Scarpetta di Venere, un’orchidea a forte rischio di estinzione
Scritto da
Outbe
Startup innovativa e Società Benefit che avvicina aziende e persone alla natura proponendo attività e programmi outdoor rigenerativi per creare una vera cultura di sostenibilità.
Perché parliamo di questa specie?
Le grandi orchidee esotiche di Asia e di Africa sono oggi tra le piante più presenti nelle case degli italiani; eppure, fino a pochi decenni fa, il loro posto nell’ambiente domestico era preso dalle controparti autoctone più vistose, come nel caso per esempio della Scarpetta di Venere, un’orchidea dai fiori gialli e bordeaux che oggi, dopo secoli di raccolta indiscriminata e distruzione dell’habitat prediletto, resiste eroicamente in poche popolazioni isolate e a forte rischio di estinzione locale.
Di cosa parliamo?
Identikit
Nomi comuni: scarpetta di Venere, pianella della Madonna, cipripedio
Nome scientifico: Cypripedium calceolus
Caratteristiche fisiche: è tra le specie di orchidee più grandi d’Europa, presentandosi con fusto alto fino a 60cm e incastonato da uno o pochi fiori molto appariscenti e voluminosi. La forma di quest’ultimi è davvero peculiare: come scarpette gialle abbellite di laccetti bordeaux, i fiori presentano petali e sepali fusi tra loro a formare tre lunghi nastri, alla base dei quali protrude perpendicolarmente al terreno un labello caratteristicamente concavo e spazioso (la scarpetta).
Caratteristiche comportamentali: la scarpette di Venere, che fiorisce precocemente già ad aprile e fino a giugno inoltrato, non produce nettare, cioè la sostanza zuccherina normalmente impiegata dalle piante come esca per attirare gli insetti golosi verso il polline (a sua volta, il corrispettivo vegetale degli spermatozoi animali e quindi motore della riproduzione di questi organismi altrimenti immobili). Questo tratto apparentemente svantaggioso trova in realtà giustificazione nel fatto che l’insetto visitante, una volta attratto dal colore e profumo del labello e cascatovi dentro, non può uscirne facilmente senza aver prima preso involontariamente con sé un po ‘ di polline utile. Questo, nel dettaglio, avviene perché la forma interna della scarpetta massimizza le difficoltà di uscita dal buco di entrata, forzando l’insetto a uscire da un secondo passaggio, più stretto, dove il polline è strategicamente posizionato.
Habitat d'elezione
Orchidea presente con discontinuità nelle radure montane dai Pirenei alla Manciuria, e dalla Lapponia all’Algeria, la scarpetta di Venere è molto tollerante del freddo e in genere amante dei climi più freschi, trovando quindi rifugio nelle regioni più meridionali dell’areale solamente a partire dai 1000 m di altezza, come nel caso dell’Abruzzo e delle Alpi in Italia, o appunto dei Pirenei in Spagna.
Rapporto con l'uomo e stato di conservazione
Al pari di tutte le altre specie di orchidee, la raccolta di questa specie è oggi vietata, in virtù della perdita di habitat selvatici idonei al suo corretto sviluppo. Inoltre secoli di raccolta indiscriminata hanno rarefatto fortemente la sua presenza, portandola ad estinguersi facilmente in quella località dove era rimasta più isolata che altrove (vedi per esempio l’Appennino Settentrionale, un tempo catena di collegamento tra le popolazioni, oggi separate, d’Abruzzo e di Alpi: da notare il parallelismo tra orso marsicano e orso alpino).
Cosa possiamo fare noi?
La scarpetta di Venere, seppur ancora presente in varie località d’Italia, è oggi inserita tra le specie di orchidee maggiormente a rischio di estinzione locale, considerata la scarsa capacità di dispersione nell’ambiente e conseguente riconquista del territorio sottrattole dall’uomo. Se la incontriamo ricordiamoci quindi di non strapparla o maneggiarla malamente, e di caricare ogni sua foto su piattaforme di citizen science come iNaturalist. Non importa che sia in fiore, vanno bene anche foglie e “frutti” (le capsule contenenti i semi submillimetrici che appaiono dopo la maturazione del fiore).