Rifiuti tessili, la Commissione Ue promuove l’economia circolare
Al via l’iter delle nuove norme per responsabilizzare i produttori a ridurre, riutilizzare e riciclare. In Europa si generano ogni anno 12,6 milioni di tonnellate di rifiuti tessili
Responsabilizzare i produttori per l’intero ciclo di vita dei prodotti tessili e promuoverne la gestione sostenibile. È questo l’obiettivo delle nuove norme proposte dalla Commissione Ue il 5 luglio scorso, nell’ottica di accelerare lo sviluppo del settore della raccolta differenziata, della cernita, del riutilizzo e del riciclaggio dei tessili sul territorio europeo, come tra l’altro prevede la strategia dell’Unione Europea per prodotti tessili sostenibili e circolari.
“Aumentare la disponibilità dei tessili usati dovrebbe generare occupazione a livello locale – sostiene la commissione Ue in una nota – e far risparmiare denaro ai consumatori, nell’Ue e oltre i suoi confini, attenuando nel contempo l’impatto della produzione tessile sulle risorse naturali”.
Di cosa parliamo?
I rifiuti tessili nell’Unione Europea
Ogni anno vengono prodotte sul territorio dell’Unione 12,6 milioni di tonnellate di rifiuti tessili. Per quasi la metà – 5,2 milioni di tonnellate – si tratta di materiali provenienti dal comparto dell’abbigliamento e delle calzature. Ogni cittadino europeo produce quindi, in un anno, una media di 12 kg di rifiuti tessili. A fronte di questi numeri, “soltanto il 22% è raccolto separatamente per essere riutilizzato o riciclato – spiega la Commissione europea – mentre il resto è spesso incenerito o collocato in discarica”.
La responsabilità passa al produttore
Secondo la proposta ufficializzata dalla Commissione Europea gli Stati membri saranno chiamati a introdurre “regimi obbligatori e armonizzati di responsabilità estesa del produttore per i tessili”: si tratterebbe in pratica di estendere al settore dei rifiuti tessili la strategia che ha già dato buoni risultati, ad esempio, nel campo dei rifiuti derivanti dagli imballaggi, o delle pile, o ancora delle apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Questo significherà che i costi di gestione dei rifiuti tessili saranno – in prospettiva – a carico dei produttori, che in questo modo saranno incentivati “a generare meno rifiuti e ad aumentare la circolarità dei prodotti tessili – spiega la Commissione Ue – migliorando a monte la progettazione di questi ultimi”.
Tessili: obbligo di raccolta differenziata dal 2025
A questo si aggiungerà, secondo la strategia delineata dalla commissione Europea che ora dovrà passare al vaglio del Parlamento Europeo e del Consiglio, l’obbligo di raccolta differenziata dei tessili a partire dal 2025.
Grazie a questa strategia sulla gestione dei rifiuti tesili sarà possibile fare una cernita
dei tessili usati per il riutilizzo, mentre per quelli non riutilizzabili la priorità sarà la filiera del riciclaggio, andando a creare nuove possibilità per le imprese sociali attive nel comparto, grazie a un mercato dell’usato più ampio.
Le nuove norme si propongono inoltre di contribuire a trovare una soluzione per contrastare le esportazioni illegali di rifiuti tessili verso Paesi che non sono attrezzati per gestirli, e puntano a incoraggiare nuove attività di ricerca e sviluppo che mirino a tecnologie innovative per la circolarità del settore tessile.
“Le abitudini allo spreco che abbiamo sviluppato sui tessili stanno inquinando il Pianeta – spiega Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo -. Consumiamo quantità eccessive di acqua ed energia, danneggiamo la natura e generiamo emissioni di gas a effetto serra in tutto il globo. Per questo motivo chiederemo ai produttori di assumersi una maggiore responsabilità per i rifiuti tessili che producono. I contributi riscossi serviranno per promuovere i settori del riutilizzo e della riparazione, in modo da favorire abitudini più sostenibili verso i capi che indossiamo”.