L’inquinamento da smartphone crea danni per lo sfruttamento delle terre rare nei Paesi in via di sviluppo e per la sostenibilità della filiera produttiva. E gli italiani sono tra i più grandi accumulatori al mondo di device usati
Cambiare continuamente smartphone per assicurarsi i modelli più nuovi e performanti può rappresentare a lungo andare un problema serio per l’ambiente. Perché questo vuol dire accumulare a ritmi crescenti rifiuti elettronici, i cosiddetti Raee, che si fa fatica a smaltire correttamente o ad avviare a riciclo. In parallelo significa anche sfruttare in modo sempre più intensivo i giacimenti di terre rare, che spesso si trovano nei Paesi in via di sviluppo, dove sono state documentate violazioni dei diritti umani delle persone coinvolte nell’estrazione. E’ il caso ad esempio del coltan, come documenta l’allarme recentemente lanciato da Medici Senza Frontiere. Questo materiale, utilizzato per assemblare gran parte degli smartphone sul mercato, si trova soprattutto in Congo (per l’80% della produzione mondiale), e nella filiera viene utilizzata anche manodopera minorile. Per riassumere, l’acquisto “intensivo” che facciamo degli smartphone rischia quindi di creare problemi in termini di inquinamento, di sfruttamento e di deturpazione del territorio.
I dati del consorzio Weee
A fare il punto sull’inquinamento da smartphone è un recente rapporto realizzato dal consorzio di ricerca Weee, secondo cui nell’arco del solo 2022, rispetto a un parco di cellulari complessivo che su scala mondiale ammonta a 16 miliardi di pezzi, 5 miliardi di smartphone verranno gettati o accantonati. L’allarme lanciato dal Weee riguarda in particolare il fatto che questi device verranno nella maggior parte dei casi inceneriti o abbandonati in discariche, nonostante contengano una serie di materiali che, se riciclati, potrebbero ridurre sensibilmente il loro potenziale inquinante: parliamo tra le altre cose di oro, rame, argento, palladio.
Ma quello che si sta facendo strada negli ultimi tempi – secondo quanto evidenziato dal consorzio Weee con un sondaggio – è anche un altro problema: il fatto cioè che gran parte dei cinque miliardi di smartphone che andranno in disuso durante il 2022 verranno semplicemente accantonati, finiranno in un cassetto. Questo vuol dire che non potranno entrare nel circuito del riciclo. Secondo i dati Weee in Europa una famiglia in media accumula fino a 5 Kg di dispositivi elettronici per ogni componente. Tutti device che non vengono utilizzati, ma rimangono a disposizione dei proprietari come strumenti di riserva (risponde così il 46% del campione di 8.775 famiglie interpellate dal sondaggio). A questi si unisce un 15% che tiene i device usati pensando prima o poi di rivenderli, mentre il 13% attribuisce loro semplicemente un valore sentimentale.
Lo studio Deloitte sull’inquinamento ambientale da smartphone
Sempre di inquinamento da smartphone parla un rapporto di Deloitte pubblicato a marzo, “Digital Green Evolution”, secondo cui entro l’anno la base installata di smartphone toccherà quota 4,5 miliardi, che tutti insieme arriveranno a produrre emissioni di CO2 pari a 146 milioni di tonnellate. Secondo i dati della ricerca la parte più consistente delle emissioni di gas serra provocate dagli smartphone, pari all’83% del totale, sono quelle provocate durante la fase iniziale del ciclo di vita dei device, quella in cui vengono prodotti: parliamo quindi proprio dell’estrazione delle materie prime e del loro trasporto. Le emissioni dovute all’utilizzo degli smartphone rappresentano invece l’11% del totale, mentre le attività di recupero e ripristino dei dispositivi alla fine del loro percorso è pari al 5% del totale.
Come contenere l’inquinamento da smartphone per il futuro?
Deloitte stila una sorta di vademecum con ciò che sarebbe possibile fare per riuscirci, partendo dalla fase di produzione, durante la quale sarebbe una buona pratica spingere sull’utilizzo di materiali riciclati, migliorare l’efficienza energetica degli impianti di produzione e utilizzare energie rinnovabili per alimentare gli impianti di produzione.
Passando alla fase dell’utilizzo, e quindi ai consigli per i consumatori, è indicato prolungare il ciclo di vita dei dispositivi e ricorrere con più frequenza a device usati o ricondizionati invece di acquistarne di nuovi.
Quanto alla fine del ciclo di vita di smartphone, tablet e dispositivi elettronici, sarebbe importante non accumularli nei cassetti ma reimmetterli in circolo per fare in modo che i componenti possano andare a riciclo, recuperando i materiali.