Wiseair, la startup hi-tech che misura la qualità dell’aria
La piattaforma digitale è stata adottata da 50 Comuni su tutto il territorio nazionale. Il business development manager Luca Conti: “Attraverso le informazioni che provengono dai sensori è possibile per le amministrazioni monitorare i livelli di inquinamento in tempo reale per promuovere consapevolezza ambientale tra i cittadini e per supportare le politiche ambientali volte alla riduzione delle emissioni”
Da un “vaso smart” dotato di un sensore per misurare la qualità dell’aria a una piattaforma digitale al servizio degli enti locali per tenere sotto controllo l’inquinamento, e coinvolgere i cittadini per ridurre le emissioni locali. È questa la direzione in cui si è sviluppata la startup Wiseair, che oggi conta su 50 clienti tra grandi e piccole amministrazioni locali distribuite su tutto il territorio nazionale. Con un obiettivo in più oltre alla semplice fornitura di un servizio utile per la salute pubblica: quello di sensibilizzare la politica e le istituzioni sull’importanza di adottare comportamenti responsabili per rendere progressivamente più salubre e a misura d’uomo l’ambiente in cui viviamo. A raccontare in questa intervista qual è la storia e quali sono gli obiettivi di Wiseair è Luca Conti, business development manager dell’azienda.
Di cosa parliamo?
Luca, come nasce l’idea di dare vita a Wiseair, e come si è sviluppata nel tempo?
L’idea originaria è stata sviluppata nel 2019 da quattro ingegneri del Politecnico di Milano: Paolo Barbato, Carlo Alberto Gaetaniello, Fulvio Bambusi e Andrea Bassi. Come primo prodotto è stato sviluppato un vaso smart, Arianna, in grado di rilevare la qualità dell’aria grazie a un sensore. Si trattava quindi, praticamente e simbolicamente – come iniziativa di sensibilizzazione – di coinvolgere i cittadini su una questione centrale per la salute pubblica come l’inquinamento. Una delle caratteristiche principali di questo oggetto era quella di essere autonomo dal punto di vista energetico: la prima versione, infatti, sfruttava per alimentare il sensore l’energia prodotta dalla pianta, mentre successivamente montava un piccolo pannello fotovoltaico.
Come siete passati dal vaso alla piattaforma digitale per i Comuni?
La scintilla è arrivata quando abbiamo pensato che gli stessi dati che i cittadini utilizzavano per rimanere al corrente sull’inquinamento nei pressi della propria abitazione potevano essere aggregati e messi a disposizione delle amministrazioni pubbliche come supporto al decision making, senza necessariamente perdere il proprio valore di sensibilizzazione verso le persone, le aziende e le istituzioni. Abbiamo così deciso di coinvolgere sindaci, assessori e municipalità per fornire dati azionabili, grazie a un’infrastruttura di monitoraggio composta di sensori proprietari, che rilevano la concentrazione di inquinanti nell’aria e trasmettono le informazioni a una dashboard digitale che li aggrega e li rende semplici da consultare. Parallelamente, abbiamo mantenuto anche l’applicazione per i cittadini. Abbiamo in questo modo sviluppato due obiettivi: da una parte quello di informare e abilitare il “policy making data driven”, e dall’altra quello della sensibilizzazione e dell’informazione.
Che feedback state ricevendo dalle pubbliche amministrazioni con cui collaborate?
Il primo e più importante è che siamo riusciti a trasmettere l’importanza della qualità dell’aria per la vita di tutti i giorni, per l’impatto che ha sulla salute della cittadinanza, dal momento che parliamo di una delle principali cause di morte a livello globale. Una volta compreso il valore del progetto, le amministrazioni con cui collaboriamo si rivelano sempre molto attive nel monitoraggio e nel pianificare interventi migliorativi. Uno dei nostri sforzi, infatti, è quello di educare anche le pubbliche amministrazioni a fare rete su questi temi. Noi ci proponiamo come abilitatori, consentendo il collegamento di più attori per poter prendere decisioni di intervento e migliorare la condizioni dell’aria su scala locale.
Quanto avete lavorato sulla user experience per rendere fruibile la dashboard?
La semplificazione della dashboard è stata al centro dei nostri sforzi fin dall’inizio: essendo una startup tecnologica siamo particolarmente focalizzati sull’innovazione tecnologica e sul grado di sviluppo del nostro prodotto, soprattutto in riferimento alla facilità di lettura dei dati, condensando le informazioni in un’unica scala. Così è nato il WiseIndex, un indicatore qualitativo sintetico che – attraverso un sistema di equazioni – permette la creazione di un numero indice in una scala da uno a 100 e consente di vedere rappresentata la qualità dell’aria in tempo reale. L’indicatore è ovviamente basato su una scala di riferimento che è quella utilizzata dall’Agenzia Ambientale Europea. A questo, con l’evoluzione della dashboard, abbiamo affiancato anche un indicatore semaforico che si accende sui colori rosso, giallo o verde sulla base della qualità dell’aria. Riusciamo inoltre a offrire un quadro sempre più chiaro e preciso anche sulla presenza e la concentrazione di singoli inquinanti, mostrando grafici temporali ma anche una mappa con il posizionamento dei sensori.
Qual è finora il progetto di cui siete più orgogliosi e che descrive meglio le potenzialità di Wiseair?
Non ce n’è uno in particolare: la cosa di cui siamo più soddisfatti è l’essere riusciti a dare un valore aggiunto alla nostra idea, raggiungendo centinaia di migliaia di cittadini e decine di amministratori. L’obiettivo per il futuro è di far crescere ancora questi numeri e allargare sempre di più la platea di cittadini e istituzioni consapevoli e attivi per migliorare la qualità dell’aria nelle nostre città.
In cosa state investendo in termini di ricerca e sviluppo per dare vita a nuove soluzioni?
Puntiamo a rendere sempre più scalabili e accessibili le nostre soluzioni, coinvolgendo i Comuni ma anche le aziende. L’obiettivo è di permettere a chiunque di usufruire della nostra tecnologia, cercando di creare e innovare e portando più valore, continuando a garantire uno standard qualitativo elevato. In questo momento siamo molto impegnati sui modelli di calcolo e sulla fornitura di dati sempre più raffinati e granulari.
Avete in corso una collaborazione con Sorgenia. In cosa consiste?
Questa partnership rientra nel campo della nostra attività di emission accounting: parliamo della rendicontazione delle emissioni inquinanti prodotte dalla corporate mobility. In particolare, con le nuove normative sul piano degli spostamenti casa-lavoro, le aziende sono state chiamate a creare un piano per calcolare l’impatto emissivo dei propri dipendenti in questi tragitti. L’obiettivo, ed è quello che siamo impegnati a fare insieme a Sorgenia e al suo mobility manager, è di definire una progettualità a livello di mobilità aziendale per ridurre queste emissioni, mandando con cadenza annuale il piano al mobility manager d’area del Comune di riferimento. Ci siamo inseriti in questa attività perché a livello locale l’inquinamento dovuto agli spostamenti casa-lavoro è uno dei fattori che più influenzano la qualità dell’aria: alle imprese forniamo una piattaforma digitale che consente di ottimizzare la mobilità aziendale, aiutando il mobility manager nella redazione del piano e automatizzando le attività più ripetitive. In concreto, grazie agli algoritmi di emission accounting della piattaforma riusciamo a dire alle imprese qual è la quantità di emissioni che si producono e potenzialmente si risparmierebbero adottando le misure di mobilità sostenibile più efficaci per il contesto di riferimento, dal car pooling al bike sharing fino allo smart working. Quello che proponiamo alle imprese è un approccio data-driven al problema, abilitando il cambiamento attraverso dati accurati e analisi professionali.