Il nuovo quadro globale delle foreste targato FAO mostra un rallentamento della deforestazione, la crescita delle aree protette e l’espansione degli impegni di ripristino, ma conferma che gli obiettivi fissati al 2030 restano ancora fuori portata senza un salto di qualità nelle politiche e negli investimenti
Le foreste sono una delle infrastrutture vitali del Pianeta: proteggono il suolo, regolano il ciclo dell’acqua, attenuano le ondate di calore, ospitano gran parte della biodiversità terrestre e garantiscono cibo, energia e materiali. Quando una foresta viene degradata non perdiamo solo alberi, ma modifichiamo equilibri ecologici e sociali: cicli del carbonio, fertilità dei suoli, sicurezza idrica, identità di comunità che da quei boschi dipendono.
Per capire dove il Pianeta sta andando serve una lettura condivisa e rigorosa: questa è la missione del “Global Forest Resources Assessment 2025” della FAO, che aggiorna il quadro mondiale delle foreste e ne misura progressi e criticità rispetto agli obiettivi climatici e di sviluppo sostenibile.
Cosa ci dice il Global Forest Resources Assessment 2025
Il FRA (Forest Resources Assessment) 2025 è una sorta di radiografia globale delle foreste: raccoglie dati ufficiali di quasi tutti i Paesi, integrando statistiche nazionali, rilievi sul campo e immagini satellitari. Su queste basi si costruiscono strategie su clima, biodiversità, agricoltura ed energia.
Secondo il rapporto, oggi il Pianeta conta poco più di 4 miliardi di ettari di foreste, pari a circa un terzo delle terre emerse. Non si misura solo quante foreste rimangono, ma come vengono gestite, tra l’evoluzione della copertura arborea, il ruolo nel ciclo del carbonio, le forme di proprietà, i piani di gestione e gli impegni di ripristino.
Ne emerge un quadro a due facce: da un lato la pressione sulle foreste continua, dall’altro si registra un incremento di aree protette, gestione pianificata e iniziative di restauro. Per questo il rapporto descrive un pianeta “al bivio”: i segnali positivi ci sono, ma non bastano ancora a invertire stabilmente la perdita di foresta entro il 2030.
Deforestazione in calo, ma ancora troppo alta
La deforestazione, ossia la conversione permanente delle foreste ad altri usi del suolo, resta l’indicatore più critico. Il FRA 2025 mostra però una tendenza chiara: la deforestazione sta rallentando rispetto agli anni Novanta.
Zhimin Wu, direttore della divisione “Forestry” della FAO, lo riassume così: “Il tasso di deforestazione nel mondo è in sostanziale diminuzione, passando da 17,6 milioni di ettari l’anno tra il 1990 e il 2000 a 13,6 milioni tra il 2000 e il 2015, fino a 10,9 milioni tra il 2015 e il 2025”. Un risultato che dimostra il fatto che le politiche di tutela e le pressioni internazionali abbiamo ormai iniziato a funzionare.
Ma la seconda parte del messaggio è meno rassicurante: ogni anno spariscono ancora 10,9 milioni di ettari di foresta, una superficie enorme, paragonabile a un grande Paese europeo. Anche guardando al saldo netto – foreste perse meno nuove foreste create o rigenerate – il mondo continua a perdere copertura forestale, sebbene a un ritmo molto più lento rispetto al passato. Stiamo rallentando un processo distruttivo, non l’abbiamo ancora fermato.
Più foreste protette, più ripristino
Oltre alla quantità conta la qualità della protezione e della gestione. Dal 1990 l’area di foreste comprese in aree protette istituite per legge è cresciuta di oltre 250 milioni di ettari. E oggi circa un quinto delle foreste mondiali si trova in aree protette, un dato che segnala il crescente riconoscimento del loro valore per la biodiversità, l’acqua e la stabilità dei suoli. Parallelamente aumenta la quota di foreste soggette a piani di gestione a lungo termine: è il passaggio, ancora in corso, a una gestione orientata alla sostenibilità.
Ma i dati che provengono dal monitoraggio delle aree forestali su tutto il Pianeta sono però disomogenei: Asia, Europa e Nord America mostrano un saldo forestale più favorevole, mentre Africa e Sud America restano gli epicentri della deforestazione, fermo restando il calo rispetto al passato.
Accanto alla protezione cresce il fronte del ripristino. Spinti da iniziative internazionali e impegni climatici, 91 Paesi hanno preso l’impegno di restaurare 190 milioni di ettari di foreste degradate. Si tratta di riforestazioni, rigenerazione naturale assistita, progetti di agroforestazione che integrano alberi, colture e allevamento. Il potenziale è enorme: foreste sane e in espansione possono rimuovere grandi quantità di CO₂, rafforzando al tempo stesso la resilienza dei territori.
Il ripristino, tuttavia – sottolinea il report – non è una scorciatoia: non può servire da alibi a nuova deforestazione, né sostituire la riduzione delle emissioni in altri settori. È un tassello di una strategia più ampia che intreccia le politiche sull’energia, sull’agricoltura e sull’uso del suolo.
Dati, politiche e prospettive al 2030
A rendere possibili le rilevazioni del FRA 2025 è l’utilizzo dei dati sempre più facilitato grazie alla collaborazione tra Stati, alle tecnologie satellitari e alle piattaforme digitali. Oggi immagini ad alta risoluzione e sistemi informativi geografici permettono di individuare rapidamente nuovi fronti di deforestazione, incendi, tempeste e siccità. Mentre le banche dati aperte rendono queste informazioni più trasparenti e utilizzabili da governi, imprese e cittadini, rafforzando la credibilità degli impegni “zero deforestazione”.
Se da una parte le foreste assorbono carbonio, sostengono sistemi agricoli più resilienti, proteggono le città dagli estremi meteo e mantengono viva la biodiversità, dall’altra la domanda crescente di terra per cibo, pascoli, infrastrutture e materie prime mantiene alta la pressione, soprattutto nei Paesi più poveri.
Le soluzioni più promettenti sono quelle che puntano sull’integrazione invece che sulla contrapposizione, ad esempio sistemi agroforestali che riducono la pressione sulle foreste primarie e diversificano le fonti di reddito. Per l’energia, la linea è netta: la bioenergia – secondo il report – è un alleato del clima solo se basata su una gestione forestale realmente sostenibile, tracciabile e controllata.
Guardando al 2030, il FRA 2025 avverte che non siamo ancora sulla traiettoria giusta per fermare e invertire la perdita di foreste. Eppure, rispetto a vent’anni fa, il contesto è cambiato: la centralità delle foreste è riconosciuta, i dati sono più solidi, le iniziative di tutela e ripristino sono in crescita.
Nelle parole di Zhimin Wu, “A cinque anni dalla scadenza del 2030, il cambiamento potrebbe non essere ancora così rapido o sostanziale come necessario. Ma i progressi ci sono e, con una volontà politica duratura, politiche più forti e cooperazione internazionale, c’è speranza per le foreste del mondo”.
