Dieci mesi di storie di imprenditrici e imprenditori italiani per sostenere il Made in Italy e la sostenibilità
Up Sorgenia ha raccontato, in questi ultimi mesi, diverse realtà agricole italiane che producono materie prime bio e a km zero e startup che forniscono strumenti per una produzione più sostenibile, che rispetti l’ambiente, gli animali e i lavoratori: esempi virtuosi del nostro Paese. A sostenere questa narrazione sono anche i dati, l’Italia è nelle posizioni di testa in Europa nel campo del biologico: per la superficie agricola dedicata, per numero di operatori e per quantità di prodotti esportati.
Piccoli e medi imprenditori hanno condiviso le loro storie, ecco una selezione:
Le aziende agricole che fanno bene all’ambiente
La filiera agroalimentare italiana è composta da oltre un milione di imprese, in cui complessivamente trovano impiego circa 3,5 milioni di persone. Il comparto contribuisce al prodotto interno lordo del nostro Paese per il 15% del totale. E anche in questo settore è in atto una transizione verso la sostenibilità, che si appoggia in modo sempre più determinante sulle tecnologie digitali per essere più efficace e per fare in modo che gli investimenti portino a risultati tangibili in termini di riduzione degli sprechi di risorse e di una razionalizzazione del loro utilizzo. Con il risultato di guadagnare in sostenibilità e in efficienza, contenendo i costi e guardando a nuove opportunità di business.
Ad accelerare questo passaggio è intervenuta anche l’emergenza causata dalla pandemia, che nel campo dell’agricoltura non ha causato un blocco della produzione, ma che spesso ha comportato una revisione e una modernizzazione dei processi. Modernizzazione che per il futuro potrà contare su un’accelerazione decisa grazie anche alle risorse stanziate dall’Europa e dal Governo con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Tutto questo all’insegna della sostenibilità, non soltanto dal punto di vista ambientale, ma anche da quello sociale, con una maggiore attenzione verso le condizioni di lavoro dei dipendenti delle singole aziende fino ad arrivare anche ai fornitori e ai lavoratori dell’indotto.
A fotografare la situazione in Italia, che testimonia come le aziende agricole siano ormai avviate verso un percorso di sostenibilità, è il rapporto 2020 di AGRIcoltura100, progetto che premia le aziende sostenibili e che ha già avviato l’indagine per l’edizione 2021, nato dalla collaborazione tra Confagricoltura e Reale Mutua, e realizzato dal Cerved.
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Bella Dentro
Bella Dentro è una realtà italiana che riduce lo spreco di cibo al livello dei produttori. In sostanza si occupa di quella frutta e verdura che è “brutta fuori”, nel senso che, non avendo un aspetto esteriore perfetto è scartata dalle regole della grande distribuzione, che seguono precisi canoni estetici per l’acquisto delle loro grandi quantità da vendere nei supermercati di tutta Italia. Non si tratta della qualità della frutta e della verdura, ma della dimensione, del colore, dell’uniformità. Così, poiché la natura non rispetta i canoni estetici della grande distribuzione, grandi quantità di frutta e verdura restano invendute sugli alberi degli agricoltori, in terra, o nei loro magazzini.
Scopri di più: Bella Dentro: azienda italiana che si oppone allo spreco di frutta e verdura
Coltivatori di emozioni
“Viviamo nel Paese più bello del mondo, siamo primi al mondo per biodiversità, contiamo su più di 5mila prodotti tradizionali censiti, ma molti di questi sono custoditi da piccoli agricoltori e rischiano di scomparire. Così come ci sono piccoli, splendidi borghi che corrono il pericolo di essere abbandonati. Abbiamo pensato che fosse una buona idea attivarsi per creare una rete in cui ognuno, che si tratti di un privato cittadino o di un’azienda sensibile al tema, possa contribuire per sostenere queste realtà e preservarne l’esistenza”. Biagio Amantia, co-founder di Coltivatori di Emozioni insieme a Paolo Galloso, racconta come è nata – nel 2016 – la loro idea e si è sviluppata fino a dare lavoro, oggi, a dieci persone, tutti giovani ed entusiasti.
Scopri di più: Coltivatori di Emozioni, la realtà che sostiene i piccoli agricoltori di qualità
Evja
“Evja è nata a Napoli nel 2015 con il sogno di creare un’agricoltura più sostenibile. Questo sogno è poi diventato un progetto grazie al lavoro svolto con gli altri co-founder Davide Parisi e Antonio Affinito. Per realizzare questo progetto abbiamo unito la nostra esperienza e coinvolto partner scientifici come università e centri di ricerca, entrando sul mercato nel 2017. Due anni dopo abbiamo aperto una sede a Wageningen, nel cuore della Food Valley olandese e attualmente operiamo in quattro continenti e lavoriamo con aziende che vanno dai piccoli produttori di prodotti locali alle grandi multinazionali agroalimentari”. A raccontare in quest’intervista la storia di Evja è Paolo Iasevoli, Chief marketing officer oltre che terzo co-founder dell’azienda.
Scopri di più: Evja, AI e IoT per realizzare il sogno dell’agricoltura sostenibile
Ager Oliva
In Toscana ci sono circa quattro milioni di alberi d’ulivo abbandonati, che quindi non ricevono le cure di cui hanno bisogno e che rappresentano un enorme spreco per una delle produzioni d’eccellenza del Made in Italy, l’olio. Per sensibilizzare le persone e contrastare una tendenza che vede l’Italia perdere quota nel panorama internazionale dei produttori d’olio, Tommaso Dami ha deciso di creare una startup che propone a privati e aziende l’adozione delle piante abbandonate, che così possono tornare a essere curate e a produrre. Per dare un’idea della situazione basti pensare che negli anni ‘90 l’Italia era il primo produttore mondiale di olio d’oliva, con 2 milioni e 300mila tonnellate d’olio, contro le attuali 250mila (in confronto la Spagna oggi conta su una produzione di un milione e seicentomila tonnellate). In questa intervista Tommaso, 31 anni, originario di Modena e residente a Pistoia, laureato in economia a Firenze ed appassionato di agricoltura, racconta come è nata l’idea e quali sono le prospettive di Ager Oliva, che al momento conta già su tremila ulivi adottati e che entro la fine dell’anno si propone di arrivare a 5mila.
Scopri di più: Ager Oliva, ulivi toscani salvati con l’adozione a distanza
Gioosto
“Gioosto nasce nel 2019 come spin-off dell’associazione ‘NeXt Nuova Economia per Tutti’, che a sua volta è attiva dal 2011 e nel tempo ha consolidato un’utenza di diversi milioni di persone sui valori dell’economia sostenibile e circolare”. A raccontare come si è sviluppata questa piattaforma e quali sono i progetti per il futuro è Gabriele Vignati, responsabile commerciale della società, sottolineando i valori che sono alla base del progetto fin dalla sua nascita. “Proprio nelle scorse settimane si è chiuso a Firenze il Festival Nazionale dell’Economia Civile, il più importante evento annuale dell’associazione. Per dare un’idea dell’impegno e dei valori di NeXt può bastare dire, ad esempio, il fatto che tra i suoi fondatori c’è professor Leonardo Becchetti, tra i massimi esperti del settore in Italia, docente di Economia politica all’università di Roma Tor Vergata”.
Scopri di più: Gioosto, l’e-commerce che fa rima con sostenibilità
Le sorelle Linardi
Lo zafferano trova casa in Calabria. Le piantagioni da cui proviene un prodotto molto apprezzato nella cucina gourmet e in alcune preparazioni regionali ormai note a livello internazionale, come il risotto alla milanese, sono arrivate anche a Castiglione Cosentino, a pochi chilometri da Cosenza, nella bassa pre-Sila di questa provincia. L’iniziativa parte da Benedetta Linardi, che insieme alla sorella Maria Concetta, entrambe under 40, ha fondato quattro anni fa un’azienda agricola “al femminile” sui terreni di famiglia, che negli ultimi anni erano rimasti incolti. In questa intervista l’imprenditrice racconta la sua storia, le difficoltà affrontate nell’ultimo periodo e i progetti per il futuro.
Scopri di più: Lo zafferano del Re: la storia delle sorelle Linardi
Tre startup, un obiettivo
Salvare le api vuol dire dare un contributo al mantenimento della biodiversità e alla conservazione della natura sul nostro Pianeta. Gli allarmi sul futuro a rischio di questi insetti si sono susseguiti con insistenza negli ultimi anni, tanto che per sensibilizzare l’opinione pubblica si è arrivati a istituire una giornata mondiale dedicata alle api, che ricorre il 20 maggio.
Ma cosa minaccia la loro sopravvivenza? Il rischio più grande viene dai cambiamenti climatici, e quindi dall’impatto delle attività dell’uomo sull’ambiente, che causano il riscaldamento globale e che, anche tramite i pesticidi e l’utilizzo di sostanze chimiche in agricoltura, modificano l’ecosistema rendendolo sempre più inospitale per questi insetti. Ma un mondo senza api non sarebbe soltanto un mondo senza miele: le api infatti trasportano il polline da un fiore all’altro, e quindi consentono l’impollinazione e il mantenimento della biodiversità. Secondo i dati del world food program, infatti, tre quarti dei vegetali che mangiamo derivano da un processo di impollinazione attivato dalle api.
Questo tema ha suscitato negli ultimi anni l’interesse di studiosi e addetti ai lavori, fino a giovani imprenditori sensibili alla sostenibilità ambientale e pionieri dell’innovazione che in Italia hanno fondato startup che in maniera diversa si pongono l’obiettivo di aiutare le api a proliferare e a proseguire nella loro opera fondamentale per l’ambiente.
Scopri di più: Così le startup salveranno le api