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Anche l’edilizia diventa sostenibile, grazie ai materiali smart

Il settore è responsabile del 36% delle emissioni di gas serra, del 40% del consumo di energia e del 50% di quello di materie prime estratte. Ma grazie all’innovazione può diventare sempre più verde. Ecco il manifesto del Green Building Council Italia

Oggi l’edilizia è uno dei settori che “pesa” di più sull’ambiente, per emissioni di gas serra, consumi energetici e utilizzo di materie prime. E in prospettiva è uno dei comparti in cui – adottando scelte sostenibili e utilizzando le nuove tecnologie – si possono ottenere grandi risultati, orientando il sistema delle costruzioni verso il passaggio a un’economia circolare e a zero emissioni. È proprio questo l’impegno assunto dal Green Building Council Italia, associazione senza scopo di lucro cui aderiscono imprese, associazioni e comunità professionali che operano nell’edilizia sostenibile, parte di una rete globale, la World Gbc, che opera in più di 70 Paesi. A marzo 2020 Gbc Italia ha pubblicato il proprio manifesto, “Un ambiente costruito sostenibile per l’Italia del futuro”, in cui lancia le proprie proposte in un vero e proprio piano d’azione rivolto al Governo e alle Amministrazioni regionali e locali.

L’impatto dell’edilizia sull’ambiente

Secondo i dati pubblicati da Gbc Italia oggi all’edilizia sono dovuti:

Il settore dà lavoro a 1,4 milioni di persone, e rappresenta il 12,5% delle imprese nel nostro Paese rispetto al totale dell’industria e dei servizi.

Il manifesto di Gbc Italia

Nel documento presentato a marzo l’associazione chiede alle istituzioni di riconoscere il ruolo del settore delle costruzioni ed elenca una roadmap per il cambiamento, ispirandosi al “Piano d’azione per l’economia circolare” della Commissione europea e al Nuovo Green Deal europeo per il clima, che si pone di eliminare le emissioni di anidride carbonica entro il 2050. Sette i “pillar” secondo Gbc Italia per spingere verso la sostenibilità il settore delle costruzioni:

  1. decarbonizzazione
  2. economia circolare
  3. efficienza idrica
  4. uso del suolo e biodiversità
  5. resilienza
  6. benessere e salubrità
  7. giustizia nella transizione.

Tra le proposte avanzate dall’associazione c’è il monitoraggio delle prestazioni degli edifici attraverso piattaforme pubbliche nazionali e la promozione dei protocolli energetico-ambientali in coerenza con gli obiettivi europei.

Giuliano Dall’Ò: “Vogliamo stimolare il dibattito nell’interesse dei cittadini e della filiera”

“In ciascuno dei punti citati nel documento, Gbc Italia porta la conoscenza che deriva da esperienze maturate negli anni, non solo in Italia, ma anche a livello internazionale attraverso il World Green Building Council – la rete internazionale di cui Gbc Italia è socio stabile – e attraverso le esperienze maturate nei progetti europei ai quali Gbc Italia partecipa da sempre” sottolinea Giuliano Dall’Ò, presidente dell’associazione. “Con questo Manifesto GBC non vuole semplicemente dare degli stimoli al mondo della politica, ma si mette a disposizione per collaborare in modo costruttivo affinché le politiche già messe in campo possano essere rafforzate nell’interesse di tutti: dai cittadini agli attori coinvolti nella filiera delle costruzioni e delle infrastrutture”.

Così l’innovazione rende “intelligenti” i materiali

Andando a cercare tra quelli che vengono definiti materiali smart si trova un po’ di tutto, dal cemento antismog ai calcestruzzi che sono in grado di ripararsi da soli grazie all’azione di alcuni batteri, fino al legno potenziato alle infrastrutture di nuova generazione, più leggere e resistenti rispetto a quelle utilizzate oggi. Volendo rimanere sul piano delle definizioni, il materiale può essere definito “smart” quando passa da una condizione statica a una condizione dinamica, ed è quindi in grado di reagire a stimoli esterni. In edilizia questo genere di materiali è molto utile per l’isolamento degli edifici, limitando lo scambio termico dall’esterno verso l’interno dell’edificio nelle ore più calde dell’estate e accumulando calore durante le giornate soleggiate per rilasciarlo durante la notte in inverno. Per ottenere queste caratteristiche vengono utilizzati sempre più spesso materiali compositi, sperimentati inizialmente in altri campi, come la medicina o l’aeronautica, e poi “adattati” per le loro caratteristiche all’edilizia.

Il grafene nel calcestruzzo e il cemento “antismog”

Solo per citare qualche esempio di materiali effettivamente disponibili, i laboratori di ricerca e sviluppo di Italcementi hanno incorporato ad esempio il grafene nel calcestruzzo, in soluzioni che possono essere utilizzate per il riscaldamento a pavimento o a parete, con la trasformazione dell’energia elettrica in energia termica: uno strato di questo materiale al di sotto dei pavimenti o dell’intonaco è in grado di riscaldare con efficacia e in modo poco invasivo.

Altra soluzione “smart” è il cemento in grado di “mangiare” lo smog, grazie a un procedimento fotocatalitico che può contribuire ad abbattere le sostanze inquinanti nell’aria in città. Questo è possibile combinando la luce con il principio attivo “Tx active”, che grazie al biossido di titanio è in grado di decomporre gli agenti inquinanti.
Nei laboratori si sta inoltre lavorando su alcune tipologie di cemento – come quella che su cui sono impegnati i ricercatori dell’università Tecnica di Delft, nei Pesi Bassi – composto da calcestruzzo autorigenerante, dove sono i batteri a indurre la produzione di minerali a base di carbonato di calcio: a contatto con l’acqua che entra nelle fessure questi organismi proliferano e grazie al loro metabolismo formano strati di calcare che “sigillano” le crepe e impediscono che i materiali metallici all’interno dell’infrastruttura possano arrugginirsi.

Il contributo della bioedilizia e i biomattoni

Obiettivo della bioedilizia è di portare sul mercato soluzioni e materiali che abbiano la caratteristica di ridurre sensibilmente l’impatto ambientale degli edifici sull’ecosistema, favorendo il risparmio energetico e limitando la dispersione delle risorse. La tendenza è quella di tornare a un utilizzo più intenso del legno, che ha proprietà isolanti e di resistenza, e più in generale di materie prime ecosostenibili, utilizzando le tecnologie innovative per ottenerne il massimo dei vantaggi. È il caso ad esempio del bio-mattone, o natural beton, ideato da una società pugliese, che è composto di calce e canapa coltivata in Italia, senza l’utilizzo di concimi chimici e fertilizzanti industriali, e che è a emissioni zero, perfetto per progettare gli edifici del futuro. Il materiale da cui è composto lo rende adatto per la costruzione di edifici biocompatibili e ad alta efficienza energetica e con un impatto limitato sull’ambiente. Oltre ad avere una buona resistenza al fuoco, il bio-mattone è resistente alla formazione dell’umidità e della condensa, e può essere utilizzato per l’isolamento termico a cappotto degli edifici.

I mattoni organici e la lana di pecora per l’isolamento

I primi studi sull’utilizzo di batteri per la produzione di mattoni risalgono al 2010, quando su questo campo si cimentò un team di ricercatori dell’università di Stanford, che studiò materiali simili al corallo da destinare alle costruzioni. Proprio utilizzando i batteri oggi produce i propri bio mattoni l’azienda statunitense bioMason, che formano cristallizzazioni legandosi con la sabbia e il cemento naturale in un processo a zero emissioni. Si tratta in ogni caso ancora di soluzioni in perfezionamento, che non vengono distribuite su larga scala.
Un ruolo di primo piano nell’edilizia sostenibile può infine essere svolto anche dalla lana: gli scarti della fibra tessile infatti possono essere lavorati per andare a formare pannelli e materassini isolanti per le abitazioni, inseriti nelle intercapedini e nelle coperture per assorbire l’umidità.

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