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AmbienteAcqua, la sostenibilità al servizio delle comunità locali

Stefano Oldani, presidente dell’associazione di promozione sociale attiva a Milano e in Lombardia: “Il nostro sogno è di riqualificare una struttura abbandonata con terreno circostante per farla diventare un posto bello per il cuore e per gli occhi delle persone, utile e al servizio delle comunità”

Stefano Oldani è presidente di AmbienteAcqua dal 2008, e la sua storia personale e professionale è legata a doppio filo con quella dell’associazione che ha fatto della sostenibilità, declinata in tutti i suoi aspetti, la propria mission. In questa intervista racconta la storia di questa realtà particolarmente radicata a Milano e in Lombardia, e i progetti per il futuro di AmbienteAcqua.

Qual è la storia di AmbienteAcqua?

L’associazione nasce come una Onlus, e oggi siamo un’associazione ambientalista di promozione sociale. La storia inizia nel 2000 da un gruppo di soci fondatori, educatori ambientali impegnati soprattutto nelle scuole: il primo tema attorno a cui è nata questa esperienza era l’acqua e del suo utilizzo responsabile, visto che già 23 anni fa era chiaro che non si trattasse di una risorsa inesauribile. Io mi sono avvicinato all’associazione nel 2004 con il servizio civile volontario, partecipando ai percorsi di educazione alla cittadinanza, uno degli ambiti su cui AmbienteAcqua si stava specializzando. Nel 2008, una volta diventato socio, il consiglio direttivo decide di eleggermi a presidente: carica che ricopro tuttora. Nel tempo ci sono stati diversi cambiamenti di sede, da Milano a Cologno Monzese e poi di nuovo a Milano, nella sede attuale di Quarto Oggiaro, un’area periferica con molte case di edilizia residenziale pubblica, dove ci troviamo in uno spazio in affitto del Comune di Milano.

Cosa ha distinto l’attività di questa associazione nel tempo?

Siamo sempre stati consapevoli di non voler limitare la nostra attività a un solo ambito, e di voler tentare di ampliare la nostra presenza su tutto il territorio regionale. Siamo impegnati così nella tutela ambientale e del paesaggio sotto varie forme. Ad esempio, gestiamo un punto parco, quello di Rodano, a casa Gola, del Parco agricolo Sud di Milano, e andremo prossimamente a gestirne uno nuovo, un centro etnografico all’interno della Cascina Castello a Settala. Siamo inoltre impegnati in progetti di agricoltura sociale e di tutela del territorio, che vanno dall’area di interesse comunitario come le Sorgenti della Muzzetta fino alla possibilità di rigenerare e recuperare alcuni campi di proprietà pubblica e privata. Abbiamo deciso di diversificare le attività per diversificare allo stesso tempo le fonti di finanziamento, collaborando con Fondazione Cariplo e con enti pubblici, con la Regione Lombardia, con la Città metropolitana e diversi Comuni, consorzi e aziende oltre a donazioni e al 5×1000 che reinvestiamo sempre in attività probono. Più recentemente abbiamo avviato collaborazioni anche con aziende private che hanno iniziato, direttamente o tramite le loro fondazioni, a sostenere azioni per la tutela del territorio e il miglioramento della vita delle persone.

Come si caratterizza la vostra presenza a Quarto Oggiaro?

Il punto qualificante è la relazione con le comunità locali, operando in sinergia con altre associazioni. Il principio che seguiamo dall’inizio è di fare quello che siamo capaci di fare e collaborare con altri dove sappiamo di non avere le competenze. Ad esempio, abbiamo realizzato gli orti condivisi nei cortili, coinvolgendo altre associazioni impegnate nel sostegno alle persone con disabilità, abbiamo ideato un percorso per il riconoscimento delle piante nel parco di Villa Scheibler con le associazioni del quartiere. Coordiniamo inoltre un servizio di raccolta e distribuzione gratuita di mobili usati e di oggettistica, molto utile per chi non ha le possibilità economiche per pensare all’arredamento della propria casa. Poi c’è la raccolta e la consegna gratuita di libri, insieme al book crossing nei parchi e alle portinerie dell’edilizia residenziale pubblica. Da diversi anni abbiamo inoltre dato vita a un servizio di raccolta dell’olio esausto domestico.

Un altro punto qualificante è quello dell’educazione alla cittadinanza…

Sì, coordiniamo alcuni Consigli Comunali dei ragazzi e delle ragazze: dal 2004 portiamo avanti questo progetto in alcuni Comuni di diverse province come Como e Varese oltre a Milano. È un’iniziativa di educazione civica e alla vita democratica per la fascia di età che va dalla terza elementare alla terza media, con l’obiettivo di creare organismi propositivi che raccolgano idee ed esigenze, formulando progetti che vengono poi presentati alla pubblica amministrazione. È interessante notare come anche i piccoli comuni siano particolarmente sensibili a queste iniziative. Quanto a Milano, gestiamo in partenariato con altre realtà i consigli di municipio delle ragazze e dei ragazzi.

Come riuscite a mantenere alta l’attenzione verso la sostenibilità ambientale?

Oltre a quelli già citati, abbiamo in essere progetti che riguardano i cosiddetti Plis, i parchi locali di interesse sovracomunale: in Lombardia ce ne sono tanti, e in questa cornice organizziamo iniziative di educazione ambientale tradizionale per far conoscere la flora e la fauna autoctona, rivolte alle nuove generazioni e alle comunità locali.

Siamo anche impegnati in progetti di gestione consapevole delle aree verdi, con agronomi, agroecologi, esperti di zone umide, che in Lombardia sono tante. E poi abbiamo un interessante progetto che riguarda il Monte Stella, la montagnetta di San Siro, unica altura presente nella città di Milano.

In cosa consiste il progetto di Monte Stella?

Il Monte Stella è una piccola altura artificiale costruita sulle macerie della seconda guerra mondiale. Grazie a Fondazione di Comunità Milano, siamo impegnati a realizzare attività di coinvolgimento delle scuole, anche attraverso l’alternanza scuola-lavoro con istituti superiori, organizziamo eventi coinvolgendo gli abitanti del quartiere ed infine insieme ai nostri partner di progetto e al Comune di Milano abbiamo promosso studi mirati alla quantificazione dei servizi ecosistemici offerti dal parco, alla individuazione di un’area destinata a divenire oasi urbana, alla intercettazione e regimazione delle acque meteoriche con criteri di ingegneria naturalistica.

Che tipo di feedback avete rispetto ai progetti che proponete?

Devo dire che con il passare degli anni abbiamo registrato un’attenzione crescente sia nella pubblica amministrazione sia nei cittadini. Oggi sono tutti molto più consapevoli dell’importanza della sostenibilità. Soltanto per fare un esempio, oggi i cosiddetti “quartieri dormitorio” sono sempre meno dei dormitori, perché le persone sono più interessate e attente ai tentativi di tutelare anche i singoli fazzoletti di verde, le campagne e gli edifici storici. Questo anche grazie alle molte persone che si spendono nell’associazionismo con l’obiettivo di valorizzare e tutelare tutto quello che hanno intorno.

Quanto partecipano i giovani?

Una buona fetta è molto attenta e porta avanti azioni politiche importanti, sull’onda dell’attivismo di Greta Thunberg. Credo che sia molto importante provare a coinvolgerli, perché quello della sostenibilità è potenzialmente anche un ambito che potrebbe diventare per alcuni di loro uno sbocco professionale. In più, credo che sia fondamentale mobilitarsi non soltanto per ciò che succede altrove, come la siccità in Africa o la deforestazione in Amazzonia, ma anche per ciò che abbiamo nel nostro quartiere, a partire dalla cementificazione.

Che obiettivi vi siete posti per il futuro?

Vorremmo diventare un ente specializzato nel formare i cittadini ma anche le amministrazioni locali e i tecnici su alcuni temi a noi cari. Vorremmo essere riconosciuti come professionisti specializzati nella gestione di riserve naturali, zone umide, e del paesaggio nelle sue varie sfaccettature. E in prospettiva ci piacerebbe recuperare, gestire ed aprire ai cittadini uno dei tanti luoghi abbandonati presenti in Lombardia, ma ad oggi non abbiamo ancora trovato quello che fa al caso nostro. Vorremmo inoltre proseguire con i progetti di agricoltura sociale, che sono da sempre il nostro pallino, mettendo a punto progetti che siano formativi e remunerativi per chi partecipa, per dare la possibilità a neet, giovani che non studiano e non lavorano, a persone che hanno perso il lavoro, a ragazzi migranti, a donne sole e a persone con disabilità di creare un proprio percorso di autonomia. L’agricoltura in questo contesto non deve essere vista soltanto dal punto di vista della produzione alimentare, ma può riguardare anche specie tintorie, piante officinali e aromatiche, che possano adattarsi al meglio alle attuali condizioni climatiche. Infine, ci stiamo ristrutturando internamente cercando nuovi professionisti che vogliano collaborare con noi e abbiamo impegnato nostri soci nella promozione del volontariato in AmbienteAcqua, nell’accoglienza di MAP ovvero persone cioè che stanno sperimentando percorsi alternativi al carcere e i PUC, percettori del reddito di cittadinanza.

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