L’attivismo climatico in Bangladesh: un movimento che parte dalle donne
Ecco come si sviluppa il movimento del climate change in uno dei paesi più colpiti dalle inondazioni e come le donne siano i soggetti più vulnerabili
Nella tentacolare capitale del Blangladesh, Dhaka, il tempo viene scandito da sempre dalle sei stagioni principali. Con il passare del tempo, però, la distinzione tra una stagione e l’altra è stata sempre più difficile da percepire, per via dei violenti temporali che hanno iniziato ad abbattersi con una frequenza sempre maggiore sulla regione. Per i 4 milioni di persone che vivono negli slum della capitale, le forti piogge possono significare case allagate, acqua contaminata e malattie trasmesse dalle zanzare come la malaria e la febbre dengue. Molte di quelle persone si sono recate a Dhaka proprio per sfuggire alle inondazioni, migrando dai villaggi del delta del Gange, che sono stati sommersi.
Di cosa parliamo?
L’attivismo climatico di Farzana Faruk Jhumu
Farzana Faruk Jhumu è un’attivista cresciuta proprio nella capitale bengalese, che ci ha raccontato i danni del cambiamento climatico nel suo paese, l’attivismo climatico e come le donne siano i soggetti più vulnerabili per il clima che cambia. Per capire la portata dei danni che le forti piogge causano ci ha spiegato che spesso con i suoi coetanei scherzano sul fatto che Dhaka sembri un fiume più che una città, ma l’amara realtà è che queste inondazioni hanno conseguenze serie e devastanti per l’intera popolazione.
Uno dei problemi principali è che, nonostante ci sia attivismo, le persone non capiscono ancora cosa sia il cambiamento climatico: “Siamo un paese in via di sviluppo – ci spiega Farzana – quindi abbiamo molti problemi piuttosto che il cambiamento climatico”. Dopo l’indipendenza, avvenuta nel 1971, i bengalesi si sono trovati a dover accelerare in termini di sviluppo e diritti, mettendo da parte il problema del clima: “Abbiamo altri problemi come l’istruzione e la parità nei ruoli – continua Farzana – Prima chi non era istruito sul cambiamento climatico non sapeva cosa stesse succedendo e perché fosse così importante”.
“Quando non sappiamo nemmeno qual è il problema cosa chiederemo al nostro governo?”
I danni alla salute
L’innalzamento del mare, causato dalle frequenti piogge, porta la contaminazione di fiumi e pozzi, con conseguenze gravi per la salute degli abitanti del Bangladesh soprattutto lungo la fascia costiera. Infatti, il 28% della popolazione del Bangladesh vive sulla costa, dove le principali cause di spopolamento sono le inondazioni dovute all’aumento del livello del mare. Entro il 2050, con un innalzamento previsto di 50 centimetri, il Paese potrebbe perdere circa l’11% del suo territorio. L’innalzamento del mare comporta anche la contaminazione con il sale delle riserve di acqua potabile, lasciando i 33 milioni di persone che fanno affidamento su tali risorse vulnerabili a problemi di salute come l’eclampsia e la preeclampsia durante la gravidanza, ma anche infezioni respiratorie acute e malattie della pelle. “Stiamo spingendo il nostro governo ad avere misure di adattamento – spiega Farzana descrivendo il livello di resilienza del Paese – Inondazioni e siccità sono così comuni per noi che dobbiamo prendere delle misure e dobbiamo affrontarle.”
La salinità dell’acqua potabile
La popolazione costiera del Bangladesh dipende fortemente da fonti come stagni, fiumi e pozzi tubolari per l’acqua potabile. L’intrusione di acqua di mare causata dal cambiamento ambientale e da fattori antropogenici, tra cui la cattiva gestione idrica e l’allevamento di gamberetti, ha gravemente salinizzato queste fonti. Come spiegano i dati di Water Aid, organizzazione no profit che si batte per l’accesso a fonti di acqua non contaminata nei Paesi in via di sviluppo, quando il livello del mare si alza, l’acqua salata scorre nei fiumi e nei torrenti di acqua dolce, e penetra fino nel suolo. Il sale riesce così a penetrare fino alle falde acquifere, dove si mescola e contamina l’acqua dolce. Il Dipartimento di sanità pubblica e ingegneria del Bangladesh (Dphe) ha stabilito che, nella maggior parte delle aree dei distretti costieri, la salinità delle acque sotterranee è di diversi gradi al di sopra del livello potabile accettabile, rispetto alle quantità stabilite dall’Oms.
Le conseguenze sul prezzo dell’acqua potabile
Ai locali non resta che acquistare l’acqua, il cui prezzo si aggira attorno ai 0.50 Taka (Tk) al litro. Una famiglia non benestante media, di circa cinque persone, può permettersi una spesa di circa trecento Tk al mese per l’acqua potabile, che corrisponde a seicento litri. Questo significa che ogni membro della famiglia avrà a disposizione solo quattro litri di acqua desalinizzata al giorno. Chi vive nelle aree più povere del Paese cerca di colmare la carenza idrica ricorrendo all’acqua salina per cucinare e altri scopi, ma finisce per avere gravi ripercussioni sulla salute. Nelle aree costiere chi può permettersi di acquistare acqua trattata lo fa, pagando fino a quaranta volte di più rispetto a chi vive nelle città. Grazie al sostegno del Fondo verde per il clima delle Nazioni Unite, il governo sta implementando un progetto per garantire un approvvigionamento costante di acqua dolce, attraverso la raccolta dell’acqua piovana. Anche alcune organizzazioni non governative, tra cui WaterAid Bangladesh e Brac, stanno sperimentando la raccolta dell’acqua piovana e le tecnologie dell’osmosi inversa. Finora solo una piccola parte della popolazione ne ha potuto beneficiare.
Donne e attivismo
L’eclampsia è la terza causa di morte materna in Bangladesh, preceduta solo da emorragia e sepsi. Uno studio del 2008, che esaminava la correlazione tra la salinità dell’acqua potabile e la salute materna in Bangladesh, condotto dal London Imperial College e dal Bangladesh Centre for Advanced Studies, ha rilevato che la frequenza della preeclampsia e dell’ipertensione gestazionale era più elevata nelle aree costiere rispetto a quelle interne, con un picco di casi soprattutto nella stagione secca, dovuto al fatto che durante la stagione delle piogge i locali raccolgono l’acqua piovana in grandi cisterne.
Per una donna che vive in un’area rurale anche solo rendersi conto di cosa accade e di cosa è il cambiamento climatico, è molto difficile: “Soprattutto parlando del sud del mio paese che è più colpito dai cambiamenti climatici, le donne non escono di casa quindi non hanno un’idea di cosa sta succedendo e come adattarsi.”
Ma Farzana ci spiega che proprio perché più colpite sono le donne ad alzare più la voce per chiedere interventi contro il cambiamento climatico: “Il movimento per il clima è guidato dalle donne, questo perché siamo più vulnerabili e non abbiamo altra possibilità che avere un ruolo e parlarne”.
Il futuro del Bangladesh è ora
Non esiste un solo Bangladesh, esistono molti Bangladesh e il divario tra chi sta bene e vive di stenti aumenterà man mano che la crisi climatica peggiora. Farzana sta lottando per tutte queste persone, per far sì che il futuro possa essere più roseo del presente e soprattutto per le donne: “L’attivismo per il clima non riguarda solo il clima, riguarda l’uguaglianza di genere e la giustizia climatica. Se le donne hanno un problema a causa del cambiamento climatico, è mia responsabilità alzare la voce”.
Ascolta il podcast: Vite che cambiano col clima
“Vite che cambiano col clima”, è un format che racconta il cambiamento climatico attraverso 10 storie straordinarie, ideato da Sara Moraca, giornalista scientifica e ricercatrice, e curato da Sorgenia, la prima greentech energy company italiana.