Se è impossibile stabilire con certezza quale supporto sia il migliore in assoluto, è invece possibile calcolare l’impatto ambientale di una o dell’altra scelta: i risultati sono meno scontati di quanto pensiate

Nel medioevo si diceva che un monastero senza libri è come una mensa senza cibo: un concetto poetico, ripreso anche da autori contemporanei, che sottolinea l’importanza della lettura come fonte inestimabile di conoscenza. Di certo, però, nel medioevo non esisteva la possibilità di conservare migliaia di libri sul palmo di una mano, per questo oggi l’idea stessa di “biblioteca” si è ampliata al punto da creare nuovi orizzonti e nuovi interrogativi. Alcuni restano sempre validi, come la centralità della cultura nella formazione umana. Altri riguardano qualcosa di altrettanto urgente: la sostenibilità ambientale della lettura in relazione alle scelte a disposizione: libri di carta o e-book.

In Italia l’e-book ha già compiuto 20 anni dalla prima pubblicazione e oggi, secondo l’Istat, circa un lettore su 10 preferisce i libri digitali a quelli cartacei. L’offerta editoriale digitale è sempre più integrata alla produzione cartacea: nel 2020 quasi la metà di tutte le opere pubblicate a stampa è stata resa disponibile anche in versione e-book e nel 2022 i ricavi complessivi dell’industria hanno superato i 17 miliardi di dollari, con più di 1 miliardo di lettori attivi in tutto il mondo.

L’eterno dualismo tra lettori tradizionali e digitali è cosa nota, c’è chi non rinuncia alle sensazioni offerte da inchiostro e carta e c’è chi non può ignorare il vantaggio di avere a disposizione migliaia di titoli da scegliere in ogni istante su un pratico lettore digitale. Se è impossibile stabilire con certezza quale supporto sia il migliore in assoluto – i gusti sono gusti – è invece possibile capirne di più sull’impatto ambientale di una o dell’altra scelta: se pensate che la risposta sia scontata (la carta è davvero la scelta meno green?), forse dovreste ripensarci.

Di cosa parliamo?

E-book, una biblioteca in tasca

Uno dei vantaggi principali degli e-reader è quello più ovvio, non hanno bisogno di carta. Se consideriamo il peso medio di un libro di 3-400 pagine (mezzo kg) e che produrre una tonnellata di carta richiede ben 17 alberi, si capisce come da un albero si possono ricavare un massimo di 100 testi. L’e-reader può inoltre racchiudere una biblioteca da sogno sul palmo della mano: un dispositivo qualsiasi da 32 GB, per esempio, può contenere fino a 15mila e-book.
Non tutto è così scontato però. Gli e-reader sono essenzialmente composti da tre tipologie di materiali, plastica (derivata da materiali petrochimici), minerali e metalli rari per le componenti elettriche. Il processo industriale necessario alla loro produzione non è propriamente green e anche l’utilizzo quotidiano nasconde un impatto ambientale non trascurabile, come la necessità di ricaricare costantemente i dispositivi utilizzando energia elettrica.
Secondo un’inchiesta del New York Times, la produzione degli e-reader utilizza un considerevole quantitativo di energia: circa 100 Kwh da combustibili fossili, per una produzione media di circa 30kg di gas serra, i principali responsabili del cambiamento climatico. Secondo le stesse stime, servono inoltre circa 300 litri d’acqua per produrre un solo dispositivo. E non bisogna trascurare gli impatti della catena di infrastrutture che supportano gli e-book, come server e data center necessari a ospitare i libri digitali destinati al download.

Il libro di carta

Se ben custodito, un libro ha una vita media di gran lunga superiore a quella di qualsiasi e-reader e può essere letto da diverse persone. Sembra una questione puramente statistica ma non lo è: più persone utilizzano lo stesso libro, più sarà ammortizzata la sua impronta ambientale. Se poi consideriamo che la produzione di un libro di carta richiede in genere circa 2 kWh di energia e genera gas serra in una misura di circa 100 volte inferiore rispetto alla controparte digitale, i risultati sono ovvi.
La produzione di libri – se non realizzata seguendo gli standard delle certificazioni ambientali di sostenibilità – potrebbe contribuire in parte alla deforestazione (tra il 10 e il 15 per cento del totale del legname raccolto), un dettaglio non da poco visto che questo fenomeno gioca una parte decisiva nel cambiamento climatico. Il processo di trasformazione del legno in carta richiede inoltre quantità ingenti di acqua, energia elettrica e prodotti chimici: per produrre ogni singola pagina di un libro servono infatti circa due bicchieri d’acqua. Anche la logistica nasconde diverse insidie per l’ambiente, visto che tra acquisti online, trasporti aerei o terrestri, difficilmente l’acquisto di un libro avviene senza combustione di carburanti fossili.

Libri di carta o e-book: qual è la scelta più sostenibile?

Non esiste una risposta universale a questa domanda: dipende in larga parte dalla tipologia di lettore, se accanito o occasionale. Nel caso di lettore occasionale, diciamo al massimo un paio di libri al mese, è da privilegiare l’acquisto di copie fisiche: un uso così poco intensivo non giustifica l’impiego di un e-reader e di conseguenza non basta ad alleviare l’impatto dell’impronta ambientale dei dispositivi digitali.
Per quanto riguarda gli e-book il consiglio principale è quello di utilizzare un dispositivo fino alla fine del suo ciclo vitale (circa quattro anni). Il modo migliore di ridurre l’impatto ambientale della lettura è in ogni caso anche il più semplice: puntare sulla condivisione. Invece di acquistare nuovo, provate a puntare su biblioteche, mercati dell’usato, book corner o, almeno, di controllare la presenza dell’etichetta FSC, che attesta la qualità delle materie prime utilizzate e la loro provenienza da fonti responsabili.