Progetto M.A.R.E., il “diario di bordo” di Federica Recchia e Annalisa Mazzitelli

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

Le due colleghe Sorgenia sono salite a bordo del catamarano da La Maddalena a Olbia, per la prima tappa dell’iniziativa di Centro Velico Caprera e One Ocean Foundation: “È stata un’esperienza scientifica ma anche emotiva, che ora vogliamo trasferire ai nostri colleghi e non solo”

Federica Recchia e Annalisa Mazzitelli sono le prime due colleghe di Sorgenia a essere salite a bordo del catamarano di Progetto M.A.R.E. (Marine Adventure For Research and Education). La tappa d’esordio, da sabato 30 aprile a martedì 3 maggio, è partita da La Maddalena per concludersi a Olbia. L’intero progetto, promosso dal Centro Velico Caprera in collaborazione con One Ocean Foundation con il sostegno di Sorgenia e altri sponsor, durerà 12 settimane, per 26 tappe e 1.500 miglia di navigazione. Gli equipaggi che si alterneranno a bordo toccheranno in tutto 25 aree marine protette con l’obiettivo di studiare, divulgare e proteggere il mare.

Di cosa parliamo?

La prima tappa in Sardegna

A inaugurare quest’avventura, dicevamo, sono salite a bordo del catamarano Federica Recchia, che è Responsabile People Management di Sorgenia Bioenergie, la divisione che si occupa delle centrali di produzione di energia elettrica da biomasse, e Annalisa Mazzitelli, Business Developer Biometano della Divisione di Sorgenia per lo Sviluppo delle Energie Rinnovabili

“In questa prima tappa abbiamo toccato le principali isole dell’arcipelago di La Maddalena: Spargi, Budelli, Santa Maria, Tavolara, Molara, l’Isola Piana vicino a Tavolara e poi Olbia, dove abbiamo lasciato il posto a due nostri colleghi – raccontano Federica e Annalisa – a bordo abbiamo partecipato a tutte le attività dell’equipaggio, sia durante la navigazione che per le attività in porto o in rada. Gli scienziati, un oceanografo della Nato che studia gli effetti del cambiamento climatico sugli oceani e un suo collega del Cnr che focalizza la propria attività di ricerca sulle onde, sulle condizioni di vita dei cetacei, sulla flora e sulla fauna marine, insieme a una biologa della Marina Militare, ci hanno fatto partecipare alle loro attività di ricerca e hanno condiviso con noi e con gli altri ospiti a bordo le loro conoscenze e le finalità della loro attività”. “In più, per senso di responsabilità – prosegue Federica – ci siamo occupate di pulire dalla plastica, abbandonata dai turisti o trascinata fin lì dalle correnti, alcune spiagge su cui ci siamo fermati”.

Le attività scientifiche con cetacei e posidonia

“Ogni mattina e durante la navigazione il comandante del Centro Velico Caprera ci dava indicazioni sulla rotta che avremmo seguito – prosegue Annalisa – mentre con gli scienziati abbiamo approfondito il tema del canyon di Caprera, un santuario pelagico nel cuore del Mediterraneo su cui è in corso un’attività di monitoraggio acustico. I cetacei – hanno spiegato gli scienziati a bordo – usano il suono, che si propaga nell’acqua, per navigare, per comunicare e per localizzare e cacciare le prede. A tale scopo sono stati posizionati in più punti strategici del Canyon, tre dispositivi di registrazione del suono, per monitorare la presenza e la distribuzione nell’area di mammiferi che nuotano in profondità (es: zifi). I risultati di tali ricerche permetteranno di capire meglio l’utilizzo da parte dei cetacei di questo habitat e, al tempo stesso, di ideare soluzioni mirate a mitigare l’impatto sui cetacei dei rumori antropogenici.

Durante la navigazione abbiamo affrontato temi che riguardano le conseguenze dei cambiamenti climatici, quindi dell’innalzamento del livello dell’acqua del mare e delle sue possibili conseguenze sul pianeta. Inoltre durante una sosta all’Isola Piana abbiamo potuto osservare da vicino la posidonia oceanica”. Si tratta di una pianta marina che funge da nido, riparo, o addirittura da casa per la fauna marina, e le cui foglie in autunno si staccano, come quelle della maggior parte delle piante che conosciamo, e inevitabilmente salgono verso la superficie dell’acqua, venendo poi sospinte a riva, che la posidonia preserva dall’erosione. La posidonia è una pianta che necessita di una forte illuminazione, da cui consegue come sia la trasparenza dell’acqua sia la profondità siano fattori determinanti per la sua crescita.

È noto che le praterie di Posidonia oceanica svolgono un ruolo fondamentale sulla dinamica costiera in quanto possono agire sulla sedimentazione, sulle onde e le correnti la cui intensità viene notevolmente ridotta dalla presenza della stessa.

Cosa rimane di questa esperienza

Oltre che essere stata un’esperienza pratica, in cui hanno sperimentato anche la navigazione a vela e la vita di bordo – ci tengono a sottolineare Federica e Annalisa – si è trattato di un momento molto coinvolgente dal punto di vista emotivo. “Quando siamo scese a Olbia avevamo le lacrime agli occhi – racconta Annalisa – e questo la dice lunga sul fatto che sia stato per noi un esperimento di successo. Siamo entrate in contatto con temi, persone, attività, istituzioni fin dall’evento inaugurale di venerdì 29 aprile, quando abbiamo avuto la possibilità di visitare il Centro Velico Caprera e la scuola della Marina Militare di La Maddalena. L’esperienza è stata molto positiva anche per il clima che si è creato fin dal primo momento in barca: siamo state bene e anche gli interventi degli scienziati sono stati coinvolgenti. Ci hanno consentito di soffermarci su temi che ci riguardano da vicino e a cui spesso nella vita di tutti i giorni non diamo la giusta importanza”

Ora ci sarà da portare un po’ di questa rafforzata consapevolezza nella vita di tutti i giorni, come spiega Federica: “Fin da subito ci siamo chieste come potremo fare, nel nostro piccolo, una volta tornate alla nostra quotidianità, a contribuire al cambiamento dell’attitudine generale che riserva ancora troppo poca attenzione all’ambiente e alla sostenibilità, e proprio dal confronto a bordo abbiamo provato a “tirare fuori” qualche idea. A iniziare dal fatto che troppo spesso non si considerano un’ottica circolare le tre componenti dell’ambiente in cui viviamo, l’acqua, l’aria e la terra. Che invece sono strettamente collegate fra loro: i comportamenti sbagliati in casa, sulla terra, possono essere molto dannosi per l’acqua e per l’aria, e rendersene conto fino in fondo è importante. Una sensibilità – continua Federica – che riguarda i singoli cittadini ma anche le istituzioni, che spesso su questi temi sono ancora troppo distratte”.

La maggiore consapevolezza e le azioni concrete in programma

Questa consapevolezza porta con sé anche una ricaduta pratica: “Ci è venuto in mente – spiegano Federica e Annalisa – che potremmo fare sensibilizzazione coinvolgendo gli scienziati conosciuti a bordo in un “We Share”, i momenti di condivisione in azienda che di solito programmiamo il lunedì mattina. Ci farebbe piacere mettere a disposizione anche di chi non è salito a bordo ciò che abbiamo imparato e le emozioni che abbiamo provato”.

“La sensibilizzazione è importante – conclude Annalisa – ognuno di noi si imbatte ogni giorno in notizie che riguardano il cambiamento climatico, l’innalzamento del livello dei mari, tutti dovremmo essere consapevoli delle conseguenze catastrofiche che potrebbero avere. A me ha colpito particolarmente il fatto di essere potuta entrare in contatto diretto con la posidonia oceanica, e aver potuto conoscere il suo ciclo di vita, che è tanto importante per la salute, l’ossigenazione e la pulizia delle acque, perché crea microambienti puliti all’interno dei nostri mari. Navigando lungo l’isola di Tavolara, abbiamo osservato da vicino il cosiddetto ’solco di battente‘ che si forma a livello del mare. Ed in alcuni casi ha un’altezza di poco superiore alla marea locale. È importante monitorare e misurare ’I solchi‘ perché costituiscono un naturale livello del mare inciso nelle rocce granitiche dell’isola”.