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We Play Green, per un ambiente più sostenibile partendo dal calcio

Morten Thorsby, centrocampista della Sampdoria e della nazionale norvegese, è un attivista per l’ambiente e, con la sua fondazione We Play Green, punta a sensibilizzare più persone possibili sui temi legati all’emergenza ambientale

Morten Thorsby è partito da un assunto abbastanza semplice: il calcio è in grado di alimentare passione e garantire visibilità ai suoi interpreti. Una community di tre miliardi e mezzo di persone segue costantemente, e con grande interesse, quello che succede sui campi di gioco e tutto ciò che è intorno ai suoi protagonisti. Morten fa il calciatore, gioca nella Sampdoria e crede che, attraverso la mobilitazione di club calcistici e giocatori in tutto il mondo, si potrà un giorno ristabilire un equilibrio con la natura. Per questo ha dato vita a una fondazione no-profit che si chiama We Play Green. Lo scopo è quello di coinvolgere colleghi e società di calcio per creare maggiore consapevolezza sull’ambiente, su problemi come l’inquinamento, i cambiamenti climatici e la perdita della biodiversità.

Il progetto

L’idea di dare vita a We Play Green è nata in occasione dell’incontro a Roma con l’allora ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Thorsby e i suoi collaboratori (Carlo e Pietro Ienca e Luigi Chiurchi) hanno preparato il loro progetto per presentarlo all’ex ministro Costa nell’agosto del 2020, ma l’attivismo del calciatore blucerchiato – e la sua capacità di farsi seguire – parte da più lontano. Dai tempi in cui giocava nell’Heerenveen, in Olanda, quando era riuscito a convincere i suoi compagni di squadra a recarsi al campo d’allenamento in bicicletta e a ridurre significativamente l’uso di bottigliette di plastica. Un esempio di come la passione e la capacità di coinvolgere gli altri possa produrre risultati. Con We Play Green l’ambizione di Thorsby è, appunto, anche quella di raccogliere fondi e portare avanti campagne di comunicazione su più larga scala.

Il campionato della sostenibilità

Uno dei primi progetti su cui We Play Green sta lavorando, e che già nel 2022 potrebbe vedere la luce, è quello di una Sustainability League in Norvegia, Paese natio di Thorsby: un torneo per squadre in cui si misura l’impatto ambientale attraverso degli indici di sostenibilità e che, allo stesso tempo, possa educare protagonisti e spettatori ad adoperarsi per un calcio più green. Thorsby ritiene che serva agire in fretta, utilizzando progetti e approcci differenti perché il calcio, a suo avviso, è più indietro rispetto ad altre realtà. Nonostante questo, ha riconosciuto un cambiamento in positivo nella consapevolezza dei suoi compagni rispetto a quando, nel 2014, iniziò la sua esperienza in Olanda. È più frequente, adesso, che nello spogliatoio si affrontino temi come l’emergenza ambientale e che altri atleti si facciano delle domande.

Adesioni e riconoscimenti

Tra i calciatori che hanno già sposato la causa di We Play Green ci sono connazionali di Thorsby come Sondre Rossbach, Mats Moller Daehli ed Emil Stabaek. Ma anche gli olandesi Siem De Jong e Maarten De Fockert, e la tre volte campionessa d’Italia con la Juventus Sofie Junge Pedersen, centrocampista danese.

L’impegno di We Play Green ha attirato l’attenzione del primo ministro norvegese Jonas Gahr Store, che ha incontrato in videochiamata Thorsby alla vigilia della conferenza sul clima di Glasgow. Negli stessi giorni Thorsby, De Jong e De Fockert hanno potuto discutere delle loro iniziative anche con Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione Europea e commissario europeo per il clima e del Green Deal europeo, che ha espresso il suo “totale supporto” al loro lavoro. Nello scorso novembre il Fifpro, il sindacato internazionale dei calciatori, ha premiato l’impegno di Thorsby con il “Player Activism Award”.

 

Il numero due sulle spalle

Il linguaggio più diffuso tra gli appassionati di uno sport è quasi sempre quello del gioco, dunque un linguaggio non verbale. Una comunicazione fatta di gesti tecnici, regole e abitudini che si ripetono di anno in anno, di settimana in settimana. La consapevolezza del proprio ruolo in questa sfera mediatica ha indotto Thorsby a scegliere un numero di maglia significativo per lanciare un ulteriore messaggio. Un numero inusuale per un centrocampista come lui: il 2. Due come i gradi di aumento della temperatura media del globo, oltre la quale si verificherebbe il surriscaldamento del pianeta. Stare al di sotto dei due gradi centigradi è appunto l’obiettivo che si è stabilito con l’Accordo di Parigi. Thorsby avrebbe voluto scegliere l’1,5 ma i regolamenti non glielo hanno consentito.

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