Esperti nel settore dell'educazione alla sostenibilità ambientale insegnano ai ragazzi ad amare la natura, soprattutto quella del loro territorio

Il rapporto tra uomo e natura non è mai stato precario come in questi anni. La quotidianità, soprattutto nei grandi centri urbani, è sempre più sedentaria e la natura appare come un’attrazione, lontana, di cui fruire da spettatori o, peggio, consumatori. Basti pensare che, secondo l’ultimo rapporto di Telefono Azzurro,“Tra realtà e Metaverso. Adolescenti e genitori nel mondo digitale”, il 50% degli adolescenti tra i 12 e i 18 anni trascorre almeno due ore al giorno sui social, il 2% in più rispetto al 2018. Lo studio, presentato a Milano, in occasione del Safer Internet Day, ha rilevato anche che il 14% degli intervistati trascorre sui social dalle quattro alle sei ore al giorno, il 4% più di sei ore al giorno e il 3% è sempre connesso. E le cose peggiorano con l’età. Se il 23% dei 12-14enni è online un’ora al giorno, i 15-18enni dalle quattro alle sei ore al giorno. L’altra faccia della medaglia di questi dati è la scarsa, se non scarsissima, propensione degli adolescenti all’attività fisica.  Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Salute, già in epoca pre-pandemica, l’81% degli adolescenti di età compresa tra 11 e 17 anni, a livello globale, non avevano livelli di attività fisica adeguati al mantenimento di un buon livello di salute. E quest’attitudine alla sedentarietà è peggiorata con pandemia da Covid-19. In Italia l’88,6% degli adolescenti non svolge regolare attività fisica: nel 2001 era l’82,9% dei ragazzi e il 90,6% delle ragazze.

Sono molti, dunque, gli indicatori che rilevano un rapporto difficile tra i nativi digitali e la natura. Un rapporto fatto di scarsa opportunità di conoscenza ma non di un rifiuto aprioristico. Anzi, quando alcune associazioni, come La Ghiandaia, provano a lavorare per favorire l’incontro tra ragazzi e natura, i risultati sono più che incoraggianti.

Di tutto questo ne abbiamo parlato con Marianna Perrone, responsabile del settore educazione ambientale dell’associazione “La Ghiandaia APS”.

Di cosa parliamo?

Com’è nata l’associazione “La Ghiandaia”?

I soci fondatori de La Ghiandaia sono tutti esperti nel settore dell’educazione alla sostenibilità ambientale, oltre che appassionati di natura e amanti dei bambini. Dopo aver maturato una consolidata esperienza con altre realtà presenti sul territorio, nel 2022, hanno deciso di riunirsi e costituire un’associazione di promozione sociale, con l’obiettivo di avvicinare bambini, ragazzi e famiglie al mondo della cultura scientifica e di promuovere la conoscenza e la salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo.

Quali sono le esigenze alle quali prova a rispondere la vostra associazione?

Riteniamo che oggi più che mai, ci sia la necessità di affrontare i temi ecologici con le nuove generazioni, le quali dovranno confrontarsi con delle problematiche che hanno, loro malgrado, ereditato. È per questo motivo che i più giovani dovrebbero essere educati alla sostenibilità fin dai primissimi anni di vita. Solo in questo modo, sarà più facile e naturale per loro adottare uno stile di vita migliore in futuro e solo così potremo avere una generazione di “nativi ambientali”, che assume dei comportamenti virtuosi in modo naturale, proprio come quella dei “nativi digitali” utilizza istintivamente le nuove tecnologie.

Quali sono le attività de La Ghiandaia?

La nostra associazione si occupa principalmente di divulgazione scientifica attraverso percorsi di educazione alla sostenibilità ambientale e laboratori scientifici. Organizziamo sia eventi rivolti alla cittadinanza che progetti scolastici dedicati a scuole di ogni ordine e grado. Con le famiglie e con gli studenti, a partire dalla scuola dell’infanzia fino alle superiori, affrontiamo temi legati all’inquinamento dei diversi comparti ambientali, alla tutela del territorio e della biodiversità, alla raccolta differenziata e al riciclo dei rifiuti. L’approccio utilizzato è quello dell’edutainment, una formula che permette agli alunni di apprendere divertendosi attraverso esperimenti scientifici, attività ludiche, laboratori ed escursioni. In questo modo, grazie all’aiuto di esperti laureati in discipline scientifiche, bambini e ragazzi possono assumere una maggiore consapevolezza riguardo alla salvaguardia delle risorse del nostro Pianeta.

Che risposta avete da parte della cittadinanza?

Anche se siamo solo all’inizio, abbiamo avuto un’ottima risposta da parte della cittadinanza. Molte famiglie partecipano ai nostri eventi e la cosa che più ci fa piacere è che ci chiedono le future programmazioni per poter tornare a seguire altre attività.

Il vostro è un pubblico fatto di bambini e famiglie. Quali sono le esigenze, nell’ambito del rapporto con la natura, che rintracciate tra i partecipanti alle vostre iniziative?

Sicuramente riscontriamo una forte esigenza sia da parte degli adulti che dei bambini di stare all’aria aperta, in particolar modo dopo le restrizioni dovute alla pandemia, periodo in cui si è diventati più consapevoli di questo bisogno che fa parte della natura umana.  Al giorno d’oggi la natura viene vissuta come una realtà che sta fuori di noi, di cui ci serviamo per soddisfare i nostri bisogni e di cui ci consideriamo padroni, sfruttandone materiali ed energia. Ma in realtà nel corso della sua evoluzione l’uomo ha vissuto per moltissimi anni a stretto contatto con l’ambiente, facendone parte e quindi non dovrebbe stupire la sua necessità di stabilire una relazione e una connessione con essa, sia di tipo conoscitivo che emozionale.

Quanto è difficile portare avanti progetti di “educazione alla sostenibilità ambientale” in un contesto metropolitano?

In realtà non è molto difficile. Anche in grandi città come Milano abbiamo notato che genitori, bambini e insegnanti sono molto sensibili ai temi ambientali. Gli argomenti trattati sono molto diversificati tra loro e vengono contestualizzati in base a dove ci si trova. Anche se non siamo propriamente in un’oasi naturalistica, riusciamo ad organizzare percorsi outdoor che riescono a stupire, proprio perché rendono i partecipanti consapevoli del fatto che anche il giardino della scuola o il parco dietro casa, osservati con occhi più attenti, sono in realtà ricchi di biodiversità e quindi da tutelare.

Ci sono “tesori nascosti” naturali vicino Milano? E in che modo, secondo lei, andrebbero valorizzati?

Sì, ce ne sono molti: oasi naturalistiche, riserve naturali e parchi ricchi di biodiversità. Molti di questi tesori fanno parte della rete ecologica europea “Natura 2000” costituita da un complesso di siti caratterizzati dalla presenza di habitat e specie animali e vegetali, di interesse comunitario.  Il modo migliore per valorizzarli è sicuramente farli conoscere, facendone apprezzare flora e fauna presenti e instaurando nei fruitori di queste zone particolari, una cultura di rispetto della natura e del territorio.

Che rapporto c’è tra bambini nati e cresciuti in un contesto metropolitano e la natura?

Secondo noi il rapporto tra uomo e natura è qualcosa di innato. Anche se vivono in un contesto metropolitano, i bambini sono sempre appassionati e affascinati dal mondo animale e vegetale tanto che spesso ci raccontano loro stessi delle curiosità apprese dalla visione dei documentari o dalla lettura di libri sugli animali o ancora dalle visite ai parchi faunistici. Quello che più ci fa specie è che conoscono con precisione il comportamento e le abitudini degli animali esotici, ma magari non hanno mai visto una rana o altri animali molto comuni nel nostro territorio. È sempre bello per noi quando imparano a vedere con occhi diversi il mondo naturale che li circonda e capiscono che per amare la natura non bisogna andare poi così lontano.