Sergio Criveller, economo della diocesi e presidente della fondazione di partecipazione che coordina la Cer: “Lanciamo un messaggio che guarda a una transizione ecologica giusta e socialmente sostenibile”
La diocesi di Treviso è la prima in Italia ad aver deciso di realizzare una comunità energetica rinnovabile, con l’obiettivo di dare il proprio contributo a una transizione ecologica giusta e socialmente sostenibile. A spiegare in questa intervista come è nata l’iniziativa e come è destinata a svilupparsi è Sergio Criveller, economo della Diocesi di Treviso e Presidente della Fondazione Diocesi Treviso Energy Ets.
Come è nata l'idea di dare vita a una comunità energetica diocesana, e quali sono stati i passi che nel tempo vi hanno condotto fino alla sua realizzazione?
Siamo alla Settimana Sociale dei cattolici italiani di Taranto, ottobre 2021, nel documento conclusivo i Vescovi italiani invitavano tutte le parrocchie a costituire una Comunità energetica rinnovabile. Dopo due anni di studio la diocesi di Treviso diventa promotrice di una Comunità energetica rinnovabile aperta a tutte le 263 parrocchie della diocesi, aperta ai comuni, alle aziende, alle famiglie. Nell’ottica di una transizione giusta e socialmente sostenibile una Comunità energetica può diventare uno strumento di creazione di reddito che può sostenere famiglie, parrocchie e comunità locali.
Quale modello di comunità energetica rinnovabile avete scelto, come funzionerà praticamente?
Si è deciso di non costituire una Comunità per ogni parrocchia ma una grande “Comunità di comunità”, in pratica tanti sottogruppi quante sono in diocesi le Cabine primarie, perché solo all’interno della Cabina primaria si può sviluppare per legge la Comunità energetica. Il 22 dicembre 2023, a Treviso, abbiamo così costituito una fondazione di partecipazione: la Fondazione Diocesi Treviso Energy Ets. Questa fondazione innanzitutto favorirà e aiuterà la partecipazione delle 263 parrocchie al progetto. Le parrocchie potranno partecipare sia come produttori che consumatori. Solo produrre, però, non basta. Per ottenere il massimo dal progetto è necessario che all’interno della stessa Cabina primaria ci siano molti membri, membri del sottogruppo della Comunità energetica diocesana, che consumino istantaneamente l’energia immessa in rete. Questi membri consumatori possono essere ad esempio famiglie, scuole, negozi, bar, uffici.
Uno dei temi chiave di questo progetto è la solidarietà: ci spiega come - concretamente - è possibile fare solidarietà grazie a una comunità energetica rinnovabile?
Il consumo istantaneo dell’energia all’interno della Cabina primaria significa “incentivo”, e questo per 20 anni. E una parte significativa degli incentivi che la Comunità energetica diocesana incasserà saranno destinati al sostegno della fragilità energetica.
Chi sceglie la Comunità energetica della diocesi sostiene l’obiettivo preciso: il sostegno a chi non riesce a pagare le bollette. Però per la riuscita del progetto è necessaria la massima partecipazione e coinvolgimento. In ogni Cabina primaria l’obiettivo è quello di raggiungere la produzione di 1 megawatt, cioè mille kw. Se consideriamo che una parrocchia può installare al massimo 30-40 kw la strada per arrivare a mille è lunga, ecco perché se vogliamo essere significativi dobbiamo essere in tanti.
L'attenzione all'ambiente e ai consumi green: vi piacerebbe, grazie a questo progetto, essere gli apripista di altre esperienze simili in tutta italia? C'è qualcuno da altre diocesi che vi ha chiesto informazioni o ha dimostrato interesse?
Oltre all’aspetto sociale e della partecipazione, l’aspetto ambientale è fondamentale: l’installazione di nuovi impianti fotovoltaici significa produrre energia da fonti sostenibili.
La comunità energetica rilascia un messaggio che guarda ad una transizione ecologica giusta e socialmente sostenibile. Che guarda con rispetto all’ambiente. Se ci salviamo, ci salviamo insieme. Moltissime diocesi italiane stanno guardando con molto interesse al “modello Treviso”, stiamo condividendo con loro il know-how, come anche l’atto costitutivo e lo statuto. Piace molto questa idea di una risposta diocesana, che metta a disposizione di tutte le parrocchie una struttura amministrativa, fiscale, ma soprattutto tecnologica, grazie all’accordo sottoscritto con il Gruppo trevigiano della Regalgrid Europe.
Qual è stata la reazione del territorio a questa iniziativa, che feedback avete avuto dai cittadini e dalle parrocchie della vostra diocesi?
È iniziata in questi giorni la campagna di adesione alla Comunità energetica rinnovabile (Cer) della Diocesi di Treviso. Parrocchie, imprese e privati con un click sul sito www.diocesitv.it possono manifestare un primo interesse a partecipare. Le prime reazioni ci fanno davvero sperare bene. Cerchiamo chi può installare pannelli solari e chi consuma l’energia prodotta. Cerchiamo anche chi ha un tetto con caratteristiche adeguate e lo vuole mettere a disposizione. Promuovere l’interesse per l’ingresso nella Comunità energetica della diocesi richiede un impegno nell’intero territorio della diocesi.
Per questo stiamo cercando dei punti di riferimento in ogni Cabina primaria. Questa persona diventerà l’ambasciatore di un’idea di condivisione, di solidarietà, di bene comune, di buona pratica. Questo gruppo di una trentina di persone, coordinato e formato, promuoverà nel territorio l’idea di una grande Comunità energetica diocesana. L’idea dell’ambasciatore piace molto, e già sono molte le adesioni.