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Progetto M.A.R.E., il diario di bordo di Alice Giacomin

La pricing analist della digital energy company è stata a bordo del catamarano di Centro Velico Caprera e One Ocean Foundation nella tappa da Lerici a Lavagna, tra il 9 e il 12 luglio: “La cura della salute del mare è più importante di quanto pensassi. E tutti dovranno essere sensibilizzati a questi temi”

Da sabato 9 a martedì 12 luglio, nella tappa che ha portato l’equipaggio di Progetto M.A.R.E. da Lerici a Lavagna, a bordo del catamarano c’era tra gli ospiti di Sorgenia Alice Giacomin, ingegnere meccanico di Milano, appassionata di mare, che nella digital energy company è pricing analyst. “Non avevo mai passato una notte in barca prima d’ora, e devo dire che si è trattato di una bellissima esperienza: non sarebbe male ripeterla in futuro”, spiega.

Mansioni scientifiche e tecniche

Come per molti dei suoi colleghi nelle tappe precedenti, anche Alice è rimasta favorevolmente impressionata dal clima che si è creato a bordo con l’equipaggio e con gli altri ospiti: “Io dò una valutazione molto positiva di questa esperienza: sul catamarano eravamo in nove – spiega – e prima di salire a bordo non conoscevo nessuno, nemmeno la collega di Sorgenia che era con me, Greta. Ho passato quattro giorni a contatto con persone per me “nuove”, ed è stato bello. Nel nostro gruppo ci siamo trovati bene fin dall’inizio, non si sono create antipatie né frizioni, le giornate sono trascorse piacevoli e veloci”. Quanto alle mansioni a bordo, “avevamo il compito di tenere pulite le nostre stanze – spiega Alice – e ognuno ha fatto la sua parte. Poi siamo stati impegnati a recuperare campioni di Dna marino e ad aiutare a fare altri campionamenti seguendo le indicazioni delle due biologhe, che avevano la responsabilità della parte scientifica della tappa. Non ho avuto compiti in cucina, dal momento che tra noi c’era un’appassionata che ha preso in mano la situazione e ha avuto piacere a preparare per tutti”.
Le mansioni più strettamente “tecniche” per le manovre del catamarano sono invece state gestite più direttamente dallo skipper e dalle due biologhe, “a cui abbiamo dato una mano seguendo le loro indicazioni – prosegue – cercando di non creare confusione”.
Se dovesse indicare qual è stato il momento più suggestivo di questi quattro giorni in mare, Alice indicherebbe la notte passata in rada: “Eravamo al largo di Bonassola – spiega – abbiamo avuto la possibilità di vedere il cielo stellato, di essere cullati dal mare e di sentirne il rumore. Ma è stato gradevole anche la sosta a Lerici, quando abbiamo trascorso una bella serata visitando insieme il centro e andando a cena e a bere qualcosa”.

Lezioni di flora e fauna

Quanto agli avvistamenti di delfini o esemplari particolari, in questa tappa non ce ne sono stati: “Credo che incrociare cetacei fosse particolarmente difficile – spiega Alice – dal momento che non abbiamo fatto navigazione in mare aperto per molto tempo, e che siamo soprattutto rimasti vicino alla costa, per la maggior parte del tempo al largo di Bonassola”.
L’aspetto scientifico della tappa ha stimolato la curiosità di Alice: “Io partivo quasi da zero – sottolinea – ho fatto studi molto diversi, focalizzati sull’ambito industriale. E’ stato piacevole poter seguire le microlezioni sulla flora e sulla fauna del Mediterraneo, e il fatto che le biologhe fossero molto giovani e brave a spiegare è stato un valore aggiunto. Abbiamo anche trattato tematiche ambientali, che saranno sempre più importanti e all’ordine del giorno se guardiamo al futuro, dalle conseguenze del cambiamento climatico alla necessità di tenere puliti i mari”.

Un’impronta di consapevolezza

I giorni trascorsi a bordo del catamarano di Progetto M.A.R.E. hanno lasciato un’impronta per Alice: “A parte il fatto che è stata una bella esperienza, mi è rimasta la voglia di ripetere esperienze del genere in futuro. Sono appassionata di mare, ma essendo di Milano non avevo finora avuto grandi occasioni di seguire questa ‘vocazione’. E poi – conclude – mi è rimasto impresso un concetto: il fatto che la maggior parte dell’ossigeno sulla terra non venga dalla fotosintesi delle piante sulla terra ferma, ma da quelle subacquee. Ho imparato che la cura del mare è più importante di quanto pensassi, e che è un bene che le persone vengano sensibilizzate verso questi argomenti”.

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