Gender pay gap, per le donne stipendi più bassi del 30%

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

I dati dello studio realizzato da Uil: nel 2024 il tasso di occupazione femminile è del 18,1% più basso rispetto a quello maschile. E la differenza nelle retribuzioni cresce con il progredire dell’età. Differenze che si riflettono anche sui trattamenti pensionistici

Sono tre i gap che affliggono l’universo femminile nel mondo del lavoro: quello occupazionale, quello retributivo e quello pensionistico. A scattare la fotografia è lo studio “Il lavoro delle donne”, realizzato dal servizio Lavoro, Coesione e Territorio della Uil. 

“Le donne vogliono poter lavorare – spiega la segretaria confederale Ivana Veronese – Vogliono un lavoro che sia dignitoso, equo, sicuro e che valorizzi le proprie competenze e capacità. Come Uil continueremo a fare la nostra parte, dentro e fuori i luoghi di lavoro, perché le donne possano essere chi desiderano, senza dover rinunciare a parti importanti di sé”.

Di cosa parliamo?

Il gap occupazionale

Dalla ricerca del sindacato emerge che nell’anno in corso le donne occupate sono in media il 18,1% in meno degli uomini. Analizzando il 2023, inoltre, rappresentano il 95,6% degli inoccupati le donne che non lavorano per motivi legati alla cura della famiglia e ai figli.

Il gap retributivo

Quanto al secondo o aspetto del gap, quello retributivo, la ricerca prende come riferimento i dati Inps sui dipendenti del settore privato (esclusi l’agricoltura e il settore domestico), ed evidenzia che nel 2022 – a fronte di 9.718.242 uomini con una retribuzione pro capite media annua di 26.227 euro – le donne erano 7.260.183 e la loro retribuzione media si fermava a 18.305 euro, per un gap del -30,2%.

Lo studio evidenzia anche che il divario di retribuzione cresce proporzionalmente all’aumentare dell’età delle lavoratrici: se infatti si ferma al -24% per le dipendenti fino a 29 anni, arriva a toccare il -33,6% per quelle con più di 60 anni.

Prendendo invece in esame il pubblico impiego, in questo caso il divario retributivo a svantaggio delle donne è pari al 16,6%, ma arriva a punte del -19% in alcuni casi particolari come nel campo della Sanità e in quello delle università e degli enti di ricerca.

Il gap pensionistico

Quanto ai trattamenti pensionistici, dallo studio Uil emerge che le donne sono penalizzate del 36% rispetto agli uomini: l’importo medio annuo delle pensioni, stando ai dati riferiti al 2022, è infatti di 17.579 euro per gli uomini e scende a 11.333 euro per le donne.

Il part-time e le altre tipologie contrattuali

Analizzando i dati sul part-time, nel 2022 questo genere di contratti ha riguardato complessivamente 5,6 milioni di persone nel privato, per il 63,4% donne. La loro retribuzione media è stata di 11.704 euro, per una perdita di 13.039 euro rispetto al contratto a tempo pieno.

Sempre nel campo del privato, se in media la retribuzione media per le donne è più bassa del 30,2% rispetto ai loro colleghi uomini, il divario è del –27,7%  nei contratti a tempo indeterminato, del -17,7% per i rapporti di lavoro a tempo determinato e del -17,4% per i contratti stagionali.