Case Green dal 2030: gli obiettivi della normativa UE
Scritto da
Ettore Benigni
Giornalista
Entro il 2030 gli Stati membri dovranno arrivare a ridurre di almeno il 16% il consumo medio degli edifici residenziali. Tutti gli edifici residenziali di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero
Gli edifici residenziali sono responsabili in Europa del 40% dei consumi energetici e del 36% delle emissioni di gas serra. Per rendere più sostenibile l’intero comparto, il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva nota come “case green” (“Energy Performance of Buildings Directive”, o Epbd). La normativa fa parte del cosiddetto pacchetto “Fit for 55″, che si pone l’obiettivo al 2030 di ridurre le emissioni di gas serra nette come minimo del 55%.
Si tratta di un insieme di adeguamenti della preesistente direttiva sulle prestazioni energetiche nell’edilizia, se pure addolciti rispetto alla formulazione originaria, soprattutto per quanto riguarda le ristrutturazioni. Il provvedimento, in sostanza, fissa una serie di paletti sia per l’adeguamento sostenibile del patrimonio immobiliare esistente, sia soprattutto per le nuove costruzioni.
Per entrare in vigore nei singoli Stati membri la direttiva dovrà essere approvata dai governi nazionali, ed entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Ogni stato membro dovrà presentare a Bruxelles la propria roadmap dettagliata per il raggiungimento degli obiettivi.
Di cosa parliamo?
Cosa prevede la direttiva Case Green
Lo scopo della revisione della direttiva, spiegava una nota del Parlamento europeo, è di ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore edilizio entro il 2030, per pervenire alla neutralità climatica entro il 2050.
“Tra gli obiettivi – si legge nel comunicato – figurano anche la ristrutturazione di un maggior numero di edifici con le prestazioni peggiori e una migliore diffusione delle informazioni sul rendimento energetico”.
Le nuove norme prescrivono che tutti i nuovi edifici siano a emissioni zero a partire dal 2030, mentre quelli occupati o di proprietà delle autorità pubbliche dovranno anticipare questo obiettivo al 2028. Quanto agli edifici residenziali, sarà necessario “garantire una riduzione dell’energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035”.
Nel caso degli edifici non residenziali, le norme prevedono che venga ristrutturato entro il 2030 almeno il 16% di quelli con le peggiori prestazioni, per arrivare al 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi di prestazione energetica.
Gli interventi per le caldaie
Quanto alle caldaie, la direttiva prevede una deadline fissata al 2040 per lasciarsi alle spalle i sistemi alimentati da combustibili fossili, con lo stop a partire da quest’anno di incentivi e sussidi per le caldaie autonome a combustibili fossili, incentivando nel contempo il passaggio a soluzioni alimentate da energie rinnovabili.
Inoltre, i Paesi dell’Unione dovranno garantire l’installazione progressiva di impianti solari – se tecnicamente ed economicamente fattibile – negli edifici pubblici e non residenziali, in funzione delle loro dimensioni, e in tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030.
Le esenzioni
Per gli Stati Membri sarà possibile conteggiare, per certificare il raggiungimento degli obiettivi, anche gli interventi di efficientamento energetico sul patrimonio immobiliare, realizzati a partire dal 2020. Gli unici edifici a rimanere esenti dalle nuove norme saranno quelli storici e agricoli, le chiese e i luoghi di culto, gli immobili a uso militare e quelli a uso temporaneo.
I risultati in termini di sostenibilità
Dall’applicazione in tutti gli Stati membri della direttiva Case Green il legislatore si aspetta una serie di effetti positivi. Si parte ovviamente dall’obiettivo principale della riduzione di emissioni di gas serra, che porterebbe con sé un deciso miglioramento della qualità dell’aria. A questo si aggiunge l’effetto di promuovere l’utilizzo delle energie rinnovabili diminuendo la dipendenza dai combustibili fossili, e l’aumento dell’efficienza energetica.
Oltre a questi effetti diretti, però, la direttiva porterebbe con sé anche una serie di effetti secondari, come quello di stimolare l’innovazione tecnologica in Europa, puntando su nuove tecnologie e nuovi materiali sempre più sostenibili, e quello di preservare le risorse naturali.
I benefici economici della direttiva Case Green
Oltre ai benefici per l’ambiente, la direttiva Case Green abiliterà anche una serie di vantaggi economici. I singoli cittadini, grazie all’efficientamento energetico, potranno ottenere risparmi in bolletta fino al 40%, oltre che vedere aumentare il valore di mercato del proprio immobile. Considerando il quadro più ampio, l’applicazione della nuova normativa contribuirà alla creazione di nuovi posti di lavoro nel campo dell’efficientamento energetico e dell’installazione di impianti alimentati da energie rinnovabili. Oltre a questo, infine, c’è da considerare la riduzione della dipendenza dai combustibili fossili importati.