Il sostegno a una famiglia di 65/75 mila api mellifere servirà per contribuire a creare nuove oasi. Il fondatore del progetto zero profit, Matteo De Simone: “Tutti possiamo fare qualcosa per proteggere la biodiversità e aiutare gli impollinatori, a partire dalle piante che scegliamo per i nostri balconi”.

“Tutti possono fare qualcosa per aiutare gli impollinatori a proliferare e per proteggere la biodiversità. E l’azione dei Greeners, una community attenta ai cambiamenti che si possono ottenere sommando tante piccole scelte individuali, può essere molto importante, e può aggiungersi a quanto di buono sta già facendo con l’adozione di una famiglia di 65mila api. Una forma di attenzione e di sostegno che ha contribuito alla creazione delle Oasi apistiche della Val Concei e di quella di Viserba” vicino a Rimini. A parlare è Matteo De Simone, fondatore del progetto zero profit “Saving Bees”, che in questa intervista racconta il progetto in corso grazie anche al contributo della community di Sorgenia, che può scegliere il sostegno a questo progetto nel catalogo a punti con i Green Coin guadagnati finora.

Di cosa parliamo?

Matteo, a proposito di piccole azioni quotidiane, cosa si può fare per salvare gli impollinatori?

Direi che si può partire dal balcone di casa, piantando soprattutto piante officinali, come la salvia, il rosmarino, il timo, la menta o l’origano, che sono molto ricercate dagli impollinatori. Se dal balcone passiamo al giardino, in questo caso potrebbe essere una buona soluzione, oltre alle piante officinali, scegliere di non curare troppo il giardino, o di lasciarne almeno una parte incolta con le erbe alte, che rappresentano una protezione importante per gli impollinatori. Sarà importante anche seminare diverse varietà di piante, come ad esempio la phyla nodiflora, che prolifera senza aver bisogno di irrigazione e fa grandi fioriture. A chi ha poi a disposizione terreni più grandi consiglierei di seminare un piato fiorito, dal momento che oggi in campagna mancano sempre più le fioriture a causa delle continue lavorazioni dei terreni, diventati ormai una sorta di deserti verdi, dove prevalgono le graminacee che non hanno utilità per gli impollinatori. Senza fiori non maturano i semi e le piante non riescono a riprodursi, con effetti negativi sulla biodiversità. E infine, ovviamente, abbiamo costantemente bisogno di aiuto nella ricerca di nuovi partner per allargare il raggio d’azione della nostra iniziativa.

Soltanto pochi giorni fa è stata celebrata la giornata internazionale delle api. Che ne pensa?

Su questo tema Saving Bees ha deciso di andare controcorrente, e di non partecipare alle celebrazioni, come abbiamo spiegato con i nostri post sui social. Abbiamo fatto questa scelta perché di fronte all’evidenza dei cambiamenti climatici l’uomo prosegue con la distruzione della biodiversità, su cui ha un impatto negativo forte. L’impressione è che nel momento in cui tutti dovrebbero moltiplicare gli sforzi per invertire la rotta sul rispetto della natura, una giornata in cui tutti raccontano cose che spesso non contribuisce a risolvere il problema. Noi di Saving Bees le cose le facciamo concretamente, senza limitarci agli annunci, e siamo determinati a farne di più, senza cercare passerelle. Ci piace andare nelle scuole a raccontare l’importanza della biodiversità, pubblicare libri indirizzati alle nuove generazioni, che saranno fondamentali per la costruzione del futuro del Pianeta, e vogliamo creare sempre più oasi e prati fioriti permanenti per aiutare gli insetti impollinatori, e lo facciamo tutto l’anno, ogni giorno.

In cosa consiste un’oasi apistica?

Si tratta di un grande terreno, oltre i 15.000 m2, con prati fioriti permanenti. Perché il problema degli impollinatori oggi è il fatto che non riescano a trovare risorse sufficienti per sopravvivere nel loro raggio medio di volo, a causa della semplificazione del paesaggio. Così i prati fioriti permanenti possono essere una soluzione non soltanto per le api mellifere, ma per tutti gli impollinatori, che sono composti per la maggior parte dagli apoidei, le cosiddette api selvatiche, non allevabili.

Cosa fate per avere un impatto sociale, oltre che ambientale, positivo?

Ogni volta che creiamo un’oasi sosteniamo un apicoltore che segue direttamente il progetto. E sempre a proposito dell’impatto sociale, come accennavo, quest’anno abbiamo pubblicato insieme a una piccola casa editrice di Rovereto, Cocai Design, il libro “Solo Dance”: è il primo al mondo fatto per i bambini e dedicato alle api selvatiche, realizzato con metodo montessoriano e ricco di immagini per privilegiare l’impatto visivo.

Come prosegue il progetto della creazione delle oasi?

Stiamo consolidando la rete dei nostri partner, che adottando simbolicamente una famiglia di api mellifere sostengono la creazione delle nostre oasi per gli impollinatori. La prima oasi a vedere la luce è stata quella di Rovigo, dove abbiamo seminato una ventina di piante diverse. Insieme al naturalista Michele Segalla, che ne è il custode, abbiamo realizzato l’oasi alpina della Val Concei e quest’anno abbiamo realizzato la terza oasi a Viserba, vicino a Rimini, che la fortuna – o il destino – ha voluto che non fosse toccata dalla disastrosa alluvione che negli ultimi giorni ha sconvolto la zona. Ora, grazie anche al sostegno dei Greeners, stiamo pensando di aprire appena possibile una nuova oasi, e stiamo valutando tra diverse ipotesi di localizzazione.