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La mostra “Straordinarie”: le protagoniste sono modelli per ragazze e ragazzi

Più di 100 ritratti di donne scienziate, cantanti, scrittrici e politiche. Donne reali che hanno infranto il soffitto di cristallo. La mostra “Straordinarie” nel 2024 sbarcherà a Milano

Sono “Straordinarie” le protagoniste della mostra fotografica in corso al MAXXI di Roma. Più di 100 ritratti di donne italiane con storie e percorsi molto diversi, che hanno in comune la capacità di ispirare. L’obiettivo di Ilaria Magliocchetti Lombi e la cura di Renata Ferri hanno dato vita a “Straordinarie”, un progetto voluto da Terre des Hommes per promuovere la campagna “Indifesa”, che da 12 anni combatte per i diritti delle bambine e delle ragazze in Italia e nel mondo, attraverso progetti sul campo e iniziative di sensibilizzazione. La mostra, ad accesso gratuito al MAXXI fino al 6 ottobre, avrà anche un secondo tempo a Milano nei primi mesi del 2024.

Per parlare di “Straordinarie” abbiamo sentito Paolo Ferrara, direttore di Terre des Hommes.

Quali sono i valori che Terre del Hommes vuole comunicare attraverso la mostra “Straordinarie”?

Noi abbiamo iniziato a pensare a questa mostra più di due anni e mezzo fa. Nel 2012 abbiamo lanciato la campagna “Indifesa”, che ha come obiettivo quello di mettere al centro i diritti dei bambini, delle ragazze contro ogni forma di violenza. Questa campagna ci ha portato a realizzare diverse iniziative nel corso degli anni, progetti di interventi anche nelle scuole. Durante il periodo del Covid abbiamo portato avanti una petizione per regalare a Milano la prima statua dedicata a una donna. Una donna reale che avesse avuto un impatto sulla nostra storia. Spesso le figure femminili sono rappresentate come idealizzazione di valori, pensiamo alla vittoria, alla saggezza, alla libertà. Molto raramente in riferimento a donne reali, scienziate o personaggi storici. Ecco è nell’ambito di questa discussione che abbiamo fatto nostra l’idea di realizzare una mostra che raccogliesse alcune donne che potessero essere di esempio per i ragazzi e le ragazze. Ci è sembrata un’iniziativa doverosa.

Quindi “Straordinarie” è una mostra che vuole offrire punti di riferimento e modelli ai quali i più giovani possono ispirarsi.

Sì, proprio questa idea è espressa molto bene in uno degli ultimi discorsi pubblici di Michela Murgia che, parlando della sua vita, della sua storia, a un certo punto ha ricordato di non aver avuto, da ragazza, modelli da seguire. Ecco in qualche maniera la mostra “Straordinarie” è ispirata da questa stessa idea: poter mettere davanti alle ragazze, alle bambine tutte le donne che possono diventare. Perché possano seguirle, o semplicemente ispirarsi, o perché possano mettere insieme anche più modelli, perché ognuno di noi contiene moltitudini. Ed è per questo che la mostra è cresciuta fino a rappresentare 107 donne. Ovviamente una selezione arbitraria.

Quali criteri avere utilizzato per scegliere le protagoniste della mostra “Straordinarie”?

Abbiamo cercato di rappresentare donne di vari ambiti, cercando di essere il più possibile completi. Poi abbiamo voluto nella nostra mostra donne di varie fasce di età, andiamo da Amalia Ercoli-Finzi e Liliana Segre, due meravigliose, straordinarie signore intorno a novant’anni, a ragazze che di anni ne hanno 18. Abbiamo cercato di rappresentare anche le seconde generazioni, cioè quelle ragazze che oggi sono italiane ma che arrivano da famiglie che anni fa sono arrivate nel nostro paese da altre nazioni. Quando abbiamo rappresentato il mondo della politica non abbiamo voluto rappresentare il mondo dei partiti, per questo abbiamo scelto Emma Bonino, un personaggio iconico ma che, in qualche modo, resta super partes. Per ciò che riguarda il mondo della musica abbiamo immagini di donne che, oltre a essere cantanti di successo, penso a Elodie o Levante, nel corso della loro carriera si sono fatte promotrici del rispetto delle questioni di genere.

Come siete passati dall’idea alla realizzazione della mostra?

Abbiamo chiesto a Roberta Ferri, editori di Io Donna, di lavorare con noi all’ideazione e alla curatela della mostra. Il progetto è nato proprio da questa condivisione di idee e di aspirazioni.

“Straordinarie” non è solo una mostra fotografica. Come prosegue il progetto?

A breve andrà online un sito che racconta la mostra. Ogni fotografia è accompagnata da un’intervista alle donne ritratte. Nella mostra a ogni foto è associata una frase estratta dall’intervista. Abbiamo il solo rimpianto di non essere riusciti a intervistare Michela Murgia. In ogni caso queste interviste vogliono essere un messaggio alle ragazze, ma anche ragazzi. Attraverso la rappresentazione di tante storie abbiamo cercato di rompere l’idea che le donne che ce la fanno siano delle eccezioni o che abbiano chissà quali caratteristiche particolari. In realtà oggi le donne che avremmo potuto rappresentare sono, fortunatamente, diverse migliaia. Questo è un elemento fondamentale, un elemento che, speriamo, possa aiutare anche gli uomini a cambiare l’atteggiamento e a rompere gli stereotipi con i quali troppo spesso ci si rapporta alle donne. Speriamo di aver dato un contributo in questa direzione.

Tornando alla campagna Indifese, quali sono i pericoli maggiori che corrono le bambine nel nostro paese e negli altri contesti nei quali operate?

La campagna è stata lanciata nel 2012, in seguito all’istituzione della Giornata mondiale delle bambine e delle ragazze delle Nazioni Unite. Nonostante molti indicatori sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza siano migliorati, nel corso dei decenni, sono ancora troppe le bambine e le ragazze che non vivono in contesti sicuri. Purtroppo, nel corso degli ultimi anni, anche in conseguenze del Covid e dei conflitti armati, molte ragazze e bambine sono discriminate nell’accesso all’istruzione, sono vittime di matrimoni precoci, gravidanze precoci, sono costrette a fare lavori di semi schiavitù, oppure sono state scaraventate nel mondo della prostituzione, della tratta, con percentuali crescenti in realtà. Se pensiamo all’Italia alcuni indicatori ci dicono che la situazione delle ragazze, ancora oggi, è fortemente discriminata. Un dato, quello dei Neet, le ragazze e ragazzi che non vanno a scuola e non lavorano, qui, dai 19 anni in su, c’è fortissima discriminazione di genere. Ci sono poi altri dati, come la scelta dell’istruzione superiore o dell’università, ancora condizionati da stereotipi di genere. Questo ha impatti sull’occupabilità e sulla retribuzione futura. E poi, purtroppo, dobbiamo segnalare quei reati, che avvengono soprattutto in contesti intrafamiliari, a connotazione sessuale, come i fatti di Palermo, di Caivano o di Firenze. Sono allarmanti e ci costringono a un importante lavoro di sensibilizzazione.

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