Società

Pendeza Shelters: dalla plastica all’abitare sostenibile

Scritto da 27 Settembre 2025 • 1 min di lettura
Ettore Benigni

Giornalista specializzato in economia circolare

Una social enterprise nata in Uganda trasforma l’inquinamento da bottiglie di plastica in un’opportunità per ridurre l’impatto ambientale, creare lavoro e costruire case sicure per comunità vulnerabili

Trasformare i rifiuti plastici in materiali da costruzione ecologici. È questa la mission di Pendeza Shelters, social enterprise nata nel 2022 nella regione del Rwenzori, in Uganda occidentale. L’obiettivo è duplice: ridurre l’inquinamento ambientale e offrire soluzioni abitative accessibili a chi ha perso la casa a causa di disastri o vive in condizioni di grave vulnerabilità. L’organizzazione, infatti, si rivolge principalmente a quel due terzi di persone senza dimora che vivono nelle aree rurali del Paese.

Il termine “Pendeza”, che in swahili significa “bello”, racchiude la filosofia del progetto: costruire abitazioni durevoli, resistenti al fuoco e in grado di regolare la temperatura interna, pensate per garantire comfort abitativo anche alle comunità di rifugiati e alle popolazioni colpite da inondazioni.

INDICE DEI CONTENUTI

Il modello: comunità al centro

Uno degli aspetti più innovativi di Pendeza Shelters è l’approccio basato sulle persone: invece di affidarsi a macchinari, l’organizzazione coinvolge direttamente le comunità locali nelle attività di raccolta, selezione, compattazione e costruzione. Questo modello non solo riduce l’impatto ambientale, ma genera occupazione e nuove competenze, per contribuire al benessere sociale.

L’impegno va oltre la costruzione delle case: Pendeza offre programmi di formazione per insegnare alle persone a gestire i rifiuti plastici e trasformarli in risorsa, favorendo così resilienza e autonomia nelle comunità più colpite dall’emergenza ambientale.

La storia di David Monday

Il percorso di Pendeza Shelters è legato alla vicenda personale del suo fondatore, David Monday. Nato nel distretto di Kasese, nel 2007 ha visto la propria abitazione devastata da un’alluvione, in cui perse il fratello. Proprio questa tragedia lo ha spinto all’azione: dopo una prima esperienza maturata con la Social Innovation Academy nel 2014 e la co-fondazione di Upcycle Africa, nel 2022 ha dato vita a Pendeza Shelters.

Da allora, il progetto è cresciuto fino a diventare un punto di riferimento internazionale nella consulenza su iniziative di riciclo e costruzione sostenibile, portando la sua esperienza oltre i confini dell’Uganda.

Dall’inquinamento al mattone ecologico

Il cuore del progetto è l’upcycling dei rifiuti plastici. Bottiglie raccolte nelle comunità vengono trasformate in eco-bricks, ovvero mattoni ecologici realizzati compattando plastica e terra. Questi materiali innovativi consentono di costruire case resistenti e sostenibili, dimostrando che anche ciò che viene considerato scarto può diventare valore.

Un ruolo centrale è affidato a giovani e madri single, che partecipano attivamente al processo di trasformazione, acquisendo competenze e opportunità di reddito. L’idea è quella di generare non solo nuove abitazioni, ma anche una nuova mentalità, fondata su sostenibilità e responsabilità ambientale.

L’impatto sul territorio

In pochi anni, Pendeza Shelters ha raggiunto risultati significativi: 1,3 milioni di persone in Africa hanno beneficiato direttamente o indirettamente delle iniziative di sensibilizzazione e formazione organizzate dall’associazione. I posti di lavoro creati sono in tutto 144, mentre oltre un milione di rifiuti plastici . Si legge sul sito di Pendeza Shelters, sono stati raccolti e riciclati. Le abitazioni costruite con gli eco-bricks dalla fondazione dell’organizzazione sono 45.

Un futuro più “bello” e sostenibile

La visione di Pendeza Shelters è di contribuire alla creazione di un mondo verde con comunità trasformate. Un impegno che si traduce in comportamenti responsabili verso l’ambiente, nella difesa della biodiversità e nella costruzione di un equilibrio tra uomo e natura.

Con il suo modello, l’organizzazione punta a dimostrare che affrontare la crisi dei rifiuti plastici non significa solo ridurre l’inquinamento, ma anche offrire dignità abitativa, lavoro e speranza. In altre parole, dare forma a un futuro che, proprio come suggerisce il nome, possa essere davvero “pendeza”: bello.