Nicoletta Boldrini founder di Tech4Future, esperta dell’impatto delle tecnologie sull’uomo: “L’intelligenza artificiale fa già parte della nostra quotidianità. E potrà essere fondamentale per la sostenibilità”
“L’intelligenza artificiale non è una tecnologia. È una disciplina di studio appartenente all’informatica, credo che sia importante ribadirlo per darle i suoi corretti ‘confini’. È innegabilmente una disciplina che ha dato origine a diverse tecniche e tecnologie che già oggi fanno parte della nostra vita quotidiana, anche senza saperlo. Pensiamo per esempio alle immagini sui nostri telefonini e a come sia possibile catalogarle secondo alcuni parametri che ci vengono suggeriti (paesaggi, volti, foto nelle quali ci siamo noi, luoghi…). Quella classificazione è opera di un sistema basato su una tecnica di intelligenza artificiale, il riconoscimento delle immagini.
Oppure, pensiamo agli assistenti vocali, sia quelli già presenti sui nostri smartphone sia quelli che stanno entrando nelle nostre case, come Alexa o Google Assistant, solo per citare un paio di esempi tra i più noti. Questi oggetti interagiscono con noi attraverso il riconoscimento e la comprensione del linguaggio naturale, altre tecniche tipiche dell’intelligenza artificiale”. A parlare è Nicoletta Boldrini, giornalista indipendente, autrice e consulente, founder e direttrice di Tech4Future, progetto nato con la vocazione di promuovere la conoscenza delle tecnologie analizzandone i possibili impatti, tra rischi e vantaggi, su persone ed aziende.
Nicoletta, quali saranno i cambiamenti abilitati dall’AI che avranno un impatto maggiore sulle nostre vite da qui ai prossimi anni?
La vita odierna è già caratterizzata dalla presenza costante di tecnologie abilitate dall’intelligenza artificiale:
- quando facciamo un prelievo di denaro a uno sportello automatico; le banche utilizzano, infatti, avanzati sistemi di analisi dei dati e degli eventi per mitigare i rischi di frodi
- quando chiediamo aiuto ad un chatbot su un sito web
- quando vediamo le raccomandazioni all’interno di siti eCommerce, di intrattenimento video, sulle app musicali,
- quando utilizziamo la posta elettronica, che viene di default smistata eliminando lo spam, identificando, ad esempio, la posta indesiderata o i messaggi “secondari”.
L’elenco può davvero continuare a lungo!
In che direzione si svilupperanno le nuove soluzioni?
Guardando la “rivoluzione” da una prospettiva più ampia, in un futuro (non troppo lontano) la capacità di analizzare grandissime quantità di dati in tempo reale e di “dedurre” attraverso correlazioni di eventi, abitudini, comportamenti, dati di geo-localizzazione e monitoraggio degli spostamenti di cose e persone, offrirà un potenziale enorme per il miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia della sicurezza pubblica. Si pensi alla sicurezza e prevenzione dei crimini in aeroporti, stazioni ferroviarie e città metropolitane oppure alla prevenzione e gestione della crisi in casi di calamità naturali come terremoti e tsunami.
A mio avviso una delle aree dove potremo vedere cambiamenti molto importanti è quella della sanità.
Può farci qualche esempio?
Avremo a disposizione soluzioni tecnologiche basate su diverse tecniche di intelligenza artificiale in grado, per esempio, di aiutare i medici a fare diagnosi precoci anche per malattie rare, forme di tumori non riconoscibili all’occhio umano, malattie degenerative o neurologiche come l’Alzheimer. La ricerca farmacologica avrà a disposizione soluzioni sempre più avanzate per lo studio dei geni (non solo umani, ma anche dei virus o dei tumori) per realizzare farmaci di precisione (capaci di arrivare solo nelle cellule dove davvero serve) e personalizzati (prodotti in base alle caratteristiche biologiche e genetiche di ciascun individuo). La strada è ancora molto lunga, va ricordato, ma le prospettive sono incoraggianti.
È vero che grazie all’intelligenza artificiale i robot “ruberanno lavoro” agli umani? Quali saranno le opportunità che si apriranno a fronte del cambiamento introdotto dall’automatizzazione di alcuni processi?
No, i robot non ruberanno il lavoro ma è innegabile che il progresso tecnologico, non solo dell’intelligenza artificiale, ci pone certamente di fronte a nuove sfide non banali. Il cambiamento in realtà è in atto da molti anni: nella società industriale di metà Ottocento gli operai rappresentavano oltre il 90% di tutta la forza-lavoro, oggi supera di poco il 30%. La maggior parte dei lavori, oggi, non è di carattere manuale e i robot – ma sarebbe meglio dire sistemi automatizzati – sono entrati nella vita lavorativa ben prima che si parlasse di intelligenza artificiale.
L’introduzione degli sportelli bancari automatici ha comportato un minor impiego di cassieri e impiegati, ma robot e intelligenza artificiale non c’entrano nulla, solo per citare un esempio.
Il problema è che oggi il progresso tecnologico corre molto più velocemente rispetto al passato non offrendoci possibilità di adeguamento. Riconoscere il problema è certamente il primo grande passo da fare, anche per coglierne in realtà le opportunità.
A fronte di grandi cambiamenti come quelli in atto, infatti, le competenze scarseggiano e, guardando la cosa dalla prospettiva opposta, aumentano le richieste di nuove figure professionali. Se vogliamo rimanere nell’ambito dell’intelligenza artificiale, sono molti i nuovi lavori che si creeranno, dal designer dei sistemi basati su AI agli AI Copywriter (per la “scrittura” dei sistemi cognitivi), passando per i filosofi dell’AI.
A uno sguardo più ampio, è bene capire a fondo che l’automazione corre veloce ed è in grado, già oggi, di compiere anche lavori intellettuali, non solo manuali. In futuro meno del 20% dell’intera forza lavoro svolgerà lavori manuali, il 30% assumerà ruoli impiegatizi ma il restante 50%, se non di più, svolgerà attività creative. Le opportunità vanno quindi colte osservando il cambiamento da prospettive più ampie, non solo quella dell’automazione.
Al centro del dibattito si stanno facendo largo sempre più temi “etici” sull’applicazione dell’AI. Quali sono le questioni più spinose a cui sarà necessario dare un inquadramento normativo?
È necessario iniziare a valutare gli impatti che l’utilizzo di tecnologie basate su tecniche di intelligenza artificiale possono generarsi nel lungo periodo e che non derivano solamente da un utilizzo poco etico delle tecnologie, per esempio per scopi illeciti, ma dall’alimentazione di pregiudizi – quasi sempre del tutto involontaria – che trasferisce alle macchine processi discriminatori e di diseguaglianza.
A titolo di esempio, è successo che nel processo di recruiting per ruoli apicali, ove la scrematura iniziale delle candidature era affidata a un sistema automatizzato, le donne venivano scartate da quel sistema “semplicemente” perché gli algoritmi furono addestrati attraverso set di dati che mostravano una sola realtà: nei ruoli apicali nelle aziende ci sono prevalentemente uomini e questo è ciò che ha appreso l’algoritmo.
Non è un pregiudizio intenzionale, ma solleva naturalmente questioni etiche e di discriminazione di genere tutt’altro che banali.
Cosa si può fare dal punto di vista tecnologico e normativo per governare questi processi?
Dalla prospettiva tecnologica, ci si dovrebbe muovere verso la cosiddetta “ethics by design”, ossia portare determinati principi etici all’interno del processo di sviluppo di un sistema che utilizza tecniche di intelligenza artificiale. Dalla prospettiva istituzionale servirà agire su più fronti non limitandosi solo a guardare nella direzione delle tecnologie ma cercando di capirne a fondo gli impatti. La questione etica riguarda anche, per esempio, il divario che potrebbe crearsi tra chi ha competenze tecniche e chi no. Andremo incontro a nuove forme di disuguaglianza? Sono domande scomode ma che i legislatori devono porsi immediatamente.
L’intelligenza artificiale ci consentirà probabilmente anche di fare cose che soltanto fino a poco tempo fa ci sarebbero sembrate impossibili, da fantascienza. Ci può fare qualche esempio?
Credo che l’esempio numero uno arrivi dall’attuale situazione di crisi sanitaria che stiamo vivendo. Le tecniche di intelligenza artificiale alla base di alcune soluzioni tecnologiche, hanno consentito ai ricercatori di sequenziare il genoma del coronavirus e di analizzarne le strutture proteiche, arrivando così in brevissimo tempo a capire, in una prima fase, quali farmaci utilizzare per contrastare la malattia e, in una seconda fase, a identificare e testare in tempi record i vaccini.
L’intelligenza artificiale può aiutare a prevedere la struttura di importanti proteine cruciali per l’ingresso e la replicazione del virus e fornire informazioni utili che possono aprire la strada allo sviluppo di farmaci in un tempo molto breve. Questo era davvero fantascienza fino a pochissimi anni fa.
Come può essere applicata l’intelligenza artificiale nel campo della tutela dell’ambiente e della sostenibilità? Ci sono sperimentazioni degne di nota in corso?
Nel 2018 il World Economic Forum ha condotto lo studio “Harnessing Artificial Intelligence for the Earth” (Sfruttare l’Intelligenza Artificiale per il benessere della Terra) identificando sei sfide globali che possono trovare nell’intelligenza artificiale l’alleato numero uno. Queste le sfide:
- il cambiamento climatico
- la conservazione della biodiversità
- la tutela degli oceani
- la sicurezza idrica
- la protezione dall’inquinamento atmosferico
- la prevenzione di eventi catastrofici
Per ciascuna di queste sfide, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale apre interessanti opportunità proprio in ottica di tutela dell’ambiente e di sostenibilità.
Reti energetiche distribuite
A titolo di esempio, con le reti energetiche distribuite l’intelligenza artificiale può migliorare la prevedibilità della domanda e dell’offerta di energie rinnovabili attraverso una rete distribuita, migliorare lo stoccaggio di energia, l’efficienza e la gestione del carico, assistere nell’integrazione e nell’affidabilità delle energie rinnovabili e consentire prezzi e scambi dinamici, creando incentivi di mercato.
Agricoltura intelligente
Nel campo dell’agricoltura intelligente e dei sistemi alimentari l’agricoltura potenziata dall’intelligenza artificiale prevede la raccolta automatizzata dei dati, il processo decisionale e le azioni correttive tramite robotica per consentire, per esempio, il rilevamento precoce di malattie e problemi delle colture, fornire un’alimentazione più qualitativa e corretta al bestiame e, in generale, ottimizzare i rendimenti agricoli in base alla reale domanda. Ciò promette di aumentare l’efficienza delle risorse riducendo l’uso di acqua ma anche dei fertilizzanti e dei pesticidi che sono una delle cause legate agli attuali cambiamenti climatici.
Veicoli elettrici
Potremmo poi passare ai veicoli elettrici autonomi e connessi: guidati da sistemi basati su tecniche di intelligenza artificiale, abiliteranno un diverso concetto di mobilità basata su elettrificazione e sharing. Le auto, potendosi guidare da sole, potranno andare a ricaricarsi quando serve ed essere disponibili per le persone là dove serve e quando serve. Possedere un’auto sarà del tutto superfluo. E il pianeta ringrazierà.