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Incendi in Canada, la nube di fumo viaggia fino alla Valle d’Aosta

A confermarlo sono le rilevazioni dell’Arpa regionale, che aveva già riscontrato il fenomeno in occasioni analoghe negli anni scorsi. Le polveri sottili hanno raggiunto le Alpi attraversando l’oceano in alta quota, come dimostrano i modelli previsionali e le immagini satellitari

Le conseguenze degli incendi che hanno interessato e stanno interessando il Canada arrivano a farsi sentire fino in Valle d’Aosta. A confermarlo sono i dati dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, secondo cui la foschia che si è registrata sul territorio alpino a partire dall’8 giugno non è stata semplicemente causata dall’umidità o da generiche foschie, ma è il risultato della discesa a quote più basse delle polveri sottili generate dai roghi in corso in Nord America nelle province centrali e occidentali del Canada (Manitoba, Saskatchewan, Alberta, British Columbia e parti dell’Ontario), trasportate in alta quota attraverso l’oceano Atlantico.

I dati rilevati dall’Arpa Valle D’Aosta

Secondo i dati registrati dalle centraline dell’Agenzia regionale, a partire dalla mattina di domenica 8 giugno si è verificato sulla Valle d’Aosta un rapido aumento delle polveri sottili, per l’esattezza le PM10 e le PM2,5. Dopo un primo picco alle 8 del mattino, la presenza di questi inquinanti è scesa grazie a un cambiamento nella circolazione e nelle caratteristiche delle masse di aria, per poi tornare a salire e rimanere a livelli alti fino alla mattina successiva, quella di lunedì 9 giugno, a causa dello spostamento di nuove correnti cariche di fumo. La concentrazione di polveri sottili nell’aria, in ogni caso, non ha superato in Valle d’Aosta il limite stabilito dalle norme che regolano la qualità dell’aria a tutela della salute dell’uomo, che è di 50 microgrammi per metro cubo come media nell’arco delle 24 ore.

La provenienza delle polveri sottili

Non è la prima volta che l’Arpa Valle d’Aosta rileva il fatto che le conseguenze degli incendi in Nord America arrivano a far sentire le proprie conseguenze anche sulle Alpi: gli stessi fenomeni si erano infatti già verificati anche nel 2024 e nel 2023.

A confermare che si tratti di polveri sottili causate dagli incendi in Canada, spiega l’agenzia regionale, sono i modelli atmosferici e le immagini satellitari, che “fotografano” gli spostamenti delle nubi di fumo. I sistemi di rilevazione di Arpa Valle d’Aosta degli strati più elevati dell’atmosfera, spiega l’agenzia, hanno permesso di rilevare l’arrivo delle polveri in quota, intorno ai 4mila metri sul livello del mare, che sono poi discese al livello del suolo. A confermare i dati sono poi intervenuti i risultati delle analisi del particolato effettuate grazie alla strumentazione avanzata della stazione di Aosta-Plouves, che hanno accertato come le polveri sottili siano compatibili con particelle di “fumo invecchiato” proveniente da grandi distanze.

Un indicatore chiave – spiega Arpa Valle d’Aosta – è la presenza di particelle con caratteristiche apparentemente simili a quelle tipiche dell’inverno, che si formano in nebbia, ma che sono invece rare in estate. Questo è interpretabile come il segno di polveri che hanno viaggiato a lungo nell’atmosfera, caricandosi di altri materiali durante il trasporto.

Gli incendi in Canada

Stando ai dati raccolti dal governo canadese, dallo United Nations University Institute for Water, Environment and Health (Unu Inwe) e dal Canadian Interagency Forest Fire Centre, nella primavera 2025 gli incendi boschivi in Canada sono stati eccezionalmente intensi, sono iniziati in anticipo e la loro gravità è stata superiore alla media registrata negli ultimi 10 anni.

Complessivamente, fino all’inizio del mese di giugno, in Canada sono andati in fumo più di 3,7 milioni di ettari di foreste, un record negativo per il Pese, che ha peggiorato i numeri del primato precedente che risaliva al 2023. Per dare un’idea della gravità del fenomeno potrà bastare sottolineare che i 3,7 milioni di ettari interessati dalle fiamme rappresentano una superficie superiore di quattro volte alla media decennale, che si attesta sugli 800mila ettari. Al 12 giugno, secondo i dati ufficiali, erano attivi sul territorio canadese 225 incendi, di cui 121 definiti “fuori controllo”. In conseguenza di questi disastri è stato necessario evacuare 33mila persone dalle proprie abitazioni, con allarmi continui per la qualità dell’aria anche negli Stati Uniti.

A contribuire alla gravità dei fenomeni, secondo gli studiosi, emergono le condizioni climatiche del periodo, con un inverno e una primavera insolitamente caldi e secchi e le temperature che nei primi mesi del 2025 sono state di almeno 2,5 gradi centigradi superiori alla media 1991-2020, con precipitazioni inferiori alla norma in molte aree colpite. A causa del cambiamento climatico, inoltre, secondo gli esperti la frequenza e l’intensità degli incendi in Canada sta accelerando in concomitanza con un innalzamento delle temperature che procede più rapidamente rispetto alla media globale.

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