Dal 25 novembre SEA ospita l’iniziativa dell’associazione “Libere Sinergie” contro la vittimizzazione secondaria delle donne. Federica Azzali, HR Learning&Talent Management: “Un percorso di sensibilizzazione che ha attirato l’attenzione di molti viaggiatori e del personale aeroportuale”
“Com’eri vestita?” è la domanda simbolo della vittimizzazione secondaria delle donne che hanno subito violenza sessuale. È ciò che viene chiesto loro – spesso con insistenza – quando denunciano ciò che hanno subito, quasi a tentare di stabilire un collegamento tra l’aggressione subita e l’outfit della vittima, come se questo fosse una anche parziale giustificazione di un abuso sessuale. Per dare vita a una campagna di sensibilizzazione l’associazione “Libere Sinergie” ha realizzato una mostra, che si intitola proprio “Com’eri vestita”: 17 manichini indossano gli abiti di altrettante vittime di violenza sessuale, con dei totem che raccontano in inglese e in italiano la loro storia e la possibilità, tramite un QR code, di avere la traduzione audio dei testi in quattro lingue.
Dopo essere stata ospitata al palazzo di giustizia di Milano, la mostra è dal 25 novembre all’aeroporto di Malpensa, dove rimarrà fino al 17 gennaio, grazie alla collaborazione tra l’associazione e SEA, la società che gestisce gli scali milanesi di Linate e Malpensa.
“Il contatto con Libere Sinergie, associazione che sviluppa progetti per sostenere e realizzare i diritti delle donne e della pari opportunità di genere, è nato da un’iniziativa aziendale a cui abbiamo lavorato insieme alla Socia e coordinatrice della comunicazione di Libere Sinergie, Lorella Beretta, di sensibilizzazione sulla dipendenza da fumo. In quell’occasione, parlando con lei, siamo venuti a sapere dell’Associazione e della mostra: ci siamo subito messe a disposizione per ospitarla – racconta Federica Azzali, HR Learning&Talent Management di SEA – perché si inserisce perfettamente nel percorso che abbiamo intrapreso ormai da anni sui temi della Diversity&Inclusion. Ci è sembrato un gesto concreto importante per le nostre attività di comunicazione verso l’esterno, guardando quindi alla grande quantità di persone che passa ogni giorno dai nostri scali, a maggior ragione durante le festività natalizie, e verso l’interno, per sensibilizzare i nostri dipendenti”.
Federica, ci racconta qualcosa in più sulla mostra?
L’abbiamo allestita nella zona delle partenze internazionali del Terminal 1, subito dopo i filtri passaporti, in un corridoio di passaggio con alta frequenza di passeggeri. Fin dall’inaugurazione, e prima ancora durante l’allestimento, ha generato grande interesse nel personale dell’aeroporto e nei passeggeri, che spesso si fermavano, scattavano fotografie, giravano video, pubblicavano post sui social, facevano domande.
Ad aprire la mostra, per rendere più chiaro il tema di cui parla, abbiamo installato una teca con le scarpe rosse, simbolo internazionale della lotta contro la violenza sulle donne e i femminicidi, mentre alla fine del percorso abbiamo posto un banchetto con un guest book in cui tutti possono mettere nero su bianco i loro pensieri e le loro impressioni. Lavorare all’allestimento è stato un bell’impegno, perché gli scali aeroportuali sono aree fortemente regolamentate: ad esempio anche solo ottenere i permessi per consentire l’allestimento non è semplice, ma di sicuro l’attualità e la sensibilità al tema ha fatto si che tutta l’azienda si sia mobilitata senza problemi e da subito si è creato naturalmente un team di lavoro in cui ognuno ha dato il meglio di sé, e che ha coinvolto diverse funzioni aziendali che hanno approcci differenti ma che si sono sentiti tutti chiamati a lavorare insieme.
Come si lega questa iniziativa con il vostro impegno per la parità di genere?
C’è effettivamente un punto di contatto concreto, che va oltre i simboli. Da diversi anni SEA si sta impegnando concretamente per rendere l’aeroporto più inclusivo ed equo sia per i nostri passeggeri, che per i nostri dipendenti. Da quando abbiamo ottenuto la certificazione per la parità di genere stiamo promuovendo un approccio tolleranza zero verso qualsiasi forma di discriminazione, mobbing o violenza.
Nel 2024 abbiamo iniziato una collaborazione con Fondazione Lilbellula per formare delle colleghe al ruolo di Ambassador contro la violenza: saranno le nostre “antenne” contro le discriminazioni di genere, veri e propri riferimenti per le aree operative degli scali, dove saranno in grado di cogliere anche i segnali più deboli di eventuali discriminazioni.
All’interno di questa cornice il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, insieme alla presidente di SEA Michaela Castelli, alla vicepresidente di Libere Sinergie, Silvia Cattafesta e all’attrice Lella Costa, abbiamo deciso di inaugurare la nostra mostra.
Insieme a loro anche le nostre Ambassadors, i dipendenti SEA membri del Comitato per la Parità di Genere e altri colleghi impegnati su questi temi. Le foto che abbiamo scattato con loro per l’occasione sono servite anche a lanciare l’iniziativa tra i nostri 2.500 dipendenti, che si dividono tra i presidi in aeroporto, la security, gli addetti alla manutenzione, al coordinamento di scalo e ai servizi di piazzale.
Quali sono le vostre principali iniziative sui temi della Diversity&Inclusion?
SEA già dal 2021 ha dato vita, al proprio interno, a un gruppo di lavoro ad hoc nato da una call to action tra tutti i dipendenti voluta espressamente dai 3 chief e dalla presidente. Attraverso una metodologia di design thinking è stato redatto un assignment contenente i principi fondanti delle nostre iniziative in ambito Diversity&Inclusion.
Da quel gruppo di lavoro, che ha visto dipendenti di funzioni, seniority e livelli differenti lavorare gomito a gomito, sono nati sette business case che stiamo trasformando in realtà; i temi sono legati alla disabilità, al genere, alla disabilità all’orientamento sessuale e di genere e aI mix generazionale.
Grazie a questo percorso abbiamo ottenuto anche la certificazione per la parità di genere Uni PDR 125, conseguita il 13 febbraio 2024, che rappresenta, non solo un traguardo importante ma anche un volano che ci permette di mettere a sistema una serie di attività, processi e iniziative con una forza ed una efficienza ancora superiore
Cosa avete in programma per il futuro, quando sarà finita la mostra?
Per ciò che riguarda l’ambito della violenza di genere abbiamo in corso e in programma una serie di progetti, che partono tutti dalla ricerca di una trasformazione culturale importante.
L’obiettivo è quello di far comprendere l’importanza di questo tema non solo attraverso le conseguenze che questo fenomeno porta, che comunque continueremo a fare attraverso: corsi di difesa personale, installando nei nostri aeroporti. L’obiettivo che ci siamo posti è quello di andare ad agire sulle cause e sulla visione distorta di una cultura che ritiene la relazione tra esseri umani come una relazione di potere e possesso e non di rispetto della persona.