La vita nella savana rispetta ancora il ritmo ancestrale della Terra: così viviamo nella nostra comunità Maasai ai piedi del Kilimanjaro
Svegliarsi alle prime luci dell’alba e addormentarsi poco dopo il tramonto potrebbero sembrare azioni semplici, banali eppure non lo sono. La nostra vita nella savana è scandita ancora dall’armonioso ritmo naturale delle cose. Questo vuol dire che ogni più piccola azione del nostro quotidiano segue, con religioso rispetto, il normale corso della vita e del tempo. E che non siamo padroni di tutte le nostre scelte e di tutte le conseguenze di queste scelte. Sopra di noi, al di fuori di noi, c’è una forza maggiore: la Natura.
Qui nella savana la Natura regna ancora sovrana e non c’è nulla che si possa fare per contrastarla, addomesticarla o placarla. Ci si sente ospiti, benché parte integrante del Pianeta, e mai padroni. Questa sensazione la si percepisce da subito: nella natura più incontaminata ogni cosa è al suo posto eppure non esistono barriere, confini, recinzioni irremovibili. Si convive pacificamente, secondo un ordine ancestrale prestabilito.
Vivere secondi i ritmi della Natura
Vivere secondo i ritmi della Natura significa non poter mai dare nulla per scontato e non avere mai certezze. Presuppone inoltre un’approfondita conoscenza delle stagioni, delle piante, dei periodi di coltivazione o di allevamento del bestiame. Conoscenza che popoli come i Maasai hanno acquisito nel tempo, sulla loro pelle, attraverso l’esperienza diretta.
Ecco perché le popolazioni indigene sono – e dovrebbero essere considerate da tutti – i custodi del nostro Pianeta. Perché la loro conoscenza del mondo, della natura, degli animali è preziosa come l’oro e non la si potrà mai davvero apprendere su nessun libro universitario.
Madre Natura e il ritmo di vita lento dei Maasai
I Maasai rispettano e amano la Natura come una madre. Ne conoscono pregi e difetti, forza e debolezza, segreti e inganni. Durante i miei otto anni di vita in Terra Maasai ho avuto modo di osservare, imparare e soprattutto mettere in discussione. Me stessa, il modo in cui ero abituata a vivere e la percezione che avevo delle cose.
Vivere in armonia con il Pianeta
La vita che si conduce all’interno di una comunità Maasai nella savana ha un ritmo lento, pacato, ragionato. Per ogni azione c’è una ragione, per ogni scelta una conseguenza. Per me che provenivo da una vita di città tutto questo rappresentava una grande e sconosciuta novità.
Costruire ponti dove scorrono fiumi, buttare cemento dove cresce erba, issare muri dove si vuole ostruire il passaggio per me, prima, era il ‘’normale ordine delle cose’’, non pensavo – anzi lo ignoravo – che fosse possibile vivere in totale armonia con il Pianeta.
Vivendo qui ho completamente stravolto il mio personale punto di vista sulle cose: vivere rispettando la Natura è possibile! È sano! È rivoluzionario!
Dal fango delle piogge ritorna la vita
Capire l’importanza di certi eventi è fondamentale per imparare il rispetto del Pianeta. Quando, durante la stagione delle piogge, piove incessantemente bloccando e isolando intere comunità Maasai anche per interi giorni vorresti fare qualsiasi cosa per cambiare la situazione, arrivi persino a rimpiangere il cemento guardando l’oceano di fango melmoso e scivoloso che si è venuto a creare e che impiegherà giorni per asciugare.
Ma poi vedi la terra cambiare, osservi l’erba crescere e il bestiame ingrassare. Gli elefanti smettono di avvicinarsi alle nostre case in cerca di acqua perché ne trovano a sufficienza al di là della foresta, gli stormi di uccelli che avevi salutato mesi prima tornano a popolare i piccoli laghetti intorno al nostro boma.
Tutto torna in vita, tutto torna a splendere dopo i mesi di grande siccità. E quando osservi questo spettacolo magistrale ti rendi conto di come tutto abbia un senso, una logica, una ragione. Che potrebbe non piacerci o non farci comodo (a chi piace rimanere isolato per giorni a causa della pioggia, magari senza acqua e senza elettricità?) ma si impara ad accettarlo, perché non ci si può fare niente, non ci si deve fare niente.
L'marezza della ragazza che ero e non vedevo
La vita che mi sono lasciata alle spalle, in tutti quei luoghi del mondo in cui ho vissuto prima della savana, mi ha lasciato una certa amarezza. O forse me l’ha lasciata la ragazza che ero e che non vedevo. Vivevo senza pormi domande, senza chiedermi cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato ma prendendo per vero e scontato quello che mi veniva rifilato sotto al naso.
Adesso che vivo qui e che ho vissuto qui per i passati otto anni ho capito che molte delle cose che ritenevo giuste in realtà sono sbagliate. Non per me come individuo ma per il nostro Pianeta. Ho capito che gioire per il caldo d’inverno è una gran stupidata e che lamentarsi della pioggia è una mancanza di rispetto.
Ho compreso il mio posto, il mio ruolo nel mondo e ho deciso di rispettarlo, anche contro la mia volontà.
Perché so che esiste una cosa che si chiama bene comune e di questo dovremmo occuparci tutti.
Rinunciare un po’ a me, per fare stare meglio anche te.