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NZEB: l’architettura a energia quasi zero che guida la transizione ecologica

Il futuro dell’edilizia sostenibile passa dagli edifici a energia quasi zero. Previsti dal piano d’azione nazionale approvato nel 2017, gli NZEB rappresentano oggi il modello di riferimento per costruzioni pubbliche e private ad alta efficienza.

Edifici con un fabbisogno energetico estremamente basso, coperto in misura significativa da fonti rinnovabili prodotte in loco o nelle vicinanze: sono gli Nzeb, acronimo che sta per Nearly Zero Energy Buildings. Il concetto, introdotto dalla Direttiva europea 2010/31/UE, è stato recepito dall’Italia attraverso il Piano d’Azione Nazionale per gli Edifici a Energia Quasi Zero (PANZEB), approvato con decreto interministeriale del 19 giugno 2017.

Il piano definisce una roadmap per l’adeguamento del parco immobiliare nazionale, stabilendo obiettivi, strumenti di monitoraggio e criteri di riferimento tecnico-economici. Gli Nzeb sono indicati come standard obbligatorio per gli edifici pubblici di nuova costruzione dal 2019 e per tutti gli edifici dal 2021.

Tra le linee guida principali, il decreto promuove l’integrazione tra efficienza energetica, uso di rinnovabili e qualità architettonica. L’approccio olistico alla progettazione – che combina isolamento, orientamento, materiali innovativi e sistemi di gestione intelligente dell’energia – è la chiave per garantire prestazioni elevate senza compromettere comfort e funzionalità.

L’approccio sistemico del Piano d’Azione

Il PANZEB individua la necessità di una visione coordinata tra politiche energetiche, edilizie e ambientali, con un ruolo determinante per le amministrazioni locali. Il decreto del 2017 prevede strumenti di incentivazione economica e fiscale, formazione tecnica e diffusione di modelli replicabili di buone pratiche.

Fondamentale è l’attenzione alla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, responsabile di oltre il 40% dei consumi energetici in Italia. Il piano spinge verso interventi di retrofit energetico profondo, promuovendo l’uso combinato di fotovoltaico, pompe di calore, isolamento termico avanzato e illuminazione LED.

In prospettiva, gli Nzeb non sono solo un obiettivo tecnico, ma anche uno strumento di politica economica e sociale, capace di generare occupazione, ridurre la povertà energetica e migliorare la qualità dell’ambiente urbano.

L’evoluzione normativa dopo il Piano d’Azione del 2017

Negli anni successivi all’approvazione del Piano d’Azione Nazionale per gli Edifici a Energia Quasi Zero (PANZEB), il quadro legislativo italiano ha conosciuto un’importante evoluzione, volta ad allineare il Paese agli obiettivi europei di decarbonizzazione e neutralità climatica.

Un passaggio decisivo è rappresentato dal Decreto Legislativo 48 del 10 giugno 2020, che ha recepito la Direttiva europea 2018/844, aggiornando le norme sulla prestazione energetica degli edifici. Il provvedimento ha introdotto novità significative, come il Portale Nazionale sulla Prestazione Energetica degli Edifici, gestito da ENEA, e l’obbligo di predisporre infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici negli edifici nuovi o ristrutturati in modo rilevante. Il decreto ha inoltre rafforzato il legame tra efficienza energetica, uso delle fonti rinnovabili e digitalizzazione, elementi chiave del concetto di edificio “intelligente”.

Parallelamente, aggiornamenti al Decreto Legislativo 28/2011 e al successivo Decreto Legislativo 199/2021 hanno ridefinito i requisiti per l’integrazione delle energie rinnovabili negli edifici, incidendo direttamente sui parametri che determinano la qualificazione Nzeb.

Infine, il recente “Decreto Requisiti Minimi 2025”, di prossima entrata in vigore, introduce standard ancora più rigorosi per l’involucro edilizio, l’efficienza impiantistica e il confronto con l’edificio di riferimento, rafforzando ulteriormente il percorso verso un’edilizia a impatto climatico nullo.

Nel complesso, queste misure rendono gli Nzeb non solo un obiettivo tecnico, ma il modello normativo di riferimento per tutto il comparto edilizio italiano, destinato a guidare la progettazione sostenibile del prossimo decennio.

Dall’Umbria alla Scandinavia: esempi virtuosi di edifici Nzeb pubblici

Le sperimentazioni concrete mostrano come la visione del decreto si traduca in progetti reali e replicabili.
Un caso emblematico è quello dell’Istituto Tecnico Agrario di Sant’Anatolia di Narco, in Umbria. L’edificio scolastico, danneggiato dal terremoto, è stato completamente ristrutturato e trasformato in un centro educativo a energia quasi zero. Grazie a un isolamento totale della copertura, all’installazione di un impianto fotovoltaico da 18 kWp e all’uso combinato di pompe di calore e illuminazione LED, la scuola ha migliorato la sua classe energetica da E ad A3. Oggi produce più energia di quanta ne consuma, generando un ritorno economico per il Comune.

Un altro esempio arriva dalla Spagna, con la Bolueta Tower di Bilbao, il grattacielo “passivhaus” più alto del mondo. Con i suoi 32 piani, l’edificio riduce dell’80% i consumi energetici rispetto a una costruzione tradizionale, grazie a tripli vetri, isolamento in lana di roccia e ventilazione con recupero di calore. L’intervento unisce sostenibilità e inclusione sociale, offrendo alloggi a canone calmierato.

L’Europa come laboratorio Nzeb

Il modello Nzeb trova applicazione diffusa anche in Europa settentrionale, dove la cultura dell’efficienza è da tempo consolidata. Il KU Lighthouse di Copenaghen, primo edificio pubblico danese a emissioni zero, integra solare termico, geotermia e teleriscaldamento rinnovabile, coprendo il 90% del fabbisogno energetico da fonti rinnovabili.

In Germania, il Nuovo Municipio di Friburgo, situato nella Foresta Nera, rappresenta una sintesi tra tecnologia, architettura e partecipazione civica: l’edificio è autosufficiente grazie a un mix di fotovoltaico integrato in facciata, pompe di calore geotermiche e sistemi intelligenti di ventilazione naturale.

In Bulgaria e Polonia, progetti di retrofit su edifici pubblici – come il comando dei vigili del fuoco di Berkovitsa e il complesso scolastico di Podgórzyn – mostrano come l’approccio Nzeb possa rigenerare infrastrutture esistenti, riducendo i costi di gestione del 70% e migliorando il comfort ambientale per studenti e lavoratori.

NZEB, un modello per la transizione ecologica

L’esperienza dei progetti europei conferma che gli Nzeb non sono più una frontiera tecnologica, ma un modello di sviluppo urbano sostenibile. In Italia, l’attuazione del PANZEB del 2017 rappresenta un tassello essenziale nella strategia per la neutralità climatica al 2050.

Questi edifici incarnano la sintesi tra innovazione tecnologica, responsabilità ambientale e visione sociale, promuovendo un’edilizia che non si limita a consumare meno, ma produce valore per le comunità. L’obiettivo è di diffondere la cultura dell’efficienza energetica, integrando norme, incentivi e formazione professionale. Solo così gli NZEB potranno diventare la regola, e non più l’eccezione, dell’architettura del futuro.

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