A firmare il progetto è Energy Dome, azienda italiana nata nel 2020. Il sistema di accumulo utilizza l’anidride carbonica per immagazzinare energia in modo efficiente ed economico
Nel ciclo delle energie rinnovabili esiste un gap: le tecnologie di produzione sono più sviluppate di quelle di accumulo, e questo causa uno squilibrio di sostenibilità anche dal punto di vista ambientale. Una possibile soluzione a questo problema è quella messa a punto da Energy Dome, la società con headquarters a Milano fondata nel febbraio 2020 dall’attuale Ceo, Claudio Spadacini, da Dario Rizzi (Cto) e Francesco Oppici (Product Officer). L’idea alla base del progetto è quella di utilizzare l’anidride carbonica come “ingrediente” principale per un innovativo sistema di stoccaggio dell’energia prodotta da fonti rinnovabili, la “CO2 battery”. “Per passare a un’energia completamente rinnovabile e sostenibile – si legge sul sito di Energy Dome – abbiamo bisogno di modi efficienti ed economici per immagazzinarla”.
“Da nemico da combattere la CO2 diventa fluido di lavoro perfetto per stoccare energia”, spiega in un’intervista pubblicata da Forbes Claudio Spadacini – . L’obiettivo è quello di potenziare l’utilizzo delle energie rinnovabili, riducendo la dipendenza da combustibili fossili in funzione della transizione energetica. La nostra tecnologia è pronta alla commercializzazione in grande scala perché basata su componentistica esistente sul mercato e facilmente reperibile in tempi brevi”.
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La CO2 Battery
L’anidride carbonica, secondo la vision di Energy Dome, è “il fluido perfetto per immagazzinare energia in modo economico in un processo termodinamico chiuso, poiché è uno dei pochi gas che può essere condensato e immagazzinato come liquido sotto pressione a temperatura ambiente. Ciò consente di immagazzinare energia ad alta densità senza dover raggiungere temperature criogeniche estreme”.
“La nostra tecnologia proprietaria – spiegano da Energy Dome – si basa su una trasformazione termodinamica chiusa. Manipoliamo la CO2 tra la fase gassosa e quella liquida. Ogni volta che è necessaria energia, la CO2 si riscalda, evapora e si espande, facendo girare una turbina e generando elettricità”. Tutto questo in un processo che – sottolinea l’azienda – non prevede nessuna emissione di anidride carbonica in atmosfera.
La tecnologia alla base della CO2 Battery
Il progetto della CO2 Battery si basa essenzialmente sull’evoluzione delle tecnologie Caes (Compressed Air Energy Storage) e Laes (Liquid Air Energy Storage), risolvendone i problemi principali: da una parte il fatto che l’aria ha una densità energetica bassa quando è sotto pressione, e dall’altra che quando viene portata alla forma liquida presenta gli svantaggi associati alle temperature criogeniche, che rendono il sistema complesso e non competitivo. “Utilizzando la CO2 al posto dell’aria – spiegano da Energy Dome – il sistema offre gli stessi vantaggi di Laes e Caes, quindi l’alta densità di energia e l’immagazzinamento di energia a temperatura ambiente, ma senza gli svantaggi associati a efficienza, costi e dipendenza dal sito”.
Focus sulla sostenibilità
Un altro punto decisivo a favore della Co2 Battery è il fatto che il sistema – il cui primo impianto è stato testato in Sardegna – per funzionare si basa su un ristretto numero di materie prime che sono tutte riciclabili e ampiamente reperibili, come l’acciaio, l’acqua e l’anidride carbonica. Il sistema rende così possibile una soluzione di nuova generazione per immagazzinare l’energia prodotta da fonti rinnovabili, che consente lo stoccaggio di grandi quantità di energia e dà quindi un contributo decisivo al programma di transizione energetica verso cui il Paese è ormai avviato. In sostanza la CO2 Battery è in grado di restituire alla rete il 75% dell’energia che immagazzina per almeno 30 anni di durata per ogni impianto.
I riconoscimenti
A evidenziare che l’idea della CO2 Battery sia effettivamente un’innovazione importante per il mondo dell’energia, e in particolare delle rinnovabili, è stato anche l’European Innovation Council, che attraverso uno dei suoi principali strumenti di finanziamento, l’Eic Accelerator, ha concesso a Energy Dome – la prima società italiana a ricevere questo sostegno – un finanziamento da 17,5 milioni di euro.
A questo si aggiungono le menzioni nella categoria “Startup per il Clima” del Premio Sviluppo Sostenibile 2022 e al contest Bloomberg New Energy Finance Pioneers 2022. Gli investimenti raccolti complessivamente da Energy Dome per sviluppare la propria idea ammontano così complessivamente a circa 25 milioni di euro.
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