Oltre un quarto delle coppie italiane è monoreddito maschile, creando una profonda vulnerabilità per le donne. Garantire libertà e sicurezza significa prima di tutto assicurare l'indipendenza finanziaria
La violenza contro le donne è radicata anche nelle dinamiche economiche.
La disparità di potere e di opportunità tra i generi, unita alla conseguente mancanza di autonomia finanziaria per molte donne, può rappresentare un fattore che incide in modo significativo sulla violenza di genere. Da questo punto di vista, l’indipendenza economica si configura come uno strumento fondamentale per la sopravvivenza, e quindi la lotta per la parità salariale assume un valore primario come strategia di contrasto efficace alla violenza di genere.
INDICE DEI CONTENUTI
Panoramica della disparità economica
Secondo il rapporto “Il lavoro delle donne tra ostacoli e opportunità” di CNEL-ISTAT, le famiglie in Italia in cui l’uomo è l’unico a percepire reddito superano il 25% del totale, un dato che posiziona il Paese tra quelli europei con la maggiore incidenza di questo modello. Nel Mezzogiorno, in particolare, la donna non lavora in circa 4 coppie su 10.
Quando entrambi i partner lavorano e percepiscono redditi simili, il rischio di povertà è molto ridotto (solo pochi punti percentuali). Al contrario, nelle famiglie con un’unica fonte di reddito, questo rischio supera il 50%. Ciò sottolinea chiaramente come l’accesso delle donne a un’occupazione retribuita sia essenziale per garantire la stabilità economica e il benessere familiare.
Tutto questo avviene in un contesto generale in cui il tasso di occupazione femminile italiano è il più basso nell’Unione Europea, con uno scarto di circa 12-13 punti percentuali rispetto alla media UE (2024).
Quadro storico: conto corrente e diritti delle donne
In Italia, si registra una persistente disuguaglianza nell’autonomia economica femminile: solo il 68,8% delle donne si dichiara finanziariamente indipendente, lasciando il restante 31,2% in una condizione di dipendenza da partner o familiari. Il divario è aggravato da una carenza di alfabetizzazione finanziaria: il 42% delle donne non possiede un conto corrente personale e il 33% non è in grado di gestire un bilancio familiare in autonomia.
Tutto questo ha radici dure da sradicare: prima della Riforma del Diritto di Famiglia del 1975, le donne coniugate non godevano di piena autonomia legale sui beni e sui conti, potendo utilizzare spesso solo conti cointestati e soggetti al controllo maritale.
Perché la parità economica può contrastare la violenza di genere
Molte donne vittime di violenza si trovano nell’impossibilità di cercare aiuto o di allontanarsi dalla situazione abusiva proprio a causa della mancanza di libertà finanziaria e di una formazione professionale adeguata che permetta un immediato inserimento nel mondo del lavoro. Questa assenza di alternative concrete le spinge a rimandare la fuga, percependola come una via irrealizzabile.
Per questo motivo, l’attività dei centri antiviolenza è cruciale, in particolare per l’inserimento lavorativo delle donne che subiscono violenza. Questo percorso, infatti, le rende economicamente indipendenti, riducendo significativamente la probabilità che tornino dal partner violento.
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