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I diritti non fanno tendenza

E invece dovrebbero. Ecco perché.

Il lettore medio di questa pagina se la cava. O almeno pensa di cavarsela.

Abbiamo la percezione che l’erosione drammatica dei diritti sociali non ci riguardi che marginalmente, per senso di solidarietà con le persone più fragili.
Ma è davvero così?

Come la famosa rana che a mollo nell’acqua calda finisce bollita senza accorgersene, così il progressivo ridursi di quello che ci è dovuto in quanto cittadini divarica sempre di più la forbice tra chi è privilegiato e chi non lo è e pochi tra voi che state leggendo, sicuramente non chi sta scrivendo, resterà dall’altra parte. Da questa, invece, il sovraffollamento aumenta e le risorse diminuiscono.

Siete abituati a sentirci parlare di parità di genere, tema sicuramente vicino al nostro cuore e al cuore di una società più equa, ma anche tema che, per fortuna, ha una maggiore visibilità rispetto ad altri, che ci riguardano altrettanto da vicino.

Qualche esempio?

Alzino la mano quelli che tra voi hanno figli.

Secondo gli ultimi dati di Save the Children mancano circa 1400 pediatri di libera scelta per assicurare quel tetto di 800 assistiti per pediatra che garantisce l’accuratezza della presa in carico e secondo le stime dell’Anaao (Associazione Nazionale Aiuti Assistenti Ospedalieri) nel 2025 ne mancheranno circa 3300. Intanto in Italia (anche grazie al progressivo ridursi nei decenni della medicina preventiva e di comunità, in favore delle iper-specializzazioni?)  1 bambino su 5 soffre di un qualche tipo di patologia cronica.

Se invece del pediatra vostra figlia o vostro figlio dovesse avere bisogno della neuropsichiatria, dovrete sperare che sia libero uno dei 400 posti disponibili sui 700 che ne servirebbero. Anche se dopo la pandemia sappiamo più o meno tutti che la salute mentale di adolescenti e giovani è a rischio, il nostro paese stanzia per la salute mentale (compresa quella degli adulti) meno di quello che l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda per i Paesi del sud del mondo.

Il diritto alla salute (anche dei minorenni) dovrebbe essere garantito dall’art. 32 della Costituzione, ma i dati ci raccontano una storia diversa.

Non va meglio se parliamo di scuola, diritto all’istruzione e povertà educativa, insieme alla salute uno dei capisaldi universalistici del nostro ormai quasi defunto sistema di welfare.

Se andiamo a spulciare i dati ISTAT sul tema emerge chiaramente che, per quanto pubblica, gratuita e garantita a tutti in linea di principio, la scuola non riesce a garantire a tutti pari opportunità, ma replica le diseguaglianze di partenza. E le diverse opportunità riguardano già i piccolissimi.

Solo il 27% dei bambini sotto i 3 anni frequenta un nido, percentuale ancora lontana dal parametro del 33% fissato dall’Ue, con grandissime disparità tra nord e sud e sappiamo che le opportunità educative offerte ai bambini, proprio nei primi 1000 giorni di vita, condizionano fortemente lo sviluppo delle loro abilità future.

Potremmo proseguire con molti altri esempi, le opportunità offerte ai giovani, il lavoro, i diritti delle famiglie nei loro nuovi e molti modi di declinarsi.

Dimensioni che riguardano la vita di tutte e tutti noi, molto da vicino, ma che faticano ad entrare nel discorso pubblico e comune, a svegliare l’interesse sopito di un’opinione pubblica che può ancora fare la differenza nell’orientare le scelte del decisore pubblico.

Ritorna al futuro” vuole essere proprio questo. Un grido gioioso, irriverente, che sollecita a pensare, a riflettere sulla nostra condizione di persone e cittadini, a mettere in dubbio la linearità di un percorso “evolutivo” dei nostri diritti e del loro progressivo allargamento.

Siamo davvero così lontani (in meglio) dall’epoca suggerita dalle immagini della campagna?

Cosa abbiamo acquisito e cosa abbiamo invece perso negli ultimi 30 anni?

Non è ora di ritornare a quel futuro fatto di diritti che per le generazioni che ci hanno preceduto doveva essere il presente dell’oggi?

Una risata seppellirà le diseguaglianze?

Sarebbe un bel futuro a cui tornare.

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