Il report di UN Women e Deloitte evidenzia il legame tra empowerment femminile, leadership e sostenibilità economica. E lancia l’allarme: in Italia il tasso di occupazione femminile è tra i più bassi d'Europa, con solo il 53% delle donne occupate, contro il 70% della media UE
Il divario di genere non è soltanto una questione di giustizia sociale, ma rappresenta anche un ostacolo per il progresso economico e l’innovazione. A lanciare l’allarme è uno studio recente condotto da UN Women Italia e Deloitte, “Empowerment femminile come leva strategica per la crescita aziendale e l’innovazione”, che evidenzia come la riduzione del gender gap e l’aumento della presenza femminile nelle posizioni decisionali e nel mondo dell’imprenditoria possa contribuire significativamente alla competitività delle imprese.
Il gender gap in Italia
In Italia, stando ai dati della ricerca, il tasso di occupazione femminile è tra i più bassi d’Europa, con solo il 53% delle donne occupate. Un dato che si distacca notevolmente dalla media europea, che si attesta al 70%. Inoltre, il divario tra uomini e donne nelle posizioni apicali rimane rilevante, con solo il 28% delle posizioni manageriali occupate da donne, una percentuale ben inferiore rispetto alla media europea del 35%. Questi dati, sottolinea lo studio, non sono solo un riflesso di disuguaglianze sociali, ma rappresentano un freno allo sviluppo economico, che potrebbe trarre importanti benefici da una maggiore inclusione femminile.
L'importanza dei Women's Empowerment Principles (WEPs)
Uno degli strumenti promossi dal report per affrontare il gender gap sono i Women’s Empowerment Principles (WEPs) messi a punto dalle Nazioni Unite. Questi principi forniscono una guida concreta per le aziende che desiderano favorire l’inclusione delle donne nelle loro pratiche aziendali. L’adozione dei WEPs, sottolinea la ricerca, ha dimostrato di avere un impatto positivo sulla performance economica delle aziende, promuovendo una cultura aziendale inclusiva che mira a garantire pari opportunità per donne e uomini, a partire dall’equità salariale fino alla tutela contro le molestie.
Certificazione UNI/PdR 125:2022: un passo verso la parità
Accanto ai WEPs, la certificazione UNI/PdR 125:2022 rappresenta uno strumento fondamentale per le aziende italiane che intendono impegnarsi concretamente nella promozione della parità di genere. Questo sistema di certificazione, piega il report, è già adottato da oltre 8.100 imprese italiane e si è rivelato uno degli strumenti più efficaci per incentivare il cambiamento nelle pratiche aziendali. La certificazione si basa su specifici indicatori di performance per monitorare e valutare i progressi in materia di parità di genere.
L'intelligenza artificiale: sfida e opportunità per le donne
Il settore tecnologico, e più nello specifico l’intelligenza artificiale, rappresentano ambiti in cui il gender gap è particolarmente marcato. Le donne costituiscono solo il 20% degli iscritti ai corsi universitari sull’Information and communication technology e una percentuale ancora inferiore occupa posizioni tecniche nei settori della ricerca sull’intelligenza artificiale e dello sviluppo software. Tuttavia, come sottolineato nel report, l’intelligenza artificiale offre anche grandi opportunità per le donne, se supportate da politiche inclusive che incoraggiano la loro partecipazione attiva nel settore.
Le politiche pubbliche per la parità di genere
A livello europeo e nazionale si cono diversi esempi di politiche pubbliche stanno cercando di colmare il divario di genere nel lavoro e nell’imprenditoria. La Direttiva UE 2022/2381, ad esempio, stabilisce che entro il 2026 almeno il 40% dei posti nei consigli di amministrazione delle società quotate siano occupati da donne. Per l’Italia un buon esempio potrebbe essere quello delle riforme sul congedo parentale, che mirano a bilanciare le responsabilità familiari e professionali, un altro ostacolo significativo per le donne rispetto al mercato del lavoro.
L’imprenditoria femminile e il potenziale di crescita economica
Il rapporto di Deloitte e UN Women evidenzia che, nonostante le difficoltà, le donne sono sempre più presenti nel mondo dell’imprenditoria. Tuttavia, solo il 13,7% delle startup innovative italiane è guidato da donne. Le barriere strutturali, come la difficoltà di accesso al credito e i pregiudizi culturali, continuano a limitare la crescita del settore imprenditoriale femminile. Tuttavia, sottolinea la ricerca, l’inclusione delle donne nell’imprenditoria potrebbe portare a una crescita economica significativa, contribuendo a un aumento del PIL, in alcuni Paesi emergenti, fino all’8%.
Il ruolo strategico delle partnership pubblico-private
Infine, il rapporto sottolinea l’importanza di rafforzare le partnership pubblico-private per colmare il divario di genere. Iniziative come il programma InvestEU Gender Finance Lab, spiega, sono fondamentali per ridurre il divario finanziario di genere, supportando le PMI femminili con formazione mirata e consulenza finanziaria. Allo stesso modo, le collaborazioni tra istituzioni pubbliche e soggetti privati sono essenziali per creare ecosistemi favorevoli alla parità di genere, che possano favorire l’innovazione e la sostenibilità economica.