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Didattica digitale, Italia indietro ma tenta lo sprint

L’emergenza Covid-19 ha reso evidente l’importanza di connessioni performanti per la didattica, negli istituti e per le famiglie. Un contesto in cui la fibra avrà un ruolo sempre più centrale per l’innovazione e per lo sviluppo di competenze al passo con i tempi.

L’Italia sta ripartendo dopo l’emergenza sanitaria che si è scatenata a inizio 2020, e potrebbe essere protagonista nel 2021 di un rimbalzo del prodotto interno lordo che segnerà un +4,7%, destinato in parte a recuperare rispetto al -8,9% registrato nel 2020. A fotografare la situazione sono i dati del 29esimo Rapporto annuale Istat 2021 pubblicati a giugno, in cui si fa in particolare riferimento a digitale come a “una componente strategica per la competitività dei Paesi e per l’evoluzione dei sistemi produttivi verso una maggiore sostenibilità” competenze, denunciando il fatto che le disuguaglianze strutturali in questo campo “si sono aggravate durante l’anno della pandemia”.

Un quadro da cui emerge con forza l’idea che le tecnologie digitali nella scuola, e quindi la didattica digitale, siano una chiave di volta per linnovazione e la ripartenza del Paese. E ovviamente ad abilitare queste nuove tecnologie sono le infrastrutture digitali, a partire dalla fibra, centrale per connettere gli istituti scolastici e per consentire alle famiglie e agli studenti di rimanere al passo con i nuovi strumenti della didattica.

Italia indietro in Europa sulla formazione

L’Istat prova così a scattare una fotografia dell’innovazione digitale nelle scuole e nelle università del nostro Paese, accendendo i riflettori sulle diseguaglianze strutturali che caratterizzano l’Italia, e che si sono aggravate durante il periodo della pandemia, penalizzando gli studenti e più in generale tutte le categorie coinvolte dalla formazione. La fotografia del Paese, infatti, evidenzia come moltissimi studenti non avessero a disposizione strumenti digitali adeguati, né una connessione sufficientemente performante come quella in fibra.
Così secondo i dati Istat il fatto che gli ultimi due anni scolastici siano stati caratterizzati dalla discontinuità didattica ha avuto particolari ripercussioni negative per gli studenti più fragili e per le famiglie che hanno meno disponibilità economiche, mentre gli stessi esiti dei test invalsi dell’ultimo periodo hanno dimostrato come la stessa didattica a distanza abbia avuto dei limiti gravi.

L’emergenza covid-19 ha aumentato le diseguaglianze

Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica nel periodo compreso tra marzo e giugno 2020, infatti, soltanto poco più di uno studente su tre tra i 6 e i 14 anni, il 33,7%, pari a un milione e 700mila ragazzi, ha avuto la possibilità di seguire le lezioni tutti i giorni e con tutti i docenti, mentre il 52% – due milioni e 630mila studenti – afferma di aver seguito le lezioni con costanza. Con il nuovo anno scolastico, quello partito a fine 2020, tra i minori di 14 anni il 13,9% ha seguito esclusivamente lezioni a distanza, il 17,5% in modalità mista e il 68% esclusivamente in presenza.
Quanto all’istruzione universitaria, in cui l’Italia risulta essere indietro rispetto agli altri Paesi dell’area Ue, è particolarmente bassa la percentuale di chi si laurea in discipline scientifiche o Stem, pari al 15 per mille nella fascia d’età tra i 20 e i 29 anni, al di sotto della media di Francia, Regno Unito e Spagna.

La ricetta per la ripartenza

Quello della scuola digitale è un quadro in chiaroscuro per l’Italia. Se da una parte la pandemia ha dato una spinta alla digitalizzazione della didattica, dall’altra i risultati più importanti non sono quelli che si sono registrati nell’immediato, periodo in cui anzi si è accentuata la “sofferenza” del sistema scolastico, quanto quelli che potranno verificarsi in prospettiva, grazie ai massicci investimenti sulla scuola previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Il punto di partenza, come fotografato anche dall’indice Desi della Commissione europea, è quello di un Paese dove le competenze digitali sono ancora al palo rispetto a quanto avviene nel resto dei Paesi Ue. Nello specifico, dall’indice Desi 2020 l’Italia risulta in fondo alla classifica europea per le competenze digitali dei cittadini e 26esima per l’utilizzo di Internet.
Per colmare questo gap sarà necessario investire con decisione per la digitalizzazione della scuola, sia nel campo delle tecnologie sia in quello delle infrastrutture, e su questo i governi che si sono succeduti negli ultimi anni hanno deciso di puntare.

Gli stanziamenti per le infrastrutture

È infine di luglio lo stanziamento di 446 milioni di euro per la realizzazione di reti locali, cablate e wireless, nelle scuole, con la pubblicazione sul sito del Ministero dell’Istruzione dell’avviso che mette a disposizione risorse che consentiranno di realizzare infrastrutture di rete negli istituti scolastici e colmare i divari presenti nel Paese. 163 milioni di questo primo stanziamento sono destinati alle scuole del Mezzogiorno, per dotare gli edifici scolastici di un’infrastruttura di rete capace di coprire gli spazi didattici e amministrativi delle scuole, consentire la connessione alla rete da parte del personale scolastico, delle studentesse e degli studenti. Con un’attenzione particolare alla sicurezza informatica, alla gestione e all’autenticazione degli accessi, alla distribuzione interna dei dati alla massima velocità disponibile. Le scuole avranno a disposizione un importo variabile in base al loro numero di studenti e al numero di edifici scolastici. Il termine per aderire all’avviso è il 14 settembre 2021, mentre la conclusione dei progetti e la relativa rendicontazione delle spese dovranno avvenire entro dicembre 2022.

Il Ministro Bianchi: “Connessioni efficienti per tutti gli istituti”

“Iniziamo con questo primo avviso ad assegnare le risorse che abbiamo a disposizione per la ripresa del Paese a partire dalla scuola e dalle nuove generazioni – spiega il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi – Si tratta di un investimento importante, che consentirà di garantire infrastrutture di connessione efficienti a tutti i nostri istituti scolastici. Naturalmente, è un’attività di rafforzamento delle infrastrutture propedeutica alle azioni per il potenziamento delle competenze delle studentesse e degli studenti e del personale scolastico. Ma è chiaro a tutti noi che la nuova normalità verso la quale ci muoviamo non potrà essere quella pre-pandemica: dobbiamo fare tesoro dell’esperienza vissuta in questi mesi e costruire una nuova scuola che sappia rispondere alle sfide dei tempi che viviamo”.

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