L’attivismo climatico per contrastare l’inquinamento atmosferico in una della capitali europee più inquinate d’Europa, al primo posto nella classifica del 2018

La capitale della Macedonia del Nord, Skopje, è regolarmente in cima alle liste delle città più inquinate d’Europa, e spesso del mondo. I giovani attivisti che lottano per migliorare la qualità dell’aria ci raccontano che il cielo sulla città non è mai limpido, l’aria è pesante e quasi irrespirabile. In inverno ci sono spesso miasmi, se si apre la finestra sembra di soffocare e quando si esce a fare un giro spesso ci si deve cambiare i vestiti perché emanano cattivo odore.
Molti cittadini hanno preso quindi l’abitudine di utilizzare l’applicazione AirCare sul proprio telefono per controllare i livelli di inquinamento intorno a loro e capire come muoversi in città. L’app è molto intuitiva: con un cerchio verde l’aria è ragionevolmente pulita. Se è giallo, c’è un po’ di inquinamento ma non tanto da infrangere i limiti dell’UE. Se è rosso o più scuro, l’inquinamento è oltre il limite e pericoloso per la salute. A realizzare l’app è stato Gorjan Jovanovski, giovane attivista e imprenditore macedone, che da anni si batte per una migliore qualità dell’aria.

Di cosa parliamo?

L’app di Gorjan Jovanovski

Il progetto di Gorjan Jovanovski è nato quando era ancora studente: “L’idea è nata quando mi sono imbattuto nei dati del governo, della stazione di misurazione del governo – ci spiega l’attivista – Poi mi sono reso conto che l’inquinamento atmosferico a Skopje era 20 volte superiore ai limiti dell’UE e quattro volte superiore a quello di Pechino, personalmente non potevo credere che fosse così.” L’obiettivo era quello di rendere accessibili al grande pubblico tutti i dati sull’inquinamento, che sono disponibili ma non necessariamente accessibili.
Grazie all’app di Jovanovski, in città è maturata sempre più consapevolezza circa la scarsa la qualità dell’aria e le conseguenze per la salute. All’inizio era nota solo a livello locale, ma col tempo è stata travolta dal successo: “All’inizio era solo sui social media che circolavano attraverso i miei amici. Sono arrivate alcune tv locali che hanno fatto un’intervista e poi è esplosa.”

L’inquinamento a Skopje

A Skopje nel 2018 i livelli cittadini di PM10 – minuscole particelle inquinanti di 10 micrometri di dimensioni, dannose per la salute umana – hanno superato i limiti dell’UE per un totale di 202 giorni. Sebbene la Macedonia del Nord non faccia parte dell’UE, ha avviato negoziati di adesione e ha ancora molta strada da fare per soddisfare gli standard di qualità dell’aria dell’Europa. Al momento, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che circa 4.000 morti premature all’anno nella Macedonia del Nord potrebbero essere dovute all’inquinamento atmosferico e si ritiene che il costo economico per Skopje sia compreso tra 570 e 1.470 milioni di euro. L’OMS considera l’inquinamento atmosferico un’emergenza sanitaria pubblica correlata a 8,8 milioni di morti premature ogni anno. È il più grande rischio per la salute ambientale in Europa. Nel 2018 la capitale Skopje, con circa 600.000 abitanti, era la capitale più inquinata d’Europa.
L’inquinamento atmosferico della Macedonia del Nord può essere attribuito alle emissioni delle ex industrie socialiste dell’era jugoslava, ai veicoli poco regolamentati, alla combustione dei rifiuti esterni e al riscaldamento domestico. Questo può causare, oltre ai problemi di salute, anche effetti psicologici come la depressione. Inoltre, le basse temperature invernali peggiorano la situazione, a causa dell’aumento della domanda di riscaldamento.
Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa locale Makfax il sindaco di Skopje, Petre Shilegov, ha confermato che circa 60.000 famiglie utilizzano legna e carbone di bassa qualità per il riscaldamento. Alcuni bruciano tessuti, plastica e rifiuti per riscaldare le loro case, a causa delle scarse forniture di gas e dell’alto costo dell’elettricità.
L’app di Jovanovski si è inserita, quindi, in un situazione al limite e ha svegliato il pubblico da un torpore durato troppo a lungo: “Negli anni cresce e ispira molte ONG che iniziano a parlare di inquinamento atmosferico – spiega l’attivista parlando dell’app – ora hanno lo strumento per dire ‘Ehi, ora sappiamo che la qualità dell’aria è pessima, vedi?’. Nel 2015 c’è stata la protesta più massiccia in Macedonia dove la gente è scesa in strada per protestare contro l’inquinamento atmosferico e l’inefficacia del governo, per sottolineare la volontà di risolvere il problema. Siamo riusciti a chiudere uno dei più grandi inquinatori di Tetovo, che era la città più inquinata e ora è scesa di un paio di livelli”.

Una piaga per tutta la zona balcanica

L’inquinamento atmosferico è una piaga per tutta la zona balcanica. Il rapporto di CEE Bankwatch Network e Centre for Research on Energy and Clean Air, del 2021, fotografa il superamento dei limiti emissivi da quando i valori UE per l’inquinamento atmosferico si applicano anche ai Balcani occidentali. Le centrali a carbone attive nei Balcani negli ultimi tre anni hanno causato da sole quasi 20mila morti premature. Una buona parte delle quali in paesi confinanti, soprattutto l’Italia. In questo periodo gli impianti, sparsi tra Serbia, Kosovo, Bosnia Herzegovina, Macedonia e Montenegro, avrebbero dovuto iniziare a contribuire al rispetto dei limiti europei di emissioni. Ma nessuno dei 18 siti è in regola. Anzi, le centrali a carbone dei Balcani, da sole, producono due volte e mezza più biossido di zolfo di tutti i 221 gli impianti analoghi attivi nell’Unione Europea nel 2021. In pratica, bastano questi siti perché la regione balcanica sfori di 6 volte i limiti UE di inquinamento atmosferico sugli ossidi di zolfo che dovrebbe rispettare dal 2017.
Numeri che puniscono soprattutto il nostro paese. L’Adriatico è un ponte per le emissioni delle centrali a carbone dei paesi balcanici. Le stime sulle morti premature causate da questi impianti mettono addirittura l’Italia davanti alla stessa Serbia, 605 decessi contro 600. Seguono, molto staccate, l’Ungheria con 390 decessi, la Romania (360), la Bosnia (280) e la Grecia (240). Tra il 2018 e il 2020, le morti premature provocate nei Balcani sono state oltre 6mila, mentre quelle localizzate in UE superano le 10mila unità. Con i relativi costi in termini di spesa sanitaria: le stime del rapporto parlano di una forchetta che va dai 6 ai 12 miliardi di euro, solo nel 2020 e solo a causa delle emissioni delle 18 centrali. Di questo totale, ancora una volta, la maggior parte cade sull’UE: il 73%, pari a 4,4 – 8,9 miliardi. Uno scenario per il quale l’UE stessa non è senza responsabilità visto che sostiene lo status quo comprando energia. Tra il 2018 e il 2020, infatti, i Balcani occidentali dove si trovano le centrali a carbone incriminate hanno esportato in UE 25 terawattora di elettricità, pari all’8% del totale dell’elettricità prodotta dal carbone nella regione.

Qualcosa sta cambiando 

“Abbiamo una politica più verde che viene attuata lentamente, molto lentamente – racconta Jovanovski – La città ha iniziato a dare sussidi alle famiglie che riscaldavano la legna o qualsiasi altro materiale inquinante, per l’acquisto di inverter così da utilizzare l’elettricità.”
Ma la strada è ancora lunga da fare: “ Hanno parlato di giorni senza auto ma non sono mai accaduti. Inoltre, a Skopje c’è un inceneritore di rifiuti sanitari che ci è stato donato in modo molto ironico dal Regno Unito nel 2001.”
Per questo, oltre all’app, Jovanovsky sta promuovendo l’utilizzo di sensori a basso costo, che si possono acquistare sul web per poche decine di euro, montare facilmente e poi utilizzare per raccogliere dati sulla qualità dell’aria vicino a dove si abita: rilevano le particelle PM 10 e PM 2,5 ogni 15 minuti, con un basso margine di errore, ma che indica il livello di inquinamento.
Infine, con alcuni colleghi, l’attivista ha fondato il movimento civico Green Humane Cities che vuole promuovere un modello di città più salubre, sostenibile e verde partendo dall’azione dei cittadini. Sulle ali di questa iniziativa, Jovanovski è entrato nel Consiglio comunale della città di Skopje: “Cominciamo ora a lottare non solo in piazza e fuori dalle istituzioni, ma anche dentro le istituzioni”.
È ancora difficile vedere il blu nel cielo di Scopje, ma la forza e la determinazione di attivisti come Jovanovski sembra un ottimo inizio per sperare in un futuro migliore.

Ascolta il podcast: Quel blu assente nel cielo di Skopje

“Vite che cambiano col clima”, è un format che racconta il cambiamento climatico attraverso 10 storie straordinarie, ideato da Sara Moraca, giornalista scientifica e ricercatrice, e curato da Sorgenia, la prima greentech energy company italiana.