Cambiamenti climatici, varato il piano nazionale di adattamento

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

La strategia fissa un quadro di riferimento per ridurre al minimo i rischi dovuti al climate change e per migliorare le capacità di adattamento dei sistemi naturali, sociali ed economici

“Uno strumento di programmazione essenziale per un Paese come il nostro, segnato da una grave fragilità idrogeologica. Le recenti tragedie di Ischia e delle Marche hanno ricordato quanto sia assolutamente necessaria in Italia una corretta gestione del territorio e la realizzazione di quelle opere di adattamento per rendere le nostre città, le campagne e le zone montuose, le aree interne e quelle costiere più resilienti ai cambiamenti climatici”.

Con queste parole Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, presenta il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, approvato con decreto ministeriale il 21 dicembre 2023 e nei giorni successivi pubblicato sul sito del ministero.

A prevedere che gli Stati membri dell’Unione Europea debbano dotarsi di questo strumento è la Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici dell’Unione Europea, varata nel 2021.  “Il Piano – prosegue Pichetto Fratin – era in lavorazione da tempo: da quando si è insediato il nuovo Governo, con il supporto di Ispra, abbiamo accelerato le procedure ed entro la fine dell’anno siamo riusciti a velocizzare l’iter che ci dovrà portare a definire un Piano atteso e necessario per la tutela del nostro territorio”.

Di cosa parliamo?

Gli obiettivi del PNACC

L’obiettivo del documento è di fornire un quadro di indirizzo nazionale sulle azioni utili per ridurre al minimo i rischi derivanti dai cambiamenti climatici, e allo stesso tempo migliorare la capacità di adattamento dei sistemi naturali, sociali ed economici, e “trarre vantaggio dalle eventuali opportunità che si potranno presentare con le nuove condizioni climatiche”, si legge sul sito del ministero.

Ad accompagnare l’implementazione del piano sarà l’Osservatorio nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici, che definirà le priorità, individuerà i soggetti interessati e le fonti di finanziamento, oltre che le misure per rimuovere gli ostacoli all’adattamento, dando vita a piani settoriali o intersettoriali che indicheranno gli interventi da attuare. Ad accompagnare il piano il ministero ha pubblicato anche i quattro allegati che riguardano le strategie regionali, quelle locali, gli impatti e le vulnerabilità, le azioni.

Le sei sezioni del PNACC

La struttura del Piano è composta da sei sezioni, che illustrano, nell’ordine, il quadro giuridico di riferimento, il quadro climatico nazionale, gli impatti del cambiamento climatico in Italia e le vulnerabilità settoriali, le misure e le azioni, il quadro dei finanziamento per l’adattamento ai cambiamenti climatici e la governance dell’adattamento.

Il clima in Italia

All’inizio del documento si traccia lo scenario della situazione del clima in Italia, a partire dal fatto che il 2022 è stato l’anno più caldo nel nostro Paese dal 1961 – e secondo gli ultimi aggiornamenti è stato superato dal 2023. Dall’analisi degli estremi, inoltre emerge che a un aumento dei picchi di caldo si sta accompagnando una diminuzione di quelli delle basse temperature. Dai dati emerge inoltre che nel 2022 le precipitazioni sono state sensibilmente inferiori rispetto alla media, in particolare nella stagione invernale e in quella primaverile e al Centro-Nord- Salta agli occhi il -40% di precipitazioni rispetto alla finestra 1991-2020 e casi di siccità severa ed estrema che hanno interessato diverse zone del Nord Italia.

I tre scenari del PNACC

Tre gli scenari disegnati dal piano sulle prospettive per il Paese nel periodo che andrà dal 2036 al 2065, a seconda dei risultati che si riusciranno a ottenere.

  1. Il primo è quello “ad alte emissioni”, che disegna un futuro in cui le emissioni di CO2 saranno cresciute in modo incontrollato, fino a moltiplicarsi per te o per quattro entro la fine del secolo rispetto ai livelli pre-industriali. Questi fenomeni porteranno la temperatura globale a un aumento tra i 4 e i 5 gradi e a conseguenze catastrofiche per l’ambiente e per l’uomo.
  2. Il secondo scenario rappresenta una situazione intermedia, in cui si riuscirà a ridurre le emissioni climalteranti ma non abbastanza da riuscire a bloccare l’aumento delle temperature. Questa ipotesi prevede che nel 2070 le emissioni di CO2 siano più contenute rispetto a oggi, a fronte di una temperatura globale che in ogni caso aumenterà tra i due e i tre gradi.
  3. Infine il terzo scenario, quello più “virtuoso” prevede una forte mitigazione delle emissioni entro il 2050 e un aumento delle temperature su scala globale contenuto a circa 1,5 gradi.

Le 361 azioni del PNACC

A fronte dei possibili scenari il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici prevede 361 azioni suddivise in tre categorie:

  • Azioni soft, che non richiedono interventi strutturali e materiali diretti, ma attività normative o di sensibilizzazione.
  • Azioni green, che richiedono interventi materiali sulle risorse naturali già a nostra disposizione, come la riforestazione, la creazione di zone umide o la protezione delle coste.
  • Azioni grey, interventi infrastrutturali per impianti, tecnologie o infrastrutture.

Le azioni previste dal Piano riguardano un ampio ventaglio di attività, come acquacoltura, agricoltura, energia, turismo, foreste, dissesto idrogeologico, desertificazione, ecosistemi acquatici e terrestri, zone costiere, industrie, insediamenti urbani, patrimonio culturale, risorse idriche, pesca, salute e trasporti.

Tra gli interventi più importanti ci sono quelli che riguardano le aree e le vasche di esondazione, i processi di rinaturalizzazione dei bacini idrografici e dei versanti per ridare spazi ai fiumi, l’impegno a ridurre lo smog e la riduzione dell’erosione delle coste o sostenere l’aumento della biodiversità delle aree umide e la protezione degli habitat marini. Tra i temi all’ordine del giorno del Piano compare anche il risparmio della risorsa idrica e l’aumento dell’efficienza energetica delle case e degli edifici.