Dare l’opportunità a chi ne ha voglia di realizzare il desiderio di una persona che vive in una casa di riposo, magari trascorrendo insieme un po’ di tempo. È l’obiettivo dell’iniziativa creata dall’associazione “un sorriso in più”. La coordinatrice Laura Bricola: “E’ un’esperienza che porta calore ed emozioni”
Dare l’opportunità a chiunque ne abbia voglia di realizzare per Natale il sogno di un anziano che vive in una casa di riposo. È questo l’obiettivo di “Nipoti di Babbo Natale”, la piattaforma attiva dal 2018 e creata dall’associazione “Un sorriso in più”, che soltanto lo scorso anno è stata in grado di esaudire, in tutta Italia, quasi 9mila desideri espressi dagli anziani attraverso le loro strutture di residenza.
“La nostra è un’iniziativa che consente a tante persone di entrare nelle casi di riposo per anziani e di portare un po’ di calore e compagnia a chi ne ha bisogno – spiega Laura Bricola, animatrice, educatrice e pedagogista, coordinatrice di “Un sorriso in più” – Ma non è tutto qui: “Nipoti di Babbo Natale” è anche uno stimolo importante per gli educatori delle case di riposo, che svolgono un lavoro fondamentale per la cura e il benessere degli anziani loro affidati, ognuno dei quali è unico e ha bisogno di essere ascoltato”.
Iniziamo da “Un sorriso di più”: come nasce l’associazione?
È stata fondata nel 2004 ed è un’associazione che ha un grande legame con il territorio della provincia di Como. È nata per volontà di una famiglia di industriali tessili di questa zona, con l’obiettivo di stare accanto agli anziani soli all’interno delle case di riposo, per fare in modo che non siano costretti a sperimentare la sensazione di solitudine e isolamento. L’attività dei nostri volontari, 130 persone, è sia a supporto degli educatori, partecipando alle attività di gruppo, vicini al singolo, ma consiste anche in attività individuali, a partire dalla chiacchierata, che spesso fa sentire l’interlocutore una persona speciale. Oltre a questo, contiamo su un team di volontari più esperti che sono in grado di gestire da soli piccoli gruppi di attività. A ogni volontario, prima di tutto, chiediamo di cosa vorrebbe occuparsi, per fare in modo che abbia gratificazioni e soddisfazioni. Oltre a questo, “Un sorriso in più” opera anche nell’ambito dei minori, presso alcune comunità educative, stando vicino ai bambini che sono stati allontanati dalle loro famiglie.
Come è nata l’idea di dare vita ai “Nipoti di Babbo Natale”?
La prima edizione risale al 2018. L’idea è nata entrando in contatto con Katerina Neumann, architetto e web designer originaria di Praga, che ci ha parlato di un progetto simile che era stato realizzato in Repubblica Ceca dalla radio nazionale. Katerina cercava un partner per proporre questa iniziativa anche in Italia, e abbiamo iniziato a collaborare. “Nipoti” dà la possibilità a tanti di fare quello che i nostri volontari fanno sempre, entrando magari per la prima volta in una casa di riposo. All’inizio i nostri numeri raddoppiavano anno dopo anno, poi hanno continuato con un trend di crescita costante fino a oggi. L’anno scorso abbiamo pubblicato e realizzato quasi 9mila desideri, mentre quest’anno, dal 15 novembre, siamo già a 6.600, ma ci sarà tempo fino al 20 dicembre.
Come funziona la piattaforma?
È una formula molto semplice: le case di riposo che aderiscono al progetto ci inviano i desideri dei loro residenti. Noi li vagliamo per essere sicuri che si tratti di progetti che rientrano nello spirito dell’iniziativa, e poi li pubblichiamo. A quel punto chi si collega alla piattaforma online può passarli in rassegna secondo una serie di chiavi di ricerca, compresa quella territoriale, o del budget necessario a esaudire il desiderio, ed eventualmente impegnarsi a realizzarlo. Si va dal soprammobile natalizio, alla Tv, fino al viaggio all’estero. E chi si fa carico del desiderio può decidere se andare personalmente a consegnarlo, scelta che di solito gli anziani preferiscono, o se farlo consegnare alla casa di riposo. In alcuni casi, poi, le persone che vogliono esaudire un desiderio – magari molto impegnativo dal punto di vista economico – si mobilitano per creare un gruppo tra amici o colleghi di lavoro e arrivare alla cifra necessaria.
In questi anni abbiamo potuto sperimentare direttamente che questa esperienza viene vissuta con entusiasmo da tutti, a partire dalle stesse case di riposo e dagli anziani, ma anche dai donatori, soprattutto dai più giovani.
Quanto è impegnativo realizzare una iniziativa nazionale come questa?
Nell’associazione lavoriamo in quattro, tutti part time, e ci occupiamo di coordinare i volontari, di promuovere i progetti, di instaurare i legami con le case di riposo che fanno parte della nostra rete. E “Nipoti di Babbo Natale”, che pure si esaurisce nell’arco di due mesi, ci impegna per otto mesi l’anno, con una full immersion tra ottobre e dicembre. Tra le altre cose ci preoccupiamo anche di formare gli operatori delle case di riposo che partecipano, per fare in modo che tutto vada sempre nel migliore dei modi, tutelando gli anziani e accompagnando anche dal punto di vista emotivo chi arriva a portare il dono.
Quali sono i desideri più frequenti e quelli più strani?
Tanti desideri sono molto semplici: gli anziani chiedono una visita, di prendere insieme un caffè o un pranzo, dando valore al tempo che si trascorre insieme. Ma c’è anche chi vorrebbe fare un volo in mongolfiera o in elicottero, o chi vorrebbe andare o tornare a Lourdes, o fare un viaggio a Roma o a Parigi. Mi è rimasto impresso il desiderio di un anziano che qualche tempo fa aveva chiesto di poter vedere un canguro dal vivo: è stato possibile esaudirlo perché in un’isoletta del lago di Pusiano, qui vicino a Como, il proprietario a quei tempi aveva dei canguri. Un’altra anziana, che da giovane era particolarmente brava in cucina, ha chiesto di poter passare una giornata ai fornelli con uno chef, mentre una ex cassiera ha chiesto di tornare per un giorno al vecchio lavoro in un supermercato. Sono richieste che riportano le persone ai tempi più belli e ricchi di soddisfazione della loro vita. Infine, c’è anche chi chiede di incontrare un personaggio famoso. In questi casi spesso i “Nipoti” organizzano delle mini-campagne social per arrivare a coinvolgere le celebrità nel progetto.
Quanto questo genere di impegno fa bene anche a chi dona?
È un aspetto fondamentale. Ci si trova a impegnarsi, a volte anche economicamente, per un totale sconosciuto. Quanto ai destinatari di queste attenzioni, nel nostro caso, non si tratta di anziani abbandonati a sé stessi, né in condizioni di bisogno dal punto di vista economico, dal momento che i loro bisogni essenziali vengono soddisfatti dalle strutture in cui vivono. Che si arrivi anche a soddisfare i sogni è una componente fondamentale nel prendersi cura degli anziani, perché dà loro una prospettiva, contribuisce a metterli al centro di un’attenzione.