Tra la Norvegia e il Polo Nord c’è un’Arca di Noè per la tutela della biodiversità delle specie vegetali adatte all'agricoltura
Può un’area remota e con soli 940 abitanti rappresentare un’ancora di salvezza per l’umanità? Sì, se si chiama Svalbard Global Seed Vault. Una sorta di “Arca di Noè” scavata nel fianco di una montagna, su un’isola a metà tra Norvegia e Polo Nord, che ha l’obiettivo di salvaguardare migliaia di esemplari di specie vegetali adatte all’agricoltura e funzionare da cassaforte in caso di catastrofi naturali, guerre o variazioni climatiche estreme.
La storia del Global Seed Vault
Questo deposito di semi mondiale – questo il significato letterale – è stato inaugurato ufficialmente il 26 febbraio 2008. Una decisione, presa dal Governo norvegese, che però parte dal lontano 1984, quando la banca nordica del gene (Nordic Gene Bank, poi diventata Nordic Genetic Resource Center) cominciò ad immagazzinare il germoplasma vegetale di piante nordiche congelando i semi e conservandoli all’interno di una miniera di carbone abbandonata in modo da poter preservare le specie autoctone. Da qui è nata la volontà di dar vita ad un sistema che potesse immagazzinare tutti quei semi che rischiavano di estinguersi, con il Governo norvegese che è sceso in campo nell’ottobre 2004. Come? Finanziando il progetto di costruzione (9 milioni di euro più altri 3 spesi nel 2019 per la manutenzione) di un edificio che potesse contenere esemplari di diversi semi.
Perché è stato costruito in un posto così remoto?
Di certo il Global Seed Vault delle isole Svalbard non è l’unica banca genetica – nel mondo ne esistono circa 1700 (dato Crop Trust) – che raccoglie e conserva campioni di colture. Ma di certo è quella più sicura, visto che le altre sono situate in zone che possono essere vulnerabili a catastrofi naturali (terremoti, uragani, maremoti). Al GSV, al momento, sono presenti i backup di 89 banche genetiche sparse nel mondo che, per non rischiare incidenti, hanno inviato lì i loro campioni di semi per farli conservare in un posto estremamente sicuro (e infatti non sono possibili visite). Le isole Svalbard, inoltre, rappresentano una zona geologicamente stabile e con umidità molto bassa, dove non ci si aspettano eruzioni vulcaniche e in cui non ci sarebbe problema anche in caso di innalzamento delle acque (si trova 130 metri al di sopra dell’oceano). Per questo è stato costruito nel fianco del monte Platåberget, con una struttura che si snoda al suo interno per circa 100 metri. Stanze e tunnel ricoperte dalla montagna, con un permafrost che mantiene una temperatura costante compresa tra i 3 i 4° C. Naturalmente, a scopo di conservazione, è un freddo che non può bastare. È presente anche un sistema di raffreddamento aggiuntivo che mantiene la temperatura interna a -18° C.
Quali semi vengono conservati? E in che modo?
Il Global Seed Vault consente lo stoccaggio fino a 4,5 milioni di varietà diverse di semi. Questi sono conservati in sacchetti ermetici protetti da tre strati in alluminio e il numero di semi presenti al loro interno varia a seconda delle loro dimensioni, anche se in media ognuno ne contiene circa 500. Questi sacchetti, dopo essere stati sigillati, vengono conservati all’interno di scatole (di legno o cartone) e messi in appositi scaffali. Al momento le colture più rappresentate nel deposito sono quelle di varie tipologie di riso e grano – ben 150 mila semi – e orzo (80mila semi). Altri esempi di colture sono quelle di sorgo (50mila), fagiolo comune (40mila), mais (35mila) e soia (25mila).
Il processo amministrativo del deposito dei semi
Più della metà dei semi all’interno del GSV proviene da centri di ricerca internazionali e banche genetiche nazionali. Chiunque voglia depositare semi potrà farlo in maniera gratuita e garantita dall’accordo siglato con il Ministero del Cibo e dell’Agricoltura norvegese, con leggi e controlli regolati dall’Articolo 15 del Trattato Internazionale. Nessuna delle scatole, inoltre, verrà aperta o ritirata se non dal legittimo proprietario.
L’importanza della conservazione del patrimonio genetico delle piante
Se mai ci fossero dubbi sull’importanza che questa banca ricopre, basti pensare all’autunno 2015 quando l’ICARDA (Centro Internazionale per la Ricerca Agricola in aree asciutte), con sede ad Aleppo, perse l’accesso alla propria banca genetica a causa della guerra in Siria
e chiese indietro i semi depositati. I semi prelevati dal Global Seed Vault, tornarono indietro per dar vita a nuovi database genetici in Libia e Marocco così garantendo la preservazione di specie autoctone altrimenti perse.
Photo Credits: NordGen – licenza Creative Commons