Sorveglianza e monitoraggio: il primo pilastro dell’adattamento
L’Azione uno del BHAP mira a costruire sistemi di sorveglianza integrati, capaci di connettere dati sanitari, climatici, sociali e ambientali. Tra le misure centrali ci sono: investimenti in infrastrutture digitali, sviluppo di modelli predittivi e rafforzamento dei sistemi di early warning
Politiche basate sulle evidenze
La seconda linea d’azione chiama gli Stati a rafforzare politiche e strategie intersettoriali. Qui emergono temi innovativi, come l’integrazione della salute mentale nelle politiche climatiche, l’educazione alle connessioni tra clima e salute e il riconoscimento del valore delle conoscenze indigene.
Il piano sottolinea che l’adattamento deve affrontare le disuguaglianze, tra cui quelle legate al genere, all’età, alla condizione sociale e alle fragilità fisiche, affinché nessuno rimanga escluso dalla protezione sanitaria anche durante eventi estremi.
Innovazione, produzione e salute digitale
La terza linea di azione guarda al futuro dei sistemi sanitari, puntando su infrastrutture resilienti, produzione sostenibile di beni essenziali e digitalizzazione. Il documento sottolinea l’importanza della telemedicina, dell’utilizzo di energie rinnovabili negli ospedali, delle catene di approvvigionamento resilienti e delle scorte strategiche regionali, fondamentali per garantire continuità operativa anche sotto stress climatici.
L’innovazione, in questo quadro, non è soltanto tecnologica ma anche organizzativa: il piano invita a ripensare i processi di cura, a renderli più agili e decentralizzati, capaci di raggiungere aree remote e comunità isolate.
La necessità di nuovi investimenti
A sostegno di questo imponente sforzo collettivo, la Climate and Health Funders Coalition ha annunciato lo stanziamento di 300 milioni di dollari in fondi destinati a ricerca, politiche e innovazioni per affrontare ondate di calore, inquinamento e malattie infettive clima-sensibili.
Simon Stiell, segretario esecutivo della United Nations Framework Convention on Climate Change, sottolinea la portata storica dell’iniziativa: “Il Belém Health Plan – afferma – ci offre una base solida. Da qui in avanti abbiamo bisogno di sforzi coordinati, organizzati e adeguatamente finanziati”.
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