Lo scorso anno andati in fumo 504mila ettari di boschi, per una superficie doppia rispetto a quella del Lussemburgo. Un “circolo vizioso” che si innesca con i cambiamenti climatici
Nel corso del 2023 sono andati in fiamme in Europa, Medio Oriente e Nord Africa più di mezzo milione di ettari di boschi, per l’esattezza poco oltre 504mila, una superficie equivalente al doppio dell’estensione territoriale del Lussemburgo. A certificarlo è la Relazione preliminare sugli incendi boschivi pubblicata a metà aprile dal Centro comune di ricerca della Commissione Europea.
I dati sul 2023
Secondo la relazione il picco dei roghi nei boschi per il 2023 si è registrato nel periodo estivo, prendendo di mira prevalentemente l’area del Mediterraneo. L’incendio più grave si è verificato in Grecia, vicino ad Alessandropoli, il più esteso che si sia verificato in Europa dagli anni ‘80.
Analizzando il tipo di vegetazione che è stata principalmente attaccata dagli incendi, si tratta per il 37% del territorio di arbusti e vegetazione sclerofilla, e per il 26%, pari a circa 120mila ettari, di foreste.
I roghi hanno causato nel 2023 l’immissione in atmosfera di 20 megatonnellate di anidride carbonica in atmosfera.
Lo storico degli incendi
Prendendo in considerazione lo storico delle rilevazioni degli ultimi anni i tre periodi peggiori per gli incendi, in quanto ad estensione delle aree interessate dai roghi, sono:
- il 2017, con più di 988mila ettari;
- il 2022 con 837mila e 200 ettari;
- il 2007, con 588mila e 400 ettari.
La situazione in Italia
Andando a consultare i dati degli incendi boschivi nel 2023 in Italia, la relazione evidenzia che si è trattato di una stagione peggiore rispetto al 2022: il Paese è stato il secondo dopo la Grecia tra i più colpiti per superficie bruciata. Il dato italiano rimane però migliore rispetto a quello del 2021, che dal punto di vista degli incendi la ricerca definisce “estremo”.
Nel 2023 gli incendi in Italia risultano essere stati inferiori alla media fino al mese di luglio, per poi subire un’impennata fino alla fine dell’anno. Nell’arco dei 12 mesi sono andati in fiamme sul territorio italiano 107.231 ettari di boschi, per un totale di 1.378 incendi, localizzati per la maggior parte in Sicilia, dove se ne sono verificati tre su quattro tra quelli che hanno interessato più di 500 ettari di vegetazione. L’incendio più esteso dell’anno, che ha interessato circa 3mila ettari, si è verificato nella zona di Reggio Calabria.
Le proiezioni per il 2024
A causa dei cambiamenti climatici, secondo la relazione, gli incendi boschivi stanno diventando sempre più frequenti arrivano a interessare aree che fino a pochi anni fa non erano considerate a rischio. I dati preliminari che aggregano le rilevazioni dei primi tre mesi del 2024, infatti, evidenziano che in questo periodo si è verificato quasi il doppio degli incendi rispetto allo stesso periodo del 2023, anche se su superfici generalmente meno estese.
Gli incendi e i cambiamenti climatici
Gli incendi e i cambiamenti climatici sono fenomeni legati a doppio filo. L’aumento delle temperature globali, infatti, rende più lunghi e intensi i periodi caldi, in cui è più facile che si sviluppino gli incendi, a causa della vegetazione più secca e della siccità più accentuata.
Il climate change inoltre influisce sui modelli delle precipitazioni, facendo sì che alcune aree ricevano meno acqua dalle piogge, mentre i climi più secchi e caldi si stanno progressivamente spostando verso Nord.
A questo va aggiunta l’opera dell’uomo, con le conseguenze dell’agricoltura intensiva e della deforestazione. Si innesca così un effetto a catena, dal momento che gli incendi stessi contribuiscono all’aumento delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera, una delle principali cause del riscaldamento globale.