Oceani in pericolo: ecco come fare per proteggerli
I mari rappresentano il 70% della superficie terreste, e sono fondamentali per assorbire la CO2. Per farli tornare in salute sarà necessario consumare meno plastica, scegliere cibo sostenibile e aiutare le organizzazioni impegnate nella salvaguardia di questi ecosistemi. L’allarme del Wwf in occasione del World Ocean Day
Gli oceani sono i più importanti polmoni del Pianeta, più delle foreste e delle aree verdi, e da soli riescono ad assorbire circa il 25% dell’anidride carbonica che l’uomo immette in atmosfera con le sue attività: è il cosiddetto carbonio blu.
Ma per svolgere al meglio questa loro funzione, oltre che per mantenere la propria biodiversità, dalle barriere coralline alle foreste di mangrovie, gli oceani hanno bisogno di essere salvaguardati dall’inquinamento. Per sensibilizzare la popolazione del Pianeta su questi temi ogni anno si celebra, l’8 giugno, il World Ocean Day.
Di cosa parliamo?
L’importanza degli oceani
L’oceano, si legge sul sito delle Nazioni Unite, produce almeno il 50% dell’ossigeno del Pianeta, ospita la maggior parte della biodiversità terrestre ed è la principale fonte di proteine per oltre un miliardo di persone nel mondo. E se non bastassero queste considerazioni ambientali e sociali, dal punto di vista economico, nel 2030 saranno 40milioni le persone su tutto il Pianeta – prosegue l’Onu – impiegate in industrie basate sugli oceani.
Numeri allarmanti
A fronte di questi benefici indiscutibili per la sopravvivenza dell’uomo, l’Onu stima che il 90% delle popolazioni di grandi pesci sia ormai andato distrutto, come anche il 50% delle barriere coralline. In sostanza, togliamo all’oceano più risorse di quante il suo ecosistema sia in grado di reintegrare. “Dobbiamo lavorare insieme per creare un nuovo equilibrio con l’oceano che non impoverisca più le sue ricchezze – spiegano ancora le Nazioni Unite – ma che al contrario ne ripristini la vitalità e gli dia nuova vita”.
La giornata mondiale degli oceani 2023
“Pianeta oceano: le maree stanno cambiando”: è questo il tema della giornata mondiale degli oceani 2023. Un modo per dire che l’Onu chiama a raccolta decisori, leader indigeni, scienziati, dirigenti del settore privato, società civile, celebrità e giovani attivisti per mettere l’oceano al primo posto.
Lo scopo della Giornata è “di informare l’opinione pubblica sull’impatto delle azioni umane sull’oceano – spiega il sito – sviluppare un movimento mondiale di cittadini per l’oceano e mobilitare e unire la popolazione mondiale su un progetto di gestione sostenibile degli oceani del mondo”.
Un piccolo impegno per grandi risultati
Ma cosa si può fare nella vita di ogni giorno per contribuire alla salute degli oceani? A dare qualche piccolo consiglio è il sito di The Carbon Almanac, pubblicazione nata dalla collaborazione tra oltre 300 volontari da tutto il mondo per evidenziare quale sia oggi e in prospettiva l’impatto del carbonio sulle nostre vite, dalla salute del Pianeta alla biodiversità, fino ad arrivare agli eventi climatici estremi.
Quattro i consigli che il Carbon Almanac mette nero su bianco;
- Ridurre il consumo di plastica, per evitare che le microplastiche disperse in acqua possano incidere sulla salute e sulla sopravvivenza delle specie marine.
- Scegliere la sostenibilità quando si acquista pesce o altro cibo che proviene dal mare.
- Dare sostegno alle organizzazioni che si occupano della protezione degli ecosistemi marini.
- Fare il possibile per fare sentire la propria voce alle istituzioni, chiedendo che adottino politiche favorevoli agli oceani.
L’allarme del Wwf per il World Ocean Day
In occasione del Word Ocean Day il Wwf punta l’attenzione sul mare italiano, quindi sul Mediterraneo, sottolineando che nel nostro Paese il mare fuori, quello a più di 12 miglia dalla costa, fondamentale per la vita marina, è per due terzi “sotto assedio” a causa del traffico di imbarcazioni, della pesca non sostenibile e dell’inquinamento, oltre che per gli impatti del cambiamento climatico.
Il report “Sos Mare Fuori”
Secondo il report “Sos Mare Fuori. Minacce e soluzioni per la tutela del mare aperto”, è necessario proteggere il Capitale Blu e garantire i servizi ecosistemici del Mediterraneo, che generano, tra risorse ed attività, un valore annuo di 450 miliardi di dollari: uno dei mari economicamente più importanti al mondo”.
Per riuscirci sarà fondamentale garantire uno spazio sufficiente per la biodiversità e una gestione sostenibile delle sue risorse, anche con la collaborazione tra istituzioni, paesi e organizzazioni. “Ad oggi solo il 4,2% dell’intero spazio marittimo italiano è protetto, si arriva a un 5% se si considerano anche le misure di gestione spaziale della pesca come le Zone di Tutela Biologica e le Zone di Restrizione della Pesca (Fra)” spiega il Wwf, che lancia la richiesta di tutelare il 30% di tutto lo spazio marittimo, adeguandosi alla nuova strategia europea sulla biodiversità 2030 e garantendo contemporaneamente che nel restante 70% del mare le attività umane siano condotte nel rispetto degli ecosistemi marini, “evitando ulteriori danni a un ambiente già degradato e minacciato”.
L’inquinamento da plastica nel Mediterraneo
Secondo i dati del Wwf il Mediterraneo è la sesta grande zona di accumulo dei rifiuti plastici al mondo: una situazione aggravata dal fatto che il 17% del traffico petrolifero mondiale passa dal mediterraneo. “Ogni anno – spiega il report, una quantità variabile tra le 50mila e le 100mila tonnellate di prodotti petroliferi finiscono in mare “solo” per gli sversamenti illegali”. A questo si aggiungono acidificazione, deossigenazione, innalzamento del livello del mare, aumento della frequenza e intensità dei fenomeni estremi che rendono anche la biodiversità pelagica più vulnerabile.
“La Pianificazione dello Spazio marittimo, che l’Europa ci chiede di impostare attraverso una apposita Direttiva Europea, è lo strumento attraverso il quale pianificare in maniera integrata ed ecosistemica gli obiettivi di tutela dell’ambiente marino e delle sue risorse, garantendo contemporaneamente un’economia blu veramente sostenibile – conclude il Wwf – Ma per una sua implementazione efficace è necessaria una maggiore collaborazione e sinergia tra tutte le istituzioni, e una maggiore cooperazione con la società civile”.