La presidente Alba Di Giorgi insieme alla coordinatrice scientifica Anna Maria Fontana: “In più di dieci anni di attività abbiamo formato tanti giovani che oggi continuano ad aiutarci. Siamo impegnati nella prevenzione e nella formazione delle ‘sentinelle’ della violenza sul territorio, per aiutare le vittime e le potenziali vittime a superare il silenzio e a non sentirsi sole”
L’associazione Demetra nasce a Mazara del Vallo più di dieci anni fa dall’iniziativa di un gruppo di professioniste che hanno dato vita a uno sportello per l’assistenza alle donne vittime di violenza. Da allora questa realtà si è radicata nel territorio e ha fatto da punto di riferimento per le istituzioni locali e per i cittadini, proponendosi come un luogo di accoglienza e un presidio di legalità. L’ultima iniziativa in ordine di tempo dell’associazione è stata il seminario “Oltre il silenzio, vite in ascolto”, che si è tenuto alla vigilia della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il 24 novembre, al teatro Garibaldi, nella cittadina in provincia di Trapani. Patrocinato dal Comune di Mazara del Vallo e sostenuto da Sorgenia, che proprio su questo territorio ha installato un parco eolico, l’evento ha coinvolto tra i relatori il sindaco Salvatore Quinci, Domenico Mogavero, vescovo emerito della diocesi di Mazara del Vallo, Antonella Iovino, dirigente psicologa del consultorio familiare locale, Vita Martinciglio, avvocato dell’associazione Co.Tu.Le.Vi., Valeriano Giusti, amministratore delegato di Vrg Wind, e la presidente di Demetra, la psicoterapeuta Alba di Giorgi che in quest’intervista unitamente alla sociologa Anna Maria Fontana riassume la storia e i progetti dell’associazione.
Alba ed Anna, ci raccontate in sintesi la genesi di Demetra?
Ufficialmente l’associazione nasce nell’ottobre 2012, ma già l’anno prima esisteva come gruppo informale che aveva partecipato ad un progetto di formazione europeo, programma comunitario Daphne III – Progetto IRIS. Professionalmente, però, collaboravamo già da tempo nella prevenzione della violenza di genere: proprio la nostra esperienza sul campo ci ha portato a capire che era necessario dare vita a un’associazione per poter lavorare al meglio sul territorio e focalizzarci sulla prevenzione, ad esempio nel mondo della scuola e con iniziative di prevenzione primaria rivolte alla cittadinanza, come convegni e momenti di sensibilizzazione, lavorando molto anche sull’aspetto culturale. Al centro di tutto ci deve essere la consapevolezza – anche e soprattutto in un territorio come il nostro in cui le radici culturali della violenza vanno di pari passo con quelle del silenzio: è necessario superare le paure, perché si può e si deve parlare e denunciare, qualunque sia il tipo di violenza che si subisce.
Quali risultati avete ottenuto?
Uno degli aspetti che ci fa piacere evidenziare è che la nostra attività è stata molto utile, finora, non soltanto direttamente alle vittime o alle potenziali vittime di violenza: siamo riusciti a coinvolgere un gruppo di donne che – grazie alla formazione e al confronto che hanno trovato in Demetra – sono nel tempo diventate vere e proprie “sentinelle contro la violenza”, attivandosi ogni volta che si sono imbattute in situazioni a rischio e aiutandoci a trasformare in realtà il nostro motto, quello di intervenire prima che il danno sia fatto. Il nostro obiettivo principale è di riconoscere dal primo momento la donna che ha bisogno di aiuto e che si rivolge a noi per avere il supporto giusto. Il risultato che in generale ci prefiggiamo di ottenere è di dare a queste donne la consapevolezza per autoriconoscersi, quindi autodeterminarsi: in questo l’azione di Demetra si rivela molto importante perché offre alle donne gli strumenti giusti perché possano finalmente autolegittimarsi e in questi frangenti l’aspetto culturale è determinante.
Che feedback vi arrivano dall’attività nelle scuole?
Un aspetto che considero centrale è l’essere riusciti a coinvolgere nei nostri percorsi di formazione nelle scuole anche i ragazzi, che a prima vista potrebbero sembrare meno interessati al tema della violenza contro le donne, e che però manifestano un grande rispetto verso questo genere di problematiche. Un altro aspetto positivo che abbiamo potuto notare proprio nell’ultimo periodo è che stiamo iniziando a raccogliere ciò che abbiamo seminato. Nel 2012, ad esempio, abbiamo fatto diverse attività di sensibilizzazione nei licei, incontrando studenti e studentesse che oggi troviamo ancora al nostro fianco, da adulti, a dare una mano nell’organizzazione delle nostre attività. Questa attenzione e questa sensibilità sono risultati “culturali” delle campagne di sensibilizzazione di cui siamo orgogliosi e ci rendono fiduciose per il futuro: testimoniano la nascita di sentinelle che non hanno più paura, che non sono vittime del pessimismo, ma che sanno cosa fare in certi momenti critici. Attività di sorveglianza messa già in atto dalle donne formate da Demetra.
Come è andato l’evento del 24 novembre?
Demetra oggi è un punto di riferimento per il sostegno alle donne vittime di violenza: collaboriamo con il Comune, le Forze dell’Ordine e l’Asp di Trapani, e vogliamo rafforzare e rendere sempre più solidi questi legami. È stato un momento di confronto prezioso in cui siamo riusciti a riunire tutte le realtà con cui normalmente ci confrontiamo nel nostro lavoro. E stato un momento di condivisione, ma anche un’occasione di formazione reciproca, perché siamo convinti che – al di là delle manifestazioni e della legittima espressione di sgomento emotivo di fronte alle violenze – ci sia bisogno di momenti in cui al centro dell’attenzione ci sia il fare, l’attività sul sapere e sulle competenze. È stato utile il coinvolgimento e l’ascolto verso tutti i partecipanti e i protagonisti del nostro territorio, e per questo ci è sembrato importante il contributo che ci è arrivato da Sorgenia, una realtà ormai radicata stabilmente a Mazara del Vallo.
Che programmi avete per il futuro?
Oltre alla nostra attività già consolidata, stiamo lavorando su progetti e formule nuove, per intercettare i segnali che arrivano anche dai mezzi di comunicazione più utilizzati dalle nuove generazioni, come i social, dove spesso avviene la costruzione identitaria dei nostri giovani. Questo perché oggi è necessario fare i conti non soltanto con l’identità personale e sociale, ma anche con l’identità social, quella che nasce e si sviluppa sulle piattaforme digitali. Si tratta di strumenti ormai utilizzati da tutti, e che per questo devono essere approfonditi e capiti, con attenzione e professionalità, coinvolgendo menti lucide che possano trattare il tema nel modo più corretto.