Gambero della Louisiana: un pericolo per la biodiversità autoctona e l’agricoltura
Scritto da
Outbe
Startup innovativa e Società Benefit che avvicina aziende e persone alla natura proponendo attività e programmi outdoor rigenerativi per creare una vera cultura di sostenibilità.
Perché parliamo di questa specie?
Il gambero della Louisiana, nonostante le apparenze, rappresenta una delle specie esotiche più pericolose mai importate in Italia. Oggi l’Europa ne vieta tanto il commercio, rivolto alle buone carni, quanto l’allevamento in acquariofilia, e questo in virtù dei tanti danni, diretti e indiretti, che esso può arrecare alla biodiversità autoctona, e persino all’agricoltura, quando rilasciato nell’ambiente. Imparare a riconoscerlo e a segnalarlo prontamente alle autorità competenti rappresenta quindi un antidoto parziale ma fondamentale all’attuale espansione micidiale.
Di cosa parliamo?
Identikit
Nomi comuni: gambero della Louisiana, gambero rosso di palude, gambero del fango, gambero killer
Nome scientifico: Procambarus clarkii
Caratteristiche fisiche: gambero rossastro, quando adulto, e capace di raggiungere i 12 cm di lunghezza (chele escluse). Caratteristica peculiare tra i gamberi d’acqua dolce, questa specie può tollerare una certa salinità, e questo fattore, sommato alla capacità di muoversi per lunghe distanze fuori dall’acqua, e alla tolleranza dei propri tessuti corporei ai contaminanti presenti e nell’acqua e nel terreno, ne agevola il movimento tra corpi idrici di svariato tipo, quindi in ultimo la capacità di colonizzare nuovi habitat a spese della biodiversità autoctona.
Caratteristiche comportamentali: quando gli episodi di siccità si fanno più frequenti e importanti, questo gambero è capace di prolungare le tane sotterranee normalmente modeste e approfondirle anche più di un metro, costruendo così un riparo costantemente umido dove poter riposare anche molte settimane in attesa della stagione migliore. Questo comportamento rientra tra i motivi principali dell’indebolimento degli argini dei fossi di campagna dove la specie si va ad installare, motivo per cui, al pari delle nutrie, rappresenta un pericolo non solo per la fauna e flora locale, ma anche per l’agricoltura.
Habitat d'elezione
Questa specie molto adattabile predilige alimentarsi indistintamente tra fiumi, torrenti, canali, paludi e laghi, dove cerca, quando giovane, soprattutto piccoli uova, piccoli invertebrati o loro carogne, passando poi ad una dieta decisamente più vegetale da adulto. È originario del bacino del Mississippi, ma oggi, grazie ai ripetuti rilasci deliberati nell’ambiente, si trova in tutti i continenti (Antartide escluso), rappresentando una specie aliena invasiva dal potenziale ecologico distruttivo per la biodiversità locale (in particolar modo per i crostacei d’acqua dolce autoctoni).
Rapporto con l'uomo e stato di conservazione
Gli americani allevano questo gambero per le ottime carni da oltre due secoli, ma oggi lo stesso rappresenta una dei crostacei più allevati al mondo grazie al mercato asiatico, che lo ha sostituito nei propri mercati locali alle essenze autoctone, perché più delicate e quindi più difficili da allevare. Il suo areale mondiale è perciò fortemente espanso rispetto all’originale, e questo anche grazie ai diversi microbi di cui è potenziale portatore sano: dove questi arrivano, infatti, fanno purtroppo sicura strage indiretta di specie come Astacus astacus e Austropotamobius pallipes, i corrispettivi crostacei d’acqua dolce europei, portando alla loro spesso definitiva estinzione locale.
Cosa possiamo fare noi?
Anche se l’espansione del gambero della Louisiana sembra ormai inarrestabile, è in realtà ancora possibile arginare localmente la sua espansione di comune accordo con le autorità competenti, specie quando a rischio sono le fragilissime popolazioni di gamberi e granchi di fiume autoctone, abbarbicate miracolosamente dentro alcune ultime sacche di resistenza sparse qua e là per la penisola. iNaturalist rimane quindi uno strumento utile in questo senso, se accoppiato alla pronta segnalazione alle autorità di bacino idrico locali. Per approfondire l’argomento, si consiglia la lettura del documento prodotto da ISPRA in merito alla sua gestione.